La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

sabato 27 gennaio 2018

Commento al Vangelo della IV domenica del Tempo Ordinario. Don Pietro

1. Gesù, Maestro autorevole

Il popolo ebraico chiede di non vedere Dio, perché vederlo equivale a morire (prima lettura).
La voglia di vedere Dio per noi, figli di una cultura razionalista che ha bisogno di prove,  equivale al desiderio presuntuoso di dimostrare che Dio c'è, esiste. L'uomo di fede non ha bisogno di questa dimostrazione, supposto che essa sia possibile e che abbia senso e fondamento.
L'uomo di fede, Dio lo conosce e lo riconosce presente oltre la linea di qua della quale si discute se Egli c’è o non c’è.
L'uomo di fede constata con gioia e smarrimento insieme, la realtà di Dio, il Santo, Colui che non si può vedere o dimostrare, ma solo incontrare e mostrare.
Nessun credente vero dimostra che Dio c’è. Lo sperimenta come appello nel cuore, ne parla e lo presenta, ma senza la presunzione di dire a chi lo ascolta di avere a disposizione argomenti convincenti, sul piano razionale.
La credibilità delle parole su Dio discende ed è strettamente legata alla forza della testimonianza del credente dopo, il solo dopo, il suo incontro con Dio.
Gesù sorprendeva gli ascoltatori quando parlava di Dio, perché prima egli aveva parlato con Dio, a Dio, e ascoltato Dio lasciandosi investire dalla potenza liberante del suo Spirito.
Gesù, vero Maestro, stupiva gli ascoltatori perché diceva solo le cose di Dio e non le sue, era seguito a perché non attribuiva al nome di Dio cose che Dio non gli aveva comandato di dire.
Quante volte, invece, i falsi maestro di Dio comandano cose che Dio non ha comandato! Con quanta facilità Dio è chiamato in causa a difendere interessi umani,  egoismi collettivi, ideologie e privilegi, cultura politica ed ed economia! L'ordine costituito!

2. Gesù liberatore potente

Le folle seguivano, affascinate, Gesù perché vedevano e sperimentavano in lui come completamente condensata la forza salvifica dello Spirito di Dio.
I poveri esultavano, ma le potenze al servizio della menzogna e del male si sentivano minacciate, atterrite da quella forza proveniente da Gesù che liberava e guariva.
Le potenze del Maligno hanno come massima aspirazione e ambizione il possesso dell'uomo, mente, cuore, corpo, facoltà: tutto. La "Bestia" vuole mettere il suo marchio soprattutto sull'immagine di Dio, sull'uomo per poi estendere  su ogni attività e realtà il proprio dominio. Perciò l’ossesso del brano evangelico odierno prorompe in quella parola di meravigliosa potenza: "Tu sei venuto a rovinarci”.
La potenza di Cristo èuna potenza che rovina, che insidia il potere del maligno. La potenza del male si estende fin dove si estende la schiavitù dell'uomo: anche dove c'è malattia e morte là il regno di Satana celebra le sue vittorie ed il suo trionfo, oltre naturalmente dove c'è peccato o  violenza, ingiustizia ed egoismo.
Questa potenza estranea e nemica, ieri come oggi, occupa l'uomo.
Quest'uomo prigioniero parla, agisce, sceglie, ma noi abbiamo come una netta sensazione che non sia lui a parlare, ad agire e a scegliere.
No!: l'epoca delle possessioni non è finita.
Noi viviamo continuamente l'esperienza, soggestiva ed oggettiva, di essere tutti come occupati da una presenza estranea a noi, da prìncipi che ci sovrastano e che parlano attraverso noi con fanatismo è forza, quasi annientando la nostra autonomia e libertà.
Pensiamo alla forza delle ideologie o, più modestamente, ai vincoli del conformismo, della moda, della vanità sociale, della pubblicità, del controllo sociale...
Quante infatuazioni sono segno di ossessioni collettive. Chi non è come posseduto da forze che lo condizionano in modo tanto coercitivo da far sospettare che ci sono, eccome!, i segni del potere di Satana in noi e intorno a noi?

