La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

domenica 27 gennaio 2019

Riflessione sulla Terza Domenica del tempo ordinario. Don Pietro

Gesù dà inizio alla sua missione.

Non la inizia a Gerusalemme, ma in Galilea. Gerusalemme era un centro prestigioso al livello politico, religioso, sacrale. A Gerusalemme c'era il Tempio, cerano  i Sacerdoti, i Capi, le folle.

Gesù invece inizia la sua missione in Galilea. La Galilea costituiva la periferia geografica e umana della Nazione ebraica. Era una zona che non godeva di buona reputazione,  non c'erano autorità e non c'erano persone influenti.

Ora, umanamente parlando, la scelta di Gesù appare poco saggia, improduttiva. Ma  Gesù si lascia condurre in tutto solo dallo Spirito, non da opportunità umane.

Le parole che Gesù nella sinagoga di Nazareth   sono un po' il suo  discorso della corona, e in esso Gesù espone il suo programma.

Nel suo primo annuncio -evangelo-  Gesù  si presenta come:
-liberatore di quanti  il male tiene prigionieri.
Si presenta come:
- la luce per chi è nelle tenebre della menzogna.
 Si presenta come:
 il perdono per i perduti e i falliti, come presenza risanatrice per i feriti.
 Il suo discorso suscita molto stupore in effetti  si  rimane sorpresi per quello che Gesù non dice.  Infatti non dice ai presenti:  mi raccomando frequentate le funzioni religiose, recitate  molte preghiere, fate frequenti pellegrinaggi, costruite belle  immagini sacre, date vita a  comunità potenti, ricche, efficienti. Neppure esorta  a tenere  in sospetto il proprio corpo, a fare  lunghe penitenze, digiuni e sacrifici, come anche non dice di imporre la religione con la forza o di fare  guerre in nome di Dio.

Invece a  Nazareth  Gesù dice:
-Dio vi guarda con tenerezza e simpatia, vi ama, ha tempo per voi, si prende cura di voi. Ancora Gesù dice:
-cercate di essere   felici, vivete in semplicità in , letizia e in concordia.
 Ancora dice:
 - condividete ciò che avete, perdonatevi vicendevolmente, rispondete al male con il bene, fate vincere la vita, non la morte. Amate i maltrattati, siate seri: sorridete!
 Liberate i prigionieri!  Cercate il regno di Dio che al Padre vostro e mio sta più a cuore della Chiesa.

Nella sinagoga di Nazareth Gesù suscita meraviglia anche  perché non compierti opere straordinarie.  E questo  suscita anche  la rabbia dei Nazareni, perché sconvolge ogni buon senso religioso.

domenica 20 gennaio 2019

Vangelo della seconda Domenica del T.O. in cui si narra l'episodio delle nozze di Cana. Don Pietro

Gesù inaugura il regno di Dio su questa terra. È molto sorprendente, per qualcuno addirittura scandaloso, l’evento di  che Gesù sceglie per inaugurare  il suo regno: una festa di nozze. Noi, se fossimo stati invitati a questa festa di nozze probabilmente, molto irritati, avremmo subito declinato l'invito dicendo: ma come vi permettete  di invitarmi ad una festa di nozze, non sapete che io sono venuto per morire sulla croce, per salvare gli uomini dai loro peccati, non per gozzovigliare ad un banchetto nuziale! 
Né Gesù inaugura il suo regno in un tribunale, in una caserma, in un Tempio. Lo inaugura nel corso di una festa di nozze. In Gesù, Dio accetta una sedia ad una festa umana

Ancora: Gesù non far consistere l'inaugurazione del regno di Dio in un gesto clamoroso, né  in un discorso solenne, programmatico. Nò.  Gesù accetta solo una sedia ad un banchetto di sposi.

Il regalo che Gesù fa agli sposi,il vino,  oggettivamente, almeno  secondo la nostra logica utilitaristica ed economicistica, non sembra  proprio una cosa necessaria, indispensabile per la vita. E invece no: il vino, significava che era arrivato il regno di Dio, così come avevano profetizzato molti profeti del Primo Testamento.

