AMICI, VI PROPONGO QUESTA MEDITAZIONE SULLA IV DOMENICA
DI AVVENTO PERCHE’, CONDIVIDENDOLA, POSSIATE PARTECIPARE PIU’ INTENSAMENTE ALLA
CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA DOMENICALE.
1. Giuseppe al centro, ma alla luce di Gesù e di suo
Padre
Non pochi
commentatori titolano e indicano questo brano come «L'annuncio a Giuseppe». E
certamente è il padre legale di Gesù il destinatario dell’odierno messaggio
angelico. E’ il falegname di Nazareth l'interlocutore di Dio. E’ Giuseppe l'uomo che
vive un'ora drammatica della sua fede. E’ lo sposo di Maria che si rivela nel
racconto uomo giusto e ricco di amore per Dio e per la sua donna.
Ma il cuore del brano, il
centro della narrazione, non è Giuseppe: è ancora Dio nella novità sorprendente
del suo agire ed è Gesù, il Figlio nel quale il Padre vuole realizzare una
presenza definitiva e salvifica.
Questa sezione del Vangelo
secondo Matteo si configura, dunque, come teologica e cristologica, senza per
questo escludere il sue radicamento storico, il suo ancoraggio ad antichi
racconti tramandati dai parenti di Gesù, da Maria in particolare.
2. Gesù, le attese dei secoli
si realizzano
Anche per tale pagina, allora, essenziale è cogliere
il cuore del messaggio che l'evangelista vuole trasmettere al lettore
attraverso simboli, allusioni, rinvii alle Scritture e attraverso i
comportamenti degli attori non protagonisti della vicenda narrata.
Ancora una volta l'interesse di Matteo è per quel
bambino misteriosamente presente, minuscola goccia di vita, nel grembo di una
giovane donna (alma), di una vergine (parthénos). Quel minuscolo
grumo di carne pulsante è l'approdo di una storia lunga millenni, carica di
attese, bagnata dal pianto delle generazioni, mille volte nel fango e sempre
fatta ripartire da Dio rinnovando la sua antica promessa.
Nelle sue notti,
frequenti e lunghe, il popolo di Dio, o almeno un suo piccolo resto, ha potuto
sopravvivere all'ostilità del mondo circostante e al suo proprio peccato
aggrappandosi a quella promessa che Isaia (7,14) enuncia in termini scandalosi
per l'umana ragione e che Matteo riporta a conferma della fedeltà di Dio:
« Ecco, la vergine concepirà
e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele » (1,23). In Gesù l'antica
profezia si adempie. Dio non delude: tiene fede alla propria promessa.
La Scrittura registra
puntualmente interventi particolari, diretti, di Dio nella nascita di uomini
che dovevano incarnare una sua speciale presenza, scelti per far progredire il
suo disegno di salvezza. Accade per Isacco (Gn 21), per Giacobbe (Gn 25,21),
per Samuele (ISam 1,4-20).
Per Gesù, il Figlio,
l'intervento divino è straordinario, unico, oltre le leggi della natura. Non
ci sarà un padre terreno. Sarà sostituito dallo Spirito, il principio ultimo e
primo della creazione e della vita. Giuseppe, come vedremo, non si
offenderà. La fede e la pratica diuturna della giustizia davanti a Dio e agli
uomini l'aiuteranno a capire e ad accettare un Dio difficile.
3. Un futuro delineato fin dalla nascita.
Nel grembo verginale di
Maria confluisce il fiume dei secoli e, in germe, è già presente e si delinea
nei suoi tratti fondamentali il futuro di colui che nascerà. Lo Spirito, che
concorre al suo concepimento e alla sua nascita, non lo abbandonerà più per
l'intero arco della sua breve ma intensa esistenza. Sarà sempre su di lui, in
lui, risuonerà sulle sue labbra, renderà potenti le sue mani, lo sosterrà
nell'ora tenebrosa.
Preconizzato
fin dal grembo materno come Dio-che-salva (Jeshuà), come Dio-con-noi (Emmanuele),
egli onorerà pienamente questi titoli, impegnativi oltre che onorifici.
Nella casa di Nazareth, sul grembo di Maria che nasconde un mistero tanto grande,
già si protende la luce dei sentieri palestinesi battuti dai piedi
dell'amico-dei-peccatori e già si allunga l'ombra della croce con cui
Dio-salva.
Anche
l'elemento arcano, la dimensione del meraviglioso che attraverserà gli
eventi dell'esistenza di Gesù è già presente al suo concepimento, come alba che
prelude al giorno.
4. Giuseppe: scomparire per
esserci.
Dio irrompe
nella vita di questa piccola grande creatura e, come sempre accade, la
sconvolge per sempre. Tutto inizia con quella gravidanza umanamente
inspiegabile della sua fidanzata, fonte
di allegrezza per Maria, di turbamento per lui. La legge di Dio gli impone di
ripudiare la donna che ama. La certezza della sua innocenza e la carità glielo
vietano. Ma non è questo il dilemma che rende interminabili e angosciose le sue
notti. Non tra giustizia della legge ed esigenze della carità è il suo dramma.
Giuseppe teme che Dio ami di un amore esclusivo la
stessa donna che lui ama e siccome è uomo giusto non vuole competere con Dio.
Gli avrebbe lasciato campo libero se Dio, attraverso il suo angelo, non gli
avesse fatto sapere in sogno che l'amore divino non entra in concorrenza con
l'amore umano: lo assorbe e lo trasforma, lo trascende, ma non lo distrugge.
E Giuseppe accetta, felice
di amare Maria in Dio, rispettoso del mistero che l'avvolge. La
Parola-rivelazione di Dio scioglie il dramma di Giuseppe. Rinuncerà a un amore
carnale verso Maria per amore di Maria, madre del suo Signore. Ma il suo non
sarà un matrimonio apparente. Sarà un vincolo saldissimo fondato su un amore
immenso.
Anche la sua paternità non sarà fìttizia. Il figlio,
di Maria e dello Spirito, anche Giuseppe dovrà ogni giorno generarlo alla vita,
a una fede-obbedienza, a un amore di Dio tanto forte da diventare salvifico.
Ogni giorno lo ri-conoscerà come Dio-che-salva e lo chiamerà Gesù. Vivendo con
lui sperimenterà che cosa veramente significa l'Emmanuele, il Dio-con-noi.
In
Giuseppe si compie, anticipato, un piccolo evento pasquale: muore ai suoi
progetti umani, alle sue sicurezze, e dal sonno-morte del suo dramma di uomo
e di credente esce come risuscitato-"(egherteìs, il verbo della
risurrezione!), uno di quegli uomini nuovi che il Figlio guiderà.
UN FRATERNO
SALUTO, D. PIETRO