La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

sabato 25 luglio 2020

Vangelo della XVII domenica del T.O.. Don Pietro

1. "Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto... ad una perla..."

Il regno dei cieli sta ad indicare qui il regno di Dio. Gli ebrei  non nominano  il nome di Dio ma usano delle perifrasi.
Il regno di Dio significa Dio stesso. Il senso della parabola della perla e del tesoro è diverso nei due casi. Infatti si allude a due diverse esperienze. Il tesoro viene trovato casualmente. La perla invece in seguito ad una accurata ricerca.
Il regno è la realtà più preziosa per un credente. Questo regno già c'è, ma è nascosto. Nascosto in un campo. Il campo è il cuore dell'uomo, è la vita,  il mondo,  la creazione, è la storia Questo tesoro e questa perla occorre cercarli.
Ed entrare in possesso del tesoro e della perla è gratuito. Infatti non esiste merito adeguato.
Occorre però fare spazio al tesoro e alla perla eliminando gli ostacoli.
La grazia cioè si coniuga sempre con la responsabilità.
Il segno  che uno li ha trovato è la gioia che ne segue. Il cristiano non apprezza il sacrificio dello stoico che è sprezzante dei beni.
Il pensiero di possedere un tesoro, una perla dà una gioia che viene da Dio e fa sì che  anche le rinunce per averli non costano molto. Occorre però comunque "vendere i propri averi": nel senso che le cose che non costano nulla non si apprezzano e si ritengono  " dovute".

2. "È simile anche ad una rete... che raccoglie ogni genere di pesci".

Ritorna, come nella parabola del buon grano e della zizzania, la tentazione della selezione e della perfezione. Anche questa mini parabola ci invita a sobbarcarci alla fatica della convivenza.
L'esame di "maturità" e di "idoneità" ci sarà solo alla fine e i "commissari" dell'esame saranno solo gli angeli. È probabile, quasi certo, che l'esito dell'esame comporterà moltissime sorprese...

3. Indicazioni per noi

I discepoli del Signore sono cercatori del tesoro di Dio. 
Noi quanto siamo disposti a rischiare per questo tesoro? 
Ricordiamoci intanto che i compagni di viaggio  non sono dei perfetti. E chi di noi lo è?

sabato 18 luglio 2020

VANGELO DELLA XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. Don Pietro

La zizzania nel campo di grano

1. Messaggio centrale della parabola
Il bene (raffigurato dal grano) e il male (simboleggiato dalla zizzania) crescono insieme in un intreccio che non spetta all'uomo districare.
Lo farà il Signore a suo tempo.
Al livello strutturale la parabola presenta due elementi: una storia e un dialogo.
La storia prende avvio da una constatazione:  dei contadini si accorgono che nel campo del loro padrone, mischiata al grano, è cresciuta anche della zizzania.
Il dialogo nasce dalla constatazione di cui sopra e consta di due battute con botta e risposta.
Nella storia si intravedono con precisione tre tempi: il primo tempo è la crescita del grano e della zizzania. Il secondo tempo è il dialogo tra i servi e il padrone. Infine il terzo tempo è la mietitura e il giudizio.
Fermiamo la nostra attenzione sul secondo tempo perché ad esso è rivolta e richiamata l'attenzione della parabola.  

"Non hai seminato buon seme nel tuo campo?".
È la prima domanda del dialogo. Nell'ambiente sociale palestinese era possibile che qualcuno per vendetta seminasse dell'erba cattiva, della zizzania nel campo di un suo avversario. Nel caso nostro quando i servi scoprono la presenza della zizzania restano sorpresi, non resta però sorpreso il padrone. Ma la sorpresa più grande è un'altra: è l'ordine che dà il padrone di non estirpare la zizzania ma di lasciarla crescere insieme al grano.
Questo quest'ordine è contro l'abitudine diffusa di sarchiare il campo prima della mietitura, per liberarlo dalle erbacce. 