Il vino che Gesù regala agli sposi è poi un dono gratuito, non strettamente dovuto. E forse proprio per questo è più necessario di tutto ciò che  a noi sembra necessario. Una carezza non è proprio indispensabile, eppure serve molto  a creare  un clima di tenerezza  e a conferire  una tonalità affettiva, di amore, tra due persone.  Similmente un abito  nuovo non crea automaticamente un clima di   festa, però la rende certamente più bella, più visibile. Così  un fiore a tavola non rende migliori le pietanze  da mangiare, però conferisce un tocco di bellezza e  di festa alla tavola e contagia i commensali.

Interessante è anche  il dialogo che si svolge tra Gesù e Maria

Maria dice a Gesù: "non hanno più vino”, Ora solo una donna, non certamente un maschio, compreso anche Gesù, poteva avere questa sensibilità. Inoltre:  la nostra condizione di uomini di questo nostro tempo è molto bene espressa proprio da questa parola della madre di Gesù: anche di noi e per noi Maria può ben dire: non hanno più vino, sono capaci, questo sì, di divertimento, di godimento, ma non sono più capaci di gioia, quella vera,

Gesù risponde a Maria: " che c'è fra te e me, donna?”  Sembra la risposta di un figlio insolente, poco rispettoso di sua madre. E invece no:  Gesù vuole dire che nel suo regno non vige più solo, né come primario, il rapporto  di consanguineità ma entra in atto un'altra relazione più vera e più grande ancora: quella della sua Parola condivisa e quella della comunione interpersonale.

Gesù aggiunge: "non è giunta la mia ora”. Gesù vuol dire che è difficile anche per lui, uomo come noi,  nascere ad una vita nuova. Per  Gesù si trattava di passare dalla vita privata, là nel piccolo borgo di Nazareth, alla vita pubblica. Ma nonostante questa difficoltà Gesù  accetta l'invito di sua madre e opera il suo primo segno.

Maria dice ai servi: “fate tutto quello che vi dirà” Questa parola Maria la dice a tutti coloro che si definiscono e sono suoi devoti. Maria  non vuole corone d'oro, non vuole troni di marmo, ma vuole che i suoi devoti facciano quello che Gesù dice loro.

Qualche nota esegetica circa alcuni particolari simbolici nell’episodio:

Ø Questo segno che Gesù opera accade  nel settimo giorno della sua vita pubblica. Ed è il terzo giorno, dopo quattro giorni già trascorsi in altre attività. Ebbene: il settimo giorno nella Bibbia è il giorno della festa, il culmine della creazione. E il terzo giorno  nel Vangelo è il giorno della risurrezione.

Ø Non ci stupiamo poi troppo se c'è un silenzio sugli sposi, se non si dice il loro nome e non si parla di loro. Questo significa che il vero sposo è Gesù. E su di lui l’evangelista vuole fermare la sua e nostra attenzione.

Ø Gesù cambia l'acqua in vino. Così dovrebbe essere anche la nostra vita:farla  passare dall'acqua di una esistenza di poco valore ad una vita che, oltre ad essere piena di significato, è anche gioiosa, è anche bella, così come il vino su una tavola di commensali porta letizia, fraternità e amicizia. Anche la nostra vita deve conoscere una sua trasfigurazione: dalla sua purificazione simboleggiata dall'acqua deve passare all'alleanza con Dio, alleanza simboleggiata dal vino.

Significativo è infine il comportamento del maestro di tavola ed il servizio che egli rende a questo vicenda. Innanzitutto egli vive un momento di grande sorpresa, di rivelazione. Poi distribuisce a tutti un vino da lui riconosciuto come il vino migliore, il vino ultimo. Ebbene questo vino migliore, questo vino ultimo è naturalmente Gesù, solo lui.

domenica 13 gennaio 2019

Battesimo di Gesù: riflessione di Don Pietro.