3. E qual’è la forza che gli si oppone?

Solo quella che restituisce l'uomo se stesso.
Quando Gesù lo libera, l'indemoniato torna un uomo mite e sereno.
La liberazione delle coscienze dalle occupazioni estranee ed abusive è nel senso dell'avvento del Regno in mezzo a noi.
Oggi Gesù continua la sua azione attraverso la Parola, lo Spirito e la Comunità credente, per liberare ogni uomo dalle varie occupazioni ed ossessioni.
Quante idolatrie ci attraversano! Siamo tutto ossessi. La nostra liberazione interiore non è mai un fatto compiuto, ma un processo che non avrà maitermine.
La nostra vita è  un duro viaggio attraverso schiavitù che c'occupano e dalle quali il Signore vuole liberarci per restituirci alla dignità di figli liberi e capaci di vivere nell’amore.
Ma c'è chi vuole impedire a Gesù di compiere questa liberazione: perché gli rovina la cultura, la teologia, ogni usurpazione del suo unico potere.
Se  Gesù, con la sua forza, penetra alle radici della coscienza, tutte le nostre costruzioni sono scosse dalle fondamenta.
Gesù è pericoloso: guai e a farlo incontrare con i cuori degli uomini. Li contamina con il ricordo della Verità e la nostalgia della libertà vera.
Per fortuna il tentativo di disinnescare la carica dirompente della Parola di Gesù non raggiunge lo scopo. La Sua Parola, attraverso i profeti che sempre sorgono, ritrova la sua vivacità e mette a soqquadro i nostri assetti interiori ed esteriori.  Perché la Parola di Gesù illumina gli orizzonti ultimi del mondo, tocca la fine dei tempi, annuncia il Regno di Dio nei confronti del quale tutto ha  ragione di strumento provvisorio.
La parola di Gesù rompe i nostri equilibri e destabilizza tutti i potentati. Gesù fa paura agli scribi di ogni epoca, perché il loro mestiere culturale diventa nullo di fronte a lui che non aveva titoli di studio, eppure ha parlato  con autorità e le folle lo seguivano.
Gesù fa anche paura a quei sacerdoti che assolutizzano troppo la loro funzione di mediatori tra Dio e l'uomo, mentre lui predica a tutti che si può invocare il Padre di celi, senza troppi filtri e intermediazioni.
Gesù ha relativizzato anche ciò che è sacro esaltando l'uomo che sta al di sopra del sabato e che perciò è libero anche dinanzi al sacro. Gesù è la liberazione. E in questo senso egli viene a liberarci. Perché non è proprio sicuro che noi vogliamo essere liberati, cioè cambiare vita completamente. Così Gesù è tormento dei nostri cuori, un salutare  tormento. Un tormento interiore di cui non dobbiamo morbosamente compiacerci. Ma che deve aiutarci a non integrarci del tutto e serenamente nel cemento armato della storia di questo mondo. Un tormento che ci aiuta a distruggere tanti titoli "padroni", per essere liberi di adorare Dio donandoci a lui.
Allora chiediamo a Lui di venire  a rovinarci ogni giorno. La rovina che Egli produce in noi è la liberazione del cuore, è la proposta di una vita alternativa che noi chiamiamo Regno di Dio, un mondo diverso da quello che conosciamo e che, prigionieri come siamo, ci sta bene. Anche se è di morte.

sabato 20 gennaio 2018

Terza domenica del T. O.: Commento al Vangelo di Don Pietro

1. "Dopo che Giovanni fu arrestato".

La persecuzione è la verifica e il sigillo di autenticazione di una fede vissuta come testimonianza.
È stato così per Santi, per Gesù e per Giovanni Battista.
Più che "arrestato" il verbo greco è "fu consegnato". Abbiamo un "passivo teologico": qui il complemento d'agente è Dio. Gesù è il "consegnato" per eccellenza. Ogni vero discepolo dovrebbe vivere questa consegna, secondo il progetto di Dio.

2. "Gesù si recò in Galilea"

Galilea "delle genti" (Isaia 8, 23-9,1): simbolo di ogni terra bisognosa di salvezza, di ogni popolo dove Dio fa risplendere la luce della sua presenza per la liberazione di ogni uomo. La nostra "Galilea" è il cuore di ogni uomo e ogni ambito della vita, privata e sociale.

3. "Predicando il Vangelo di Dio"

Il "Vangelo": non una serie di precetti o di leggi, ma la notizia meravigliosa di un avvenimento: Dio viene all'uomo per salvarlo. Dio si prende cura del povero, del prigioniero e dell'oppresso.
"Di Dio": non parola umana, ma annuncio  veniente dall'alto

4. "... e diceva:
a. "Il tempo è compiuto":
Il tempo dell'uomo, tempo "progettuale" che, essendo tempo di vanità ha come naturale estuario il nulla e la morte, si innesta su Dio, il Vivente e datore di vita eterna. Con Gesù il tempo è entrato nell’eone di Dio, nella dimensione divina. È il tempo ultimo, decisivo, quello che porta all'uomo l'ultima rivelazione divina.

b. "Il regno di Dio è vicino"
Affermazione questa equivalente a: "Dio è vicino". Sì, ma dove? Dove Dio è tanto vicino da poterlo sperimentare? Da poter dire: è qui, è là?. E’ questo  l’interrogativo
I contemporanei di Gesù non si ponevano la domanda: "dove è Dio?", ma piuttosto: "quando diventa percepibile la sua azione, quando si può sperimentarla, viverla? Quando viene il regno di Dio?". Gli studiosi hanno risposto in vario modo a queste domande e ognuno ha colto qualcosa di giusto.
b. 1. Ora Dio è nascosto, ma all'improvviso si manifesterà. Ora brancoliamo nel buio, ma un giorno lo conosceremo e lo sperimenteremo con chiarezza nella vita e nella morte e diremo: è qui, ora.
Questo è vero purché però la presenza salvifica di Dio non la si proietti e rimandi tutta in un futuro lontano. L'azione di Dio e già  presente,  qui ede ora, anche se solo ingerme, non ancora in tutta la sua pienezza. Gesù  infatti dice: "il regno di Dio è in mezzo a voi".
b.2. Altri studiosi alla domanda rispondono: il sRegno di Dio, la sua presenza  è  non vanno cercati fuori di noi, nel cosmo e nella storia. Dio è dentro di noi, nella nostra interiorità, in quell'angolo del cuore da cui provengono i sogni che nella Bibbia talvolta sono la voce di Dio.
Questa interpretazione ha del vero, purché non scada nell'intimismo e la scoperta di Dio in noi ci apra e ci porti  agli altri, alla comunità e non ci chiuda in uno splendido isolamento.
b.3. Altri rispondono convinti che Regno di Dio è all'opera nella comunità, fra coloro che hanno avuto il cuore e la vita trasformati da Gesù.
C'è del vero anche quì. Ma le infedeltà deii discepoli di Gesù,  ieri e oggi, fanno legittimamente nascere delle perplessità sul loro presunto essere luogo del Regno di Dio.
b. 4. Gesù è il regno
Dio lo si trova in Gesù: in lui opera la potenza del Padre. Gesù è il criterio di discernimento di ogni altra presenza di Dio nel cosmo, nella storia, nel cuore, nella comunità. Gesù è il luoghi in cui Dio si lascia incontrare. Dio, per noi, è inaccessibile in modo diretto: ma in Gesù di festa accessibile.

5. Due midrash

1. "Quando rabbi Yitzak Meir, era ragazzo, un giorno sua madre lo portò da un maestro famoso. Allora uno gli chiese: "Ytzak Meir, io ti dò un fiorino se mi dici dove abita Dio". Egli rispose: "Ed io te ne do due  se mi dici dove non abita".
Dio, cioè, è dappertutto.
2. “Un famoso rabbi, un giorno stup’ alcuni dotti che erano suoi ospiti chiedendo: "dove abita Dio? ". Essilo derisero: "che stai dicendo? Il mndo è pieno della sua gloria!".
Ma lui stesso rispose alla propria domanda: "Dio abita là dove lo si lascia entrare".
Dio è dappertutto, ma diventa percepibile per noi solo là  dove lo lasciamo entrare.
Allora la domanda vera non è "dove è  Dio?”,bensì: "Dove  sei uomo?, dove permetti a Dio di entrare nellatua vita? Dove fai spazio a  Dio?".

6. "Convertitevi e credete al vangelo"

Convertirsi è, per l’appunto, consentire a Dio di entrare nella nostra vita. Allora questa nostra vita così fragile, fuggevole e discutibile, acquista un valore immenso. E noi conosciamo la pace e la gioia di Dio nei giorni luminosi e in quelli bui, nel cosmo e nella storia, nella vita e nella morte.

martedì 16 gennaio 2018

Adolescenza...istruzioni per l'uso.

