Il popolo ebraico chiede di non vedere Dio, perché vederlo equivale a morire (prima lettura).
La voglia di vedere Dio per noi, figli di una cultura razionalista che ha bisogno di prove, equivale al desiderio presuntuoso di dimostrare che Dio c'è, esiste. L'uomo di fede non ha bisogno di questa dimostrazione, supposto che essa sia possibile e che abbia senso e fondamento.
L'uomo di fede, Dio lo conosce e lo riconosce presente oltre la linea di qua della quale si discute se Egli c’è o non c’è.
L'uomo di fede constata con gioia e smarrimento insieme, la realtà di Dio, il Santo, Colui che non si può vedere o dimostrare, ma solo incontrare e mostrare.
Nessun credente vero dimostra che Dio c’è. Lo sperimenta come appello nel cuore, ne parla e lo presenta, ma senza la presunzione di dire a chi lo ascolta di avere a disposizione argomenti convincenti, sul piano razionale.
La credibilità delle parole su Dio discende ed è strettamente legata alla forza della testimonianza del credente dopo, il solo dopo, il suo incontro con Dio.
Gesù sorprendeva gli ascoltatori quando parlava di Dio, perché prima egli aveva parlato con Dio, a Dio, e ascoltato Dio lasciandosi investire dalla potenza liberante del suo Spirito.
Gesù, vero Maestro, stupiva gli ascoltatori perché diceva solo le cose di Dio e non le sue, era seguito a perché non attribuiva al nome di Dio cose che Dio non gli aveva comandato di dire.
Quante volte, invece, i falsi maestro di Dio comandano cose che Dio non ha comandato! Con quanta facilità Dio è chiamato in causa a difendere interessi umani, egoismi collettivi, ideologie e privilegi, cultura politica ed ed economia! L'ordine costituito!
2. Gesù liberatore potente
Le folle seguivano, affascinate, Gesù perché vedevano e sperimentavano in lui come completamente condensata la forza salvifica dello Spirito di Dio.
I poveri esultavano, ma le potenze al servizio della menzogna e del male si sentivano minacciate, atterrite da quella forza proveniente da Gesù che liberava e guariva.
Le potenze del Maligno hanno come massima aspirazione e ambizione il possesso dell'uomo, mente, cuore, corpo, facoltà: tutto. La "Bestia" vuole mettere il suo marchio soprattutto sull'immagine di Dio, sull'uomo per poi estendere su ogni attività e realtà il proprio dominio. Perciò l’ossesso del brano evangelico odierno prorompe in quella parola di meravigliosa potenza: "Tu sei venuto a rovinarci”.
La potenza di Cristo èuna potenza che rovina, che insidia il potere del maligno. La potenza del male si estende fin dove si estende la schiavitù dell'uomo: anche dove c'è malattia e morte là il regno di Satana celebra le sue vittorie ed il suo trionfo, oltre naturalmente dove c'è peccato o violenza, ingiustizia ed egoismo.
Questa potenza estranea e nemica, ieri come oggi, occupa l'uomo.
Quest'uomo prigioniero parla, agisce, sceglie, ma noi abbiamo come una netta sensazione che non sia lui a parlare, ad agire e a scegliere.
No!: l'epoca delle possessioni non è finita.
Noi viviamo continuamente l'esperienza, soggestiva ed oggettiva, di essere tutti come occupati da una presenza estranea a noi, da prìncipi che ci sovrastano e che parlano attraverso noi con fanatismo è forza, quasi annientando la nostra autonomia e libertà.
Pensiamo alla forza delle ideologie o, più modestamente, ai vincoli del conformismo, della moda, della vanità sociale, della pubblicità, del controllo sociale...
Quante infatuazioni sono segno di ossessioni collettive. Chi non è come posseduto da forze che lo condizionano in modo tanto coercitivo da far sospettare che ci sono, eccome!, i segni del potere di Satana in noi e intorno a noi?
3. E qual’è la forza che gli si oppone?
Solo quella che restituisce l'uomo se stesso.
Quando Gesù lo libera, l'indemoniato torna un uomo mite e sereno.
La liberazione delle coscienze dalle occupazioni estranee ed abusive è nel senso dell'avvento del Regno in mezzo a noi.
Oggi Gesù continua la sua azione attraverso la Parola, lo Spirito e la Comunità credente, per liberare ogni uomo dalle varie occupazioni ed ossessioni.
Quante idolatrie ci attraversano! Siamo tutto ossessi. La nostra liberazione interiore non è mai un fatto compiuto, ma un processo che non avrà maitermine.
La nostra vita è un duro viaggio attraverso schiavitù che c'occupano e dalle quali il Signore vuole liberarci per restituirci alla dignità di figli liberi e capaci di vivere nell’amore.
Ma c'è chi vuole impedire a Gesù di compiere questa liberazione: perché gli rovina la cultura, la teologia, ogni usurpazione del suo unico potere.
Se Gesù, con la sua forza, penetra alle radici della coscienza, tutte le nostre costruzioni sono scosse dalle fondamenta.
Gesù è pericoloso: guai e a farlo incontrare con i cuori degli uomini. Li contamina con il ricordo della Verità e la nostalgia della libertà vera.
Per fortuna il tentativo di disinnescare la carica dirompente della Parola di Gesù non raggiunge lo scopo. La Sua Parola, attraverso i profeti che sempre sorgono, ritrova la sua vivacità e mette a soqquadro i nostri assetti interiori ed esteriori. Perché la Parola di Gesù illumina gli orizzonti ultimi del mondo, tocca la fine dei tempi, annuncia il Regno di Dio nei confronti del quale tutto ha ragione di strumento provvisorio.
La parola di Gesù rompe i nostri equilibri e destabilizza tutti i potentati. Gesù fa paura agli scribi di ogni epoca, perché il loro mestiere culturale diventa nullo di fronte a lui che non aveva titoli di studio, eppure ha parlato con autorità e le folle lo seguivano.
Gesù fa anche paura a quei sacerdoti che assolutizzano troppo la loro funzione di mediatori tra Dio e l'uomo, mentre lui predica a tutti che si può invocare il Padre di celi, senza troppi filtri e intermediazioni.
Gesù ha relativizzato anche ciò che è sacro esaltando l'uomo che sta al di sopra del sabato e che perciò è libero anche dinanzi al sacro. Gesù è la liberazione. E in questo senso egli viene a liberarci. Perché non è proprio sicuro che noi vogliamo essere liberati, cioè cambiare vita completamente. Così Gesù è tormento dei nostri cuori, un salutare tormento. Un tormento interiore di cui non dobbiamo morbosamente compiacerci. Ma che deve aiutarci a non integrarci del tutto e serenamente nel cemento armato della storia di questo mondo. Un tormento che ci aiuta a distruggere tanti titoli "padroni", per essere liberi di adorare Dio donandoci a lui.
Allora chiediamo a Lui di venire a rovinarci ogni giorno. La rovina che Egli produce in noi è la liberazione del cuore, è la proposta di una vita alternativa che noi chiamiamo Regno di Dio, un mondo diverso da quello che conosciamo e che, prigionieri come siamo, ci sta bene. Anche se è di morte.