"Allora dirò ai mietitori di separare e bruciare nel fuoco la zizzania"
L'esito finale della vicenda non è il punto centrale della parabola. Ma è importante perché testimonia che il padrone non è affatto indifferente al bene e al male.
Allora Dio non pensa al regno come ad una comunità di perfetti, di giusti.
Gesù non ha costituito una cerchia ristretta di santi. I discepoli non sono  autorizzati a fare cernite tra buoni e cattivi. Neppure sono autorizzati a pensare che  bene o male siano la stessa cosa!
Solo alla fine ci sarà la separazione, e non spetta gli uomini farla. Sino ad allora il bene e il male, i buoni e i malvagi debbono convivere insieme.

" Lasciate che crescano insieme"
La zizzania, cioè il male, presente nel campo di Dio è  opera del nemico.Che  cresca insieme al grano è volontà di Dio.
“Lasciate”: qui è la sconcertante novità del messaggio della parabola: è un ordine inatteso con una quasi  giustificazione.

Chi può riconoscere chiaramente il buon grano cioè il bene e distinguerlo dalla zizzania cioè dal male?.
Eppoi: il grano può sempre diventare zizzania e anche la zizzania può mutarsi in buon grano!
I servi di ieri e di oggi si scandalizzano per quest'ordine del padrone, animati come sono da una sorta di sacro furore per cui vorrebbero correggere la tolleranza del padrone. 

Perché il padrone vuole diversamente dai servi?
Bisogna fare attenzione alla prima domanda dei servi: "Signore, ma non hai seminato del buon grano nel tuo campo? Donde viene la zizzania?
Fuori parabola per noi la domanda suona così: se Dio è buono, perché esiste il male nel mondo? Se il tempo messianico è giunto, perché ancora il peccato è presente nel mondo, persino nella comunità cristiana?
Oppure: come mai anche l'ultimo intervento di Dio nella storia degli uomini con la venuta del Messia non ha cambiato le cose?
Quando sarà restaurata la giustizia nel mondo?
È solo ancora il tempo della promessa? Su ci sarà il compimento?
E se il regno di dire arrivato, donde viene la zizzania, il male?

Il padrone del campo risponde laconicamente: "Un nemico ha fatto questo". Come a dire: "Non è colpa mia". Con la risposta del padrone l'essenziale sull'origine del male e detto.
La parola di Dio, infatti, non vuole spiegare il male. Vuole solo indicarci come vivere in un mondo dove bene e male crescono insieme. La parabola non persegue uno scopo teorico, ma pratico.
I servi sentendo che la zizzania è stata seminata da un nemico propongono di estirparla. Il padrone non è di tale parere e dice: "Lasciate che crescano insieme, fino alla mietitura il grano e la zizzania".

La parabola contiene anche un forte invito alla misericordia. Nella prima lettera ai Corinzi (4, 5) San Paolo scrive: "Non giudicate nulla, prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce ciò che le tenebre nascondono e manifesterà i consigli del cuore".
La volontà di eliminare il male molte volte è presente anche nei vari mondi vitali della società: la scuola, il sistema penale, la cultura, persino nella Chiesa.
Attenzione: "Tolleranza" non è sinonimo di indifferenza. Al contrario è segno di amore e di speranza, a imitazione di Gesù.
Qualche annotazione conclusiva
La zizzania può essere anche in ognuno di noi: dobbiamo accettare di farla convivere in noi perché è difficile distinguerla dal buon grano che anche nasce, per grazia di Dio, in noi.
La zizzania che vediamo nella vita di alcune persone non è imputabile solo alla  loro responsabilità.
Dio ci esorta ad essere pazienti con gli altri, saperli aspettare, come lui fa.
Infine il nemico può seminare la zizzania in noi e negli altri perché abbassiamo la guardia, cioè non vigiliamo e viviamo dissipati e distratti..