La confessione e la missione di Pietro (Matteo 16,13-20)
A. La confessione di Pietro
Prima di incominciare a parlare della sua imminente passione e morte, Gesù compie una specie di sondaggio sulla percezione che di lui hanno avuto le folle e, soprattutto, i discepoli.
Le folle sono arrivate a scoprire in lui un personaggio messianico, ma non il "figlio dell'uomo", cioè l'associato all'Antico dei giorni, il partecipe della stessa gloria di Dio e della sua signoria sui cieli e sulla terra.
La fede dei discepoli, poi, rischia di essere inficiata da una visione terrestre e nazionalistica della messianicità di Gesù.
Alla domanda posta a tutti i discepoli risponde Pietro e ciò conferma il suo ruolo di loro portