La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

sabato 22 agosto 2020

XXI domenica del tempo ORDINARIO. Riflessione di don Pietro


La confessione e la missione di Pietro (Matteo 16,13-20)


A. La confessione di Pietro


Prima di incominciare a parlare della sua imminente passione e morte, Gesù compie una specie di sondaggio sulla percezione che di lui hanno avuto le folle e, soprattutto, i discepoli.

Le folle sono arrivate a scoprire in lui un personaggio messianico, ma non  il "figlio dell'uomo", cioè l'associato  all'Antico dei giorni, il partecipe della stessa gloria di Dio e della sua signoria sui cieli e sulla terra.

La fede dei discepoli, poi, rischia di essere inficiata da una visione terrestre e nazionalistica della messianicità di Gesù.

Alla domanda posta a tutti i discepoli risponde Pietro e ciò conferma il suo ruolo di loro portavoce rappresentante presso Gesù.

Pietro afferma che Gesù, non solo è il Messia, ma è il "Figlio del Dio vivente".

Per questa sua confessione Pietro riceve l'elogio di Gesù: "Beato se tu, Simone...": una parola che esprime il ruolo particolare  e unico di Pietro nel gruppo dei discepoli. 


B. La missione di Pietro


I compiti di cui Pietro è investito sono espressi da Gesù attraverso tre simboli: la pietra, le chiavi, e l'azione del "legare e  sciogliere".


1. La pietra


A Simone Gesù aveva cambiato nome dandogli quello di "Cefa".

Nella Bibbia il nome è sempre legato alla missione che, chi lo porta, deve compiere.

Simone, perciò, nelle intenzioni di Gesù, dovrà essere la pietra su cui si innalzerà alla sua Chiesa.

Fuor di metafora Pietro, nel disegno di Gesù, dovrà essere la roccia, la base stabile, su cui gettare le fondamenta della chiesa.

Senza questa base solida, rocciosa, l'edificio potrebbe crollare all'infuriare degli elementi scatenati dalla natura.

Naturalmente Dio, attraverso Cristo nello Spirito, è la pietra che sostiene il popolo di Dio.

Accanto, però, Gesù pone anche Pietro come roccia su cui edificare la Chiesa che Dio convoca per il culto.

La Chiesa è di Cristo, ma mentre essa è nel tempo, è affidata Pietro. Attraverso lui Cristo vi è ufficialmente presente.

La morte e le potenze del male non avranno il sopravvento sulla Chiesa, secondo la promessa di Gesù a Pietro.

Il fondamento che è Pietro durerà e darà coesione all'intero edificio ecclesiale per tutto il tempo della fase terrena della Chiesa.

Il compito assolto da Cristo di raccogliere e tenere uniti alla sua persona i discepoli ora, in sua assenza, sarà assolto da Pietro.

Gesù non ci ha lasciati isolati e dispersi, ma ci ha raccolti in una comunità che ha come fondamento visibile Pietro.

Bisogna essere con Pietro per far parte della comunità di Cristo.


2. Le chiavi


Un edificio ha sempre una porta e, quindi, delle chiavi. Chi le possiede non ha solo la custodia, ma esercita anche la responsabilità su di esso edificio.

Dare le chiavi è conferire dei poteri, è trasmettere una potestà di governo e di amministrazione.

Pietro, che riceve le chiavi della Chiesa, non ne è semplice custode, ma un fiduciario di Cristo, un suo rappresentante.

Non è il fondatore, né il sovrano incontrastato (lo è solo Cristo!), ma ne è il responsabile col potere di aprire e chiudere, beninteso sempre rispettando le intenzioni e la volontà di Cristo e non a proprio piacimento.

La potestà di Pietro non è rivolta solo agli uomini, ma anche all'insegnamento e ai beni spirituali. Infatti aprire o chiudere significa anche interpretare e   proporre un messaggio di fede e di vita.

Significativo è il plurale "le chiavi" a indicare la pienezza dei poteri dell'apostolo: sulle persone, sul messaggio e sui beni soprannaturali. 


3. "Legare e sciogliere"


E’ immagine del linguaggio giuridico del tempo. Significa dichiarare vera o erronea una dottrina, lecito o illecito un comportamento.

A Pietro è conferito la potestà di interpretare autenticamente l’insegnamento di Gesù traducendolo e attualizzandolo per gli uomini di tutti i tempi.

Le sue indicazioni non sono opinioni ma norme di vita vincolanti davanti a Dio e agli uomini.

Egli è la guida per la vita della comunità in ordine alla salvezza.


C.  " Voi chi dite che io sia?"


Se la domanda è rivolta a noi da Gesù non è valida una risposta che non scaturisca da un incontro-esperienza personale con lui, dalla sua intima frequentazione.

Solo allora lo Spirito ci suggerisce la risposta giusta, che è solo quella di Pietro, eliminando le risposte "della carne e del sangue".

Allora Gesù per me non sarà un sogno bello, ma impossibile; un seduttore-impostore; un ideaIista illuso che non sa vivere; un personaggio  prezioso reperto da museo archeologico.

Ma egli sarà unicamente e solo il luogo massimo della Presenza-Amore; il fratello, il compagno, l'amico, il maestro, il salvatore, l'inquietatore dolcissimo del cuore. Il figlio che io debbo imitare. 


sabato 15 agosto 2020

Riflessione alla XX domenica del T. O.. Don Pietro

1. Una donna pagana 

La donna che supplica per la figlia malata non è solo una madre angosciata, ma, soprattutto, è una pagana.

È una donna marginale, doppiamente disprezzata: in quanto donna e in quanto pagana.

Ed è proprio questa donna "irregolare" che induce Gesù a cambiare idea circa la sua missione: la salvezza che egli porta diventa da particolare, riservata cioè ai soli ebrei,  universale, estesa cioè a tutti gli uomini.


2. La fede di una pagana

Questa donna apparteneva ad un popolo, i cananei, che gli israeliti consideravano nemici, idolatri e immorali.

Era, poi, una donna,  una creatura, cioè, da sempre disprezzata dagli ebrei.

Proprio questa donna osa importunare Gesù, il maestro, violando la norma che vietava ad un rabbi di rivolgere la parola ad una donna in pubblico, fosse anche la propria moglie e di non accompagnarsi mai in un viaggio ad una donna, fosse anche la propria figlia!

Per giunta questa donna osa chiamare Gesù "Figlio di Davide", un appellativo che potevano usare solo gli israeliti puri e religiosi


3. Altri aspetti sconvolgenti del racconto

La risposta di Gesù alla richiesta della donna è durissima, anzi sprezzante, se si pensa che data ad una madre angosciata che supplica per la figlia gravemente inferma.

Perché Gesù si comporta così? Vediamo: 

"Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio", dice la donna.

Non sappiamo di quale malattia soffrisse sua figlia.

Al tempo di Gesù era normale attribuire all'opera del demonio tutte le malattie sconosciute.

Forse anche qui si tratta di una malattia psicosomatica che disturba o impedisce ad una persona di condurre una vita relazionale normale.


4. I figli e i cagnolini

All'inizio Gesù ignora la supplica della donna.

Sono i discepoli a intercedere, ma non per pietà: solo perché la donna la smetta di importunare.

Gesù non intende favorire la donna perché ritiene che la sua missione riguardi solo  Israele.

Dinanzi all'insistenza della donna Gesù le dice: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini".

Risposta durissima e offensiva: per gli ebrei il cane non era, come per noi, un caro e amico animale domestico. Era una creatura immonda e spregevole. "Cane" era l'insulto corrente che un ebreo rivolgeva ad un pagano. E tra i pagani, ritenuti cani,si pensava risiedessero i demoni.


5. Le vere intenzioni di Gesù

Secondo alcuni Gesù, intenzionato fin dal principio  ad esaudire la donna, si comporta duramente con lei solo per uno scopo pedagogico: far crescere e migliorare la sua fede.

Ma non si capirebbe in tal caso la durezza di Gesù verso una creatura fragile, angosciata e dotata, sin dal principio, di una fede immensa in lui.

Con altre persone, meno credenti, Gesù non è mai stato tanto duro!

Secondo altri l'episodio testimonia di un'evoluzione e crescita nella coscienza di Gesù in ordine alla comprensione della sua missione.

In tal caso è questa donna che provoca in Gesù un cambiamento profondo e reale.

In Gesù cioè, è avvenuta una lenta maturazione. A produrla alcuni incontri decisivi della sua vita pubblica.


6. Le donne e la svolta salvifica


Nel cammino dell'alleanza Dio-uomo ci sono delle svolte quasi sempre provocate da figure femminili, anche se non sempre esemplari.

La cosa è evidente sopratutto nella vicenda di Gesù: la donna che lo incontrano hanno l'esistenza cambiata. Ma anche Gesù si lascia cambiare dall'incontro con le donne.


7. La donna siro-fenicia (cananea)


Questa donna è un modello di umiltà: si lascia ignorare, trattare bruscamente, persino insultare, senza reagire.

Ma è anche un esempio di tenacia nella preghiera: non cede, non rinuncia, persuasa come è del suo buon diritto.

Questa donna incarna la supplica di tutte le minoranze oppresse della storia.

Pur essendo pagana ella appare in singolare continuità con tutti i giusti intercessori dell'Antico Testamento: con Abramo, con Giacobbe, con Mosè, con Giobbe che difende dinanzi a Dio il proprio diritto di essere ascoltato

"Le briciole" nella sua replica a Gesù evocano la sovrabbondanza dei beni che il regno porta il uomini.

A tutti gli uomini, non solo a pochi intimi o privilegiati.

Queste briciole che cadono da una tavola ricolma di cibo parlano di una misteriosa sovrabbondanza dei beni.

Anche la fede della donna registra una progressione: prima chiama Gesù "Figlio di Davide", poi "Signore" e infine "Dio" perché gli si prostra innanzi.

E Gesù loda questa fede, soprattutto perché presente in una persona irregolare.

Poi  Gesù "convertito" oltre a guarire la figlia della cananea, continua ad operare molti altri miracoli nella Decapoli, regione a forte presenza pagana.

La salvezza è per tutti. Il " velo del tempio" comincia a squarciarsi.

La distinzione tra vicini e lontani, puri e impuri, figli e cani cade per sempre. Grazie ad una donna pagana. 


giovedì 13 agosto 2020

SOLENNITA’ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA. Riflessione di don Pietro

1. Parallelo tra Adamo e Cristo

Da Adamo noi partecipiamo la condizione di debolezza e di morte. Perciò siamo circondati da paure e siamo irretiti dalle seduzioni del mondo. In quanto condannati a morte cerchiamo surrogati e  sicurezze di vita. La ricerca ansiosa del piacere, l'attaccamento al denaro sono forme di una paura della morte che ci rende condizionati ed egoisti.

Gesù di Nazaret è stato un uomo come noi, ma non è vissuto come noi. Non ha affermato se stesso contro Dio. Al contrario si è abbandonato alla volontà di Dio.

Libero da se stesso, ha fatto di se stesso un dono a Dio attraverso l'amore dei fratelli. 

E Dio gli ha dato ragione: Adamo cerca se stesso e trova solo angoscia, solitudine e morte. Cristo si affida e  offre a Dio se stesso e trova vittoria sulla morte.

La sorte di Gesù riguarda anche noi. C'è un ordine: prima Cristo, poi quelli che sono di Cristo.

"Essere di Cristo" non è qualcosa che può avvenire naturalmente, come accade nel rapporto con Adamo, ma si realizza solo quando la nostra vita si apre liberamente alla fede di lui.

Maria è la prima credente. Prima in senso non cronologico ma qualitativo.

La sua e stata una fede limpida, integrale, senza riserve.

Perciò Maria è assunta in Cielo.

Maria è la prima credente.. Cioè la prima persona umana nella quale la redenzione del Cristo ha manifestato tutta la sua fecondità.

In Maria si anticipa l'adesione e il destino della Chiesa.

Come Maria anche la Chiesa deve portare Cristo.

Come Maria anche la Chiesa deve accogliere la Parola di Dio, vivere di fede, portare a tutti la gioia della fede, partecipare della vita si Cristo.

In Maria già si è compiuto ciò che la Chiesa spera e attende.

Da quì la nostra fiducia: "L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte". 


domenica 2 agosto 2020

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. Don Pietro

1. Il significato essenziale del miracolo

Dio non è indifferente ai bisogni materiali, fisici dell’uomo.
La salvezza è offerta da Dio in Cristo ad ogni uomo e a tutto l'uomo.
È respinta ogni lettura spiritualistica del regno.

2. Come leggere la fame che affligge molti...

La fame nel mondo è un problema spirituale, non solo materiale. La fame nel mondo dfa dubitare della  volontà di bene di Dio verso le sue creature e fa nascere  la protesta verso il Cielo. La fame nel mondo sfida, oggi in particolare, la fede-carità dei credenti

3. Le indicazioni derivanti dal comportamento di Gesù

A far decidere Gesù ad operare il miracolo della moltiplicazione dei pani è il suo amore compassionevole per la folla affamata che lo segue da giorni.
La fame nel mondo non si risolverà, senza un cuore compassionevole e una radicale conversione sul senso e sulla destinazione dei beni terreni. Nel disegno di Dio essi debbono servire a tutti gli uomini, nessuno escluso. Decisivo, per avviare assoluzione il problema e lo scandalo della fame nel mondo, è un amore rivestito di giustizia. I discepoli del Signore con il loro impegno morale, politico, culturale, sociale, sono chiamati ad affrontare e ad avviare a soluzione i bisogni collettivi dell'umanità.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte. Emerge con chiarezza che a operare miracoli è solo l'amore.

4. Oltre il pane materiale 
Il pane moltiplicato da Gesù è la memoria vivente della manna che Dio concesse al suo popolo nel deserto. Ma è anche profezia dell'eucaristia che Cristo avrebbe  istituito ed è infine allusione al convitto escatologico degli ultimi giorni.
Il senso profondo del pane ci è rivelato nell'eucaristia. In essa il pane per il corpo diventa segno di un altro pane. La fame materiale dell'uomo è segno anche di un'altra fame: la fame di Dio.