1. Il Battista sta annunciando al Giordano l’imminenza di un intervento divino definitivo: la venuta del Messia atteso per la salvezza del popolo in attesa.
dopo il tempo dell’afflizione Egli porterà consolazione
al cuore di Gerusalemme proclamerà l’avvento della libertà
sarà un vero Pastore, non come i capi politici e religiosi
radunerà le pecore disperse
agnellini sul petto
pecore madri con tenerezza.

2. Per questo evento – dice Giovani – occorre preparare la via, colmando le valli (supplemento di fede e amore), appianando i colli (eliminazione dell’orgoglio).
L’adesione a questo programma di conversione è espresso con il sottomettersi a un rito penitenziale, ad un lavacro di purificazione, il Battesimo di penitenza nelle acque del fiume Giordano:
Simbolismo del passare le acque…: dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà,dall’infedeltà al rendimento di grazie.

3. Soprattutto Giovanni annuncia la presenza in mezzo al popolo di un inviato speciale di Dio che inaugurerà il Regno atteso.
Egli sarà “forte”: nella Bibbia forte è l’azione della persona che combatte vittoriosamente contro il male.
Egli battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Lo “Spirito Santo” è legato nella Bibbia all’avvento e al compimento messianico.
Il “fuoco” è simbolo:
- della Presenza e della Teofania
- del giudizio e della purificazione

4. Col racconto del Battesimo di Gesù Luca vuole sottolineare e trasmettere messaggi di fede.
Non iniziativa propria: Il Messia, il Cristo, non opera per iniziativa propria. Riceve dall’alto l’investitura.
Da inizio popolo messianico: Col Battesimo Gesù inizia la sua attività messianica e dà vita ad una nuova comunità che realizza pienamente la vocazione di Israele ad essere nel mondo popolo messianico.
Questi messaggi importanti Luca li affida a simboli molto densi:
Gesù è in preghiera:
lo Spirito è dono: va invocato
quello dell’investitura è momento decisivo per Gesù: perciò prega come in altri momenti: scelta dei dodici, prima della confessione di Pietro, prima della morte.
I cieli si aprono:
è finita l’inimicizia
viene rimosso il diaframma della separazione
è finito l’insopportabile silenzio di Dio
il grido del popolo ha raggiunto il cuore di Dio.
Scende lo Spirito Santo.
Lo Spirito delle origini:
dal caos al cosmo
dal silenzio del nulla alla vita
Con Cristo Dio mette mano ad un nuovo mondo, una nuova creazione, una vita nuova.
Cristo sarà l’Adamo nuovo.
La voce: è il mio figlio diletto
si richiama il Servo sofferente di Javhe
è finito il tempo dell’ira, inizia l’epoca della misericordia
il male non sarà distrutto con la eliminazione dei malvagi, ma con il sacrificio del servo.

5. Il nostro Battesimo
come Gesù manifestarsi al mondo
immersione nella morte
proclamare la stessa fede di Dio: Costui è il figlio diletto.

sabato 5 gennaio 2019

Epifania: riflessioni di Don Pietro

1. Epifania come Teofania
L’epifania è un momento alto della missione di Gesù: rivelarci Dio come Padre ricco d’amore per gli uomini.
Perciò il N. T. vede Gesù come:
- “l’icona di Dio (eikon tou Theou) (2 Cor 4,4)
- “l’immagine del Dio invisibile” (Col 1,15)
- “l’irradiazione della gloria di Dio impronta della sua sostanza (Eb 1,3)
- “riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà” (Sap. 87,6; Eb 1,3)
Questa rivelazione del Padre Gesù l’ha continuata anche nel momento del rifiuto, della sconfitta e dell’abiezione.
In questa situazione Gesù ha continuato a rivelarci l’amore di Dio, un amore che sta dalla parte degli ultimi, facendosi uno di loro, ripudiato e sconfitto.
Noi spesso leghiamo la manifestazione-rappresentazione di Dio al potere, alla forza, alla grandiosità.
- Ora, Gesù, non manifesta Dio solo
- per la sua straordinaria forza terapeutica
- o per il suo potere sulle forze della natura
- ma anche quando lo manifesta come il Dio dei poveri, degli abbandonati e dei peccatori.

