Amici
della Fraternità, ecco, per quanti mi hanno comunicato di gradirla, una breve meditazione sul Vangelo della
Domenica VIII del tempo ordinario dell’Anno liturgico
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Ad
una comunità benestante, l’evangelista Matteo ricorda una parola di Gesù circa
il denaro.
Intanto,
ricordiamolo, Gesù non ha mai demonizzato i beni della Terra, ammenocché non
siano sati ottenuti con ingiustizia, con sfruttamento, con latrocinio e purché non abbiano creato
autosufficienza in chi ne dispone e non
riconoscimento della loro provenienza dalla munificenza divina che li dona.
I
beni per la tradizione ebraica nata dalla rivelazione sono segno di benedizione
divina e perciò vanno accolti come doni ringraziando il Donatore lodandolo per
la loro bellezza e condividendoli con chi è povero e si trova nel bisogno.
Tra
l’altro senza beni e vivendo nella penuria l’uomo può dubitare di Dio e della
sua premura verso le sue creature più amate, noi.
Guai,
però, a riporre in nelle ricchezze il proprio cuore e la propria fiducia. Bisogna anche liberarsi
dall’ansia e dalla paura di perderle.
Non
è facile per noi accogliere questa parola di Gesù. L’idolatria della ricchezza
nella nostra cultura ha conferito al danaro un fascino irresistibile. E’
passata l’idea che col denaro si può comprate tutto e tutti, compresi uomini,
donne, bambini, politici, talvolta anche
qualche esponente del Clero…
E’
molto diffusa per altro la convinzione
che il denaro sia il generatore di ogni valore. Del resto non offre il denaro
indiscutibili vantaggi? E non è l’uomo disposto a tutto per avere più soldi,
rinunciando, se necessario, anche alla propria dignità e calpestando gli altri?
La
proposta di Gesù : egli ci esorta a liberarci dall’ ansia, dall’affanno
e dalla preoccupazione eccessiva per il
denaro.
Il suo invito pressante e quello del distacco che induce ad aumentare i nostri beni con ogni
mezzo perdendo pace, serenità e buoni rapporti con gli altri visti come
pericolosi concorrenti da eliminare… E’ la proposta di Gesù è quella di scegliere lo stile della sobrietà.
E
questo per recuperare e quindi poter disporre di quella libertà che è
indispensabile per amare, cioè per realizzare lo scopo della nostra vita. Chi
accoglie l’invito di Gesù non è più schiavo dell’avidità e del possesso e si è
liberato da un padrone tirannico, qual è sempre il denaro. Si finisce
fatalmente per esserne posseduti, non di possederlo, di sottostare alle sue
ferree imposizioni divenendone schiavi.
Gesù
nel suo Regno non ha voluto che ci fossero e non vuole che ci siano ricchi, ma
voleva che tutti fossero e siano sempre Signori. Il ricco è uno possiede e trattiene tutto quello che ha e che
è solo per sé. Il signore, invece, condivide con gioia con gli altri,
soprattutto se indigenti, quello che ha e quello che è.
La
promessa di Dio attraverso Gesù a chi ascolta e obbedisce alla sua parola è la
certezza che Dio non farà mai mancare il necessario ai suoi figli. Lo fa già
con gli uccelli del cielo cui da il nutrimento e con i gigli del campo che
riveste di bellezza.
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