“Mamma cosa mi dicevi che era un film porno?". Domanda bruciapelo di nostra figlia, 12 anni. Seconda media, scuola pubblica romana. Insegnanti con armi spuntate contro l'inarrestabile avanzata delle corazzate di
Snapchat, WhatsApp, Facebook, Instagram: è girato un video porno durante la lezione, in classe.
Ecco: con gli smartphone abbiamo messo delle Ferrari in mano ai nostri figli preadolescenti. L'altro giorno un padre mi raccontava che al figlio di terza elementare è stato girato un video pomo da un compagno di classe di 8 anni.
L'altro anno nostra figlia (prima media) era l'unica in classe a non avere un cellulare. I compagni l'hanno spappolata psicologicamente fino a che non abbiamo convenuto che era meglio fornirle un telefono, condividendo le regole di utilizzo e spiegandole in maniera serena ma puntuale i rischi (non farsi riprendere in situazioni che non le piacerebbe gli altri vedessero, non scrivere offese, etc.). Non possiamo tenere nostra figlia in una campana di vetro, ma davvero i social amplificano potentemente le (instabili) emozioni e pulsioni dei preadolescenti. Sono armi troppo potenti.
Per carità molti di noi alla loro età parlavano di sesso, qualcuno lo praticava già, tanti si ingegnavano per sgattaiolare dal giornalaio compiacente, ma era tutto molto meno accessibile. Non veniva offerto sistematicamente sul telefono personale. Oggi se non posti video o immagini porno nelle chat dei 40enni sei un bigotto, un rompiscatole. Ho amici che sono usciti dalla chat della squadra di calcio per questo motivo, contro le prese in giro dei compagni. Ma i nostri figli è impossibile che abbiano a quella età la stessa forza morale, perderebbero quella cosa cui un preadolescente non può rinunciare: la reputazione (reale o digitale che sia, ormai sono fuse).
Davvero vogliamo crescere dei ragazzi che si aspettano che le future compagne facciano prestazioni da pornostar e delle ragazze che se non eseguono le medesime hanno una reputazione da suora? È questo il modello che violentemente stiamo offrendo loro: essendo tutto accessibile e socialmente obbligatorio glielo stiamo imponendo.
Gli altri genitori mi dicono "sono ragazzi. Non puoi fermare la tecnologia". Fermarla no, ma regolarla sì. Per una volta possiamo essere lungimiranti e immaginare leggi che aiutino i genitori e le istituzioni a crescere le generazioni future? La Francia sta iniziando.
Basterebbe imporre ai social di mettere dei veri parental control (oggi sono all'acqua di rose) che blocchino con un click almeno i video hard. Impedire giochi dove vengono adescati i nostri figli da adulti con finte utenze. Se ci fosse anche solo un politico che proponesse leggi dure al riguardo... in Italia siamo 25 milioni di famiglie. Se si avesse la statura dei nostri padri costituenti, oltre a un po' di fermezza con gli interessi delle multinazionali del digitale, sarebbe un vero plebiscito.
"Figlia mia il porno è un mercato dove ci sono degli attori che fanno l'amore davanti a delle videocamere per guadagnarsi da vivere. Torna a studiare".

sabato 13 gennaio 2018

RIFLESSIONE PER LA DOMENICA SECONDA DEL TEMPO ORDINARIO. Don PIETRO

Il brano descrive un incontro-esperienza speciale di Dio, in Cristo, compiuto da alcuni uomini, in vista del loro “sequestro per l’evangelo”
Per il raggiungimento di tale obiettivo di tale obiettivo occorre un “preparatore atletico” e un “avvisatore di chiamata”. Tale compito è assolto da Giovanni Battista. Egli, infatti, propone un cammino ascetico ed etico che,però, non basta.
Quando il ruvido profeta del deserto “scopre” Gesù vedendo lo Spirito scendere su di Lui, comprende che quell’uomo, Gesù, è l’agnello atteso. Allora distoglie da sé lo sguardo dei discepoli e lo orienta solo su Gesù.

Due dei discepoli di Giovanni seguono Gesù.
La fede inizia dai piedi, non dalla testa…
La fede è farsi definire il cammino della vita da Gesù.
La fede  è cercare Lui, non noi. E’ chiedergli: “Dove abiti?”