- Dio in Gesù appare tanto misericordioso da dare vita a chi è stato ingiustamente condannato, senza punire i colpevoli.
- Il Dio che Gesù ha rivelato, salva il perseguitato, ma offre anche misericordia ai persecutori.

Questa singolarità di Gesù è la ragione della sua grandezza:
- Egli si è fatto infimo per indicare l’Immenso,
- è stato nulla per rivelare il Tutto,
- è divenuto carne per far presente Dio nella storia degli uomini.
Egli è “epifania di Dio”.

2. Rivelazione ed esperienza di Dio.
Questa rivelazione del Padre, Gesù ha potuto compierla grazie alla esperienza piena di Dio da lui compiuta nell’arco della sua esistenza:
- Le parole che Egli diceva, le ascoltava dal Padre suo
- e le opere che compiva era il Padre a compierle in lui (cfr. Gv 14,10).
- Per questo legame con Dio, Gesù ha potuto dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv ).
- Quindi le opere di Gesù erano l’emergenza dell’azione divina in Lui e le sue parole erano pura risonanza del suo assiduo ascolto delle parole divine (cfr. Gv 12,49-50; 14,10).
- Per questo, Gesù, è simbolo vivente della realtà invisibile di Dio, suo sacramento nel mondo.

3. La Chiesa, epifania di Dio.
Questa epifania di Dio realizzata da Gesù ora è la missione della Chiesa, quella appunto di rivelare Dio al mondo con la sua vita e con le sue parole.
Rivelare Dio al mondo significa:
- mostrare che la Verità illumina il cammino dell’umanità e può esprimersi in parole luminose di uomini
- mostrare che il Bene esiste realmente e può diventare amore umano
- mostrare che la Giustizia regge il cammino degli uomini e sollecita forme sempre nuove di condivisione
- mostrare che la Vita è prima della nostra piccola esistenza e può offrirsi in dono.
Ogni volta che si raccoglie, per far memoria di Gesù, icona di Dio, la Chiesa si esercita in questo compito necessario di essere nel mondo epifania di Dio, segno della sua presenza creatrice.

4. Trasparenza interiore.
Perché la Chiesa adempia fedelmente tale missione occorre che ogni suo membro sia ricco di trasparenza interiore.
- Questa trasparenza è chiarore interiore che progressivamente si diffonde nella persona illuminandone anche gli angoli più oscuri.
- Gesù dice: “La lucerna del corpo è l’occhio; se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce”.
Se la luce di Dio entra nella interiorità della persona, questa diventa splendente e trasparente.
Lo stesso dicasi della Chiesa: resa luminosa e trasparente dentro avviene di essa ciò che l’Apocalisse annuncia:
“Non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’agnello” (Ap 21,23).
“E non vi sarà più notte, e non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà” (Ap 22,5).
Quando il cuore è luminoso, allora attraverso gli occhi lo splendore che è dentro si diffonde nella vita!
Tutta la vita, allora, diventa luce e il chiarore di dentro di diffonde tutto intorno, sugli altri e sulle cose.
Perciò, per Giovanni, i discepoli di Gesù devono diventare figli della luce (12,36).
Questa trasparenza è la semplicità che consente alla vita di espandersi in modo armonico unificando e non più contrapponendo le sue diverse componenti biologiche e psichiche.

5. Apertura agli altri.
Se uno è luminoso e semplice, segna con la sua luminosità e semplicità tutti i rapporti che stabilisce con gli altri e con le cose, comunica luce interiore e dona vita.
Si può essere di vero aiuto agli altri solo se si diventa luminosi e trasparenti.
Allora veramente si stimola la crescita negli altri attraverso offerte vitali.
La missione della Chiesa è il riflesso di una luce interiore.
Con la luminosità della vita, la Chiesa rivela Dio, è epifania di Dio e adempie alla sua missione.