Gesù dice: “Venite e vedete”. Cioè:
Venite a fare esperienza di mio Padre insieme a me.
Non cercate certezze. Cercate Qualcuno…
I due si fermarono presso di Lui (dimorarono). Erano le quattro del pomeriggio.
Solo nell’intimità e nella quotidianità possiamo “capire” Gesù. Solo frequentandolo.
Il dito di Dio tocca i due alle quattro del pomeriggio. Ogni istante può essere buono per l’irruzione di Dio, dell’Eterno nel nostro tempo.
I due annunciano a tutti: “abbiamo trovato il Messia”. La scoperta di Gesù va gridata a tutti.
Gesù cambia il nome di Simone in Pietro. Simone significa “ascolto”, Pietro invece “saldezza”- Ecco il cambiamento: l’ascolto occorre inverarlo con un servizio per la solidità della Casa del Signore.
Qual è il nome nuovo e segreto che Dio ha in serbo per ciascuno di noi? Con l’aiuto dello Spirito, nell’ascolto della Parola, nella preghiera, con l’aiuto della Comunità, dobbiamo scoprirlo. E realizzarlo, riempiendolo di contenuti.

domenica 7 gennaio 2018

SOLENNITA’ DEL BATTESIMO DI GESU’. Riflessione di Don Pietro

1. Un ‘esperienza non solo un rito

Il battesimo di Gesù è la sua terza epifania.
Dopo averlo rivelato a Israele e al mondo come Salvatore e Re, ora al Giordano è presentato come figlio e Servo.
Il battesimo di Gesù è anche profezia della sua morte e risurrezione.
Lungo le rive del Giordano, confuso con i peccatori, Gesù manifesta chi sono i destinatari privilegiati della sua missione terrena: i lontani da Dio, per riportarceli.
Dalle acque del Giordano Gesù riemerge in tutto lo splendore nascosto della sua figliolanza divina.

2. Un’esperienza-rivelazione attraverso i segni

Lo Spirito scende su Gesù e una Parola dalle nubi lo presenta e lo accredita al mondo.
Lo Spirito e la Parola sono le due mediazione principali dell’azione divina nel mondo.
I Cieli si aprono.
Crolla, cioè, il muro di separazione tra l’uomo e Dio. Cessa l’insopportabile silenzio di Dio.
Appare una colomba.
Come quella dopo il diluvio. Come allora, anche ore c’è un nuovo inizio della creazione.
Si ode una Voce che proclama: “Questi è il mio Figlio e Servo” .
Questa e nessun altra è l’identità di Gesù di Nazareth.
E’ un Figlio “amato, prediletto”.Come Isacco.
Ma a differenza di Isacco, questo Figlio sarà sacrificato sul Monte…
“In Lui mi sono compiaciuto”, dice il Padre.
La sua obbedienza e la sua fedeltà sono la ragione del compiacimento paterno.

3. Come vivere il nostro Battesimo

Avere consapevolezza del nostro essere come Gesù “figli”.
Operare il passaggio, con la grazia e lo Spirito, da immagine di Dio a somiglianza di Dio.

giovedì 4 gennaio 2018

Lettura spirituale della Solennita’ Dell'Eepifania. Don Pietro

1. Introduzione.

O preziosità della Parola di Dio e di ogni mistero della nostra fede!
Quanto sono  inesauribili e sempre nuovi!

- Alcuni possibili spunti spirituali, tra i tanti della odierna festa:
l’Oriente incontra l’Occidente. I Magi infatti vengono dall’Oriente…
La salvezza, uomo dopo uomo, è per tutti. I Magi, infatti, sono stranieri…
La fede come itinerario di ricerca. I magi non desistono alla scomparsa della stella…
La riflessione di fede “tesa” al Cristo. E’ infatti Lui la meta di ogni viaggio…
La grazia (= stella) che precede la risposta dell’uomo. L’uomo si mette in cammino solo dopo che Dio lo ha chiamato…
L’adorazione davanti a Dio. E’ il solo atteggiamento giusto davanti al mistero…
Il volto arrabbiato e stupido del potere.  Ogni Erode non tollera la novità  e le sorprese di Dio.
Il dono:  è il segno certo che l’uomo è stato liberato dall’egoismo.

2. “… alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme…”

Magi: hanno gli stessi cromosomi di Abramo, quelli dell’andare altrove…Hanno gli stessi geni, l’identico DNA del Patriarca, lo stesso patrimonio (non biologico ma spirituale).

Medesima è anche  follia. Follia e fede sono sorelle siamesi                                   
Sedotti, i Magi decidono di seguire una stella senza voltarsi. Chi lo fa non è degno di Chi lo ha chiamato…
 
Incuranti dello scetticismo, sbeffeggiati e derisi non tornano indietro
Puntano sguardo e cuore all’Orizzonte  dove abita il futuro…
Nel primo fiore credono ad una promessa di primavera imminente.               

La loro de-cisione è rottura col passato –e e anche con i legami e gli agi del presente.
La fede per loro è un  viaggio e accettano  l’essenzialità del viandante: una voce custodita nel cuore che li chiama, una  stella che li accompagna, un  sentiero che camminando apre sentiero….
Nel Palazzo del potere si fermano solo un istante. Poi ne prendono le distanz. Lo stesso riguardo alla Città

Cercano un luogo dove trovare benedizione

La loro è utopia paura: non luogo che non c’è,  sololuogo che non c’è ancora ( perché èsolo promesso).

Dunque:il lo Dio è un  Dio sempre da cercare.
La fede è ricerca.
Sono sempre pronti allo stupore: Dio è altrove, ora  in una stalla e in un Bimbo.

Dunque: fede non come esercizio spirituale macome docilità e obbedienza.
Fede come farsi: definire  il cammino vita da un Altro, accettarne  la compagnia e l’assenza, farsi condurre da Voce esile e assordante senza alcuna assicurazione previa!
Fede come fidarsi. Solo alla fine scoprirai che non è trattato di un’  illusione!

Dunque:
C’è una Verità prima del mio cammino.
Fare il cammino è far sì che essa diventi verità per me.
La Verità  è fare la verità.
Tra la verità e l’incontro c’è una  stella che precede.
Dobbiamo diventare liberi per poter camminare, spediti e  senza fretta.

3. “… informatevi accuratamente del Bambino…”
           
Erode, è un infanticida, ma non solo.Egli è anche inconsapevolmente un promotore della ricerca di Dio.

I Magi sono i primi    teologi del  N. T.  Li sorregge una  stella, il Sole.
A spingerli è proprio un nemico del Sole, Erode, terrorizzato per l’avvento di un nuovo Re.

La miscredenza diventa un forte impulso a ricerca Dio. Come accade  spesso quando imperversa l’agnosticismo, l’ostilità preconcetta. Così l’errore stimola ricerca, il male diviene premessa del bene le tenebre della luce il brutto fa nascere la nostalgia, della bellezza.

“informatevi”
                     
Unite le luci, chiedete: alla Verità si giunge non da soli ma insieme. Serve il dialogo e  l’ascolto sincero

                                     
“accuratamente”:

cioè a cuore, con cuore, con passione e investendo risorse.

La Verità cristiana è radicale nelle sue  esigenze e richieste.  Ma quello che si lascia  vale niente rispetto a  Quello che si trova

E’ così che il cristiano è pronto a dar ragione della sua fede-speranza.
La ricerca di Dio non è più, se mai lo è stata, riserva degli specialisti. Non c’è monopolio. La comunità credente è il suo naturale soggetto. Lo spazio è la strada, la vita. Un apporto prezioso può venire dai poveri e dalle donne.
E la ricerca di Dio occorre farla non a tavolino, ma in ginocchio, esposti al Sole e al suo mistero. Gli atteggiamenti: il pensiero del cuore e della mente, la contemplazione e la capacità di meravigliarsi.
Più che parlare di Dio, occorre parlare a Dio, con Dio. Meglio ancora solo ascoltare Dio

4.”la stella precedeva”
                         
Magi sono  sedotti da una stella e  ai loro piedi spuntano ali impazienti.
Prima di ogni storia c’è sempre un Evento che precede: il fiore la primavera, la sorgente il fiume.
La libera e gratuita iniziativa di Dio precede sempre cammino uomini.
 Il racconto della creazione inizia con la lettera Bet, perché Alef è riservata a Dio.
Noi amiamo solo  perché siamo (stati) amati.
Siamo vivi perché la vita ci precede.
Crediamo perché la Verità è prima, vediamo perché prima c’è la luce.
Il primato è di Dio, non dell’uomo.
 Se il primato è dell’ uomo, ne consegue fatalmente un mondo non contro Dio, ma contro l’uomo.
Se il Signore non edifica la casa invano si affaticano i costruttori.
 La Modernità è l’epoca del primato assoluto dell’uomo e abbiamo registrato Auschwitz, Hiroshima- Chernobil-Tangentopoli, Guerre Mondiali, inquinamento, violenza…
Occorre restituire il primato a Dio: ne va della vita del mondo.

5. “… Prostratisi lo adorarono…”

Il cammino dei  Magi è la  parabola del cammino  di fede e della sua sua meta.
La fede è autentica se porta ad un incontro adorante.
Mettersi in ginocchio è il destino grande dell’ uomo.
L’uomo? un essere chiamato alla preghiera degli  Angeli: Santo, Santo, Santo…
La sapienza Magi? Il loro prostrarsi ai piedi del Bimbo, epifania di un Mistero di Luce.
Se l’intelligenza: non cade in ginocchio dinanzi alla Verità: degenera in autoidolatria, in narcisismo e morte.
I Magi sono grandi non per la loro scienza, ma perché riconoscono la loro piccolezza davanti al Grande.

“Adorarono”:

Muti. Solo il Verbo è autorizzato a parlare.
La bocca è muta, per incapacità di dire l’indicibile.
Allora si attivano gli occhi.
Siamo tutti chiamati ad avere la nostalgia-febbre dei Magi.
La Mistica è il livello minimo della preghiera.
Prima la mistica, poi l’ascetica e l’etica.
La mistica: non è un atteggiamento elitario, non è un privilegio aristocratico.
Il suo cuore: è l’inabitazione trinitaria.
Nell’uomo il segreto movimento è l’azione dello Spirito.
La sua via è Cristo.
Più che agire noi, dobbiamo lasciarci plasmare da Dio.
L’adorazione è lo stupore per le meraviglie di Dio.
Il Maestro di adorazione è lo Spirito, non le tecniche, neppure quelle orientali
Noi siamo chiamati ad adorare nel deserto grande della città.
Bisogna ritagliarsi spazi di silenzio.
E’ l’unica via di uscita da una crisi che non è di natura etico-politica ma spirituale.

lunedì 1 gennaio 2018

Festa della S. Famiglia. Commento al Vangelo di don Pietro

"Alzati, Giuseppe". Il giusto dorme sonni tranquilli. Non Giuseppe, però. Quelle notti a Betlemme, lontano dalla sua terra, in un buco di casa rimediato alla meno peggio con l'aiuto di qualche pastore, dovettero essere notti agitate e, per lunghe ore, in sonni.
I vagiti del bambino svegliato dal freddo pungente della notte betlemita, i sospiri, le lacrime e l'ansia della madre, il pensiero della botteguccia abbandonata a Nazaret..., ore e ore di veglia interminabili e terribili.
Anche Dio nell'alto dei cieli vegliava con Giuseppe, come con ogni giusto sofferente. Vegliava anche Erode, il sanguinario, ma per tramare insidie contro l'innocente. E nella notte, l'ora preferita di Dio, la parola visita il povero carpentiere di Nazaret: "Alzati, Giuseppe". Una parola che, quando accade, scuote, sveglia, stimola. E snida l'uomo dal rifugio onirico cui egli spesso ricorre come a naturale difesa contro la paura e l'angoscia dei giorni dominati dai violenti.
"Alzati, Giuseppe". Dio non sopporta di vedere la propria immagine, l'uomo, reclinata e curva. Ama il profilo dell'uomo eretto, nella dignità dell’ in piedi. Pronto a muoversi, ad agire, a collaborare per la realizzazione dei suoi piani misteriosi. Un Giorno -il Giorno!- Dio rialzerà l'uomo prigioniero nel sonno del sepolcro per restituirlo all'altezza della vita. Meno male, visto l'insuccesso occorso al primo uomo. Sgomento per la fatica di dover stare vivo e dritto davanti al suo Signore, aveva ceduto alla malia della polvere, dove il giacere inerte può offrire non disprezzabili vantaggi al rinunciatario, all’infincardo e al vile.
"Prendi con te il bambino".  Incomprensibile Dio! Non una scorta armata, non passaporti diplomatici, non carri blindati. Ancora e soltanto un bambino. In correggibile Dio! Già ai cuori smarriti dei suoi figli di Israele, che gli chiedevano un condottiero invitto, non promette che un infante: "Un fanciullo guiderà” (Is 11, 16). Misterioso Dio! Al grande preferisce il piccolo; il minore ha la meglio sul maggiore; un germoglio, all’inizio e soltanto molto più tardi il frutto maturo. Ciò che il mondo disprezza, lui l'ama. La sua storia è riciclaggio di scarti. Ma Giuseppe, dalla fede taciturna e robusta, si fida del folle divino. Non sarà lui a guidare. È il bimbo a portare quelli che lo portano. Giuseppe sa bene che con quel bimbo può tutto e, per lui, è pronto  a tutto. A buon rendere: il salvato da morte salverà i suoi salvatori, e non soltanto loro.
Quel bimbo sulle sue spalle, lungo il sentiero della tribolazione, abbandonato fiducioso fra le braccia sue e della madre, gli insegnerà ad ogni passo l'arte di stare davanti a Dio. Come a scuola di "infanzia spirituale". Un pargolo maestro dei segreti di Dio.
Accanto a Giuseppe c'è Maria, pellegrina del dolore insieme con lo sposo. Madre delle vittime è sempre presente sulla strada del pianto e di ogni tribolazione. La madre: ultimo baluardo  per la difesa dell'umano. Possiamo perdere tutto, lo scorrere  inesorabile e duro del tempo logora e consuma ogni realtà: anni, salute, cose, rapporti..., salvo la madre. Non scompare mai.
Se la morte la ghermisce, vive dentro, presente più che mai, proprio perché  assente. Chi ha voluto accanto la madre, dal viaggio in Egitto fino al calvario, dirà che nel suo regno non ci sarà posto per padri ma soltanto per madri e fratelli.
"Alzati e fuggi in Egitto". Egitto: non luogo geografico, ma teologico. Egitto: per imparare a vivere da stranieri, da profughi ed esuli su questa terra, soltanto pallida metafora della patria vera. Egitto: terra di faraoni e, dunque, di catene. Ma anche delle meraviglie del Misericordioso. Il bimbo vi è condotto per apprendere il suo mestiere, l'arte paterna: ascoltare il gemito dei curvati,  vedere il lamento degli oppressi e scendere dall'alto nei sotterranei della storia per liberare chi è in ombra di morte. Falegname sarà soltanto il suo secondo lavoro. Anch'esso per liberare: forme gentili da ruvidi tronchi d'abete, gioia e pane da mani callose.
"Fuggi, Giuseppe". Lontano dai violenti. Non rispondere al male con il male. C'è l'ora delle tenebre e del loro trionfo. Ma non è l'ultima.
Giorno verrà in cui tutti gli Erode e i faraoni di turno saranno deposti dai loro troni e l'umile innalzato. Sulla croce, trono di Gloria. Perciò: "alzati, Giuseppe", uomo di ogni tempo, di ogni terra, e di tutte le lacrime.

Festa della santa famiglia

La rivelazione biblica riconosce rilevanza alla famiglia, però avanza anche riserve sulla sempre possibile  assolutizzazione di questa istituzione umana. Perché più importante della famiglia per la fede cristiana è il Regno di Dio. In esso bisogna inscrivere anche la famiglia. Lo stesso Gesù ad un certo punto della sua vita abbandona la famiglia per seguire la missione che il Padre gli affida. E parlando della famiglia Gesù la inserisce in un'altra famiglia più grande: quella dell'ascolto e della messa in pratica della parola di Dio. Come anche Gesù relativizza i legami della famiglia fino a parlare, scandalizzando molti, di odio verso padre, madre, moglie e figli e fratelli per seguire la chiamata di Dio.
Il Vangelo non ci presenta un modello preciso di famiglia. Ci offre solo indicazioni per vivere da cristiani in ogni modello di famiglia.
La prima indicazione della parola evangelica è il riconoscimento in famiglia e fuori della dignità e della libertà di ogni suo componente. La grazia di Dio ci assicura che in ogni evento di vita familiare, anche in quelli dolorosi, essa suscita dinamiche più forti del male.
L'esempio per i cristiani è la Santa Famiglia di Nazaret. Il Vangelo ce la presenta nel brano odierno in una situazione di dolore e di angustia.  Ebbene questa famiglia non rivendica interventi miracolosi da parte di Dio. Questa famiglia vive, come tutti, il disagio dell'essere profughi. Si mette in ascolto docile della parola per decifrare il disegno misterioso di Dio in tale evento e  vive nella memoria delle meraviglie che Dio ha operato nel passato e opererà ancora.
Tornando a Nazaret questa famiglia fa i conti con quello che si può definire il terribile quotidiano della vita. Gesù vive come il nazir ,cioè come il consacrato, come colui che per la chiamata di  Dio rinuncia all'uso di alcol, alla cura della chioma, a qualsiasi impurità. Ma egli è anche il nezer, cioè il germoglio, il  dono che Dio fa all'umanità, il dono di una  nuova alleanza. Questo patto d'amore non escluderà le genti, i goim, i pagani. Gesù vive  la gran parte della sua vita scegliendo i silenzio e il nascondimento a Nazaret. Ma anche in ciò c'è una grande rivelazione da parte di Dio: quella di Nazaret è la predica silenziosa di Dio all’uomo. Perché attraverso Gesù e la sua famiglia Dio potesse  rivelarsi alla creatura come Presente nella semplicità delle opere e dei giorni, come amore. Ed è l'amore la legge suprema e la più importante in ogni rapporto: all'interno della famiglia e fuori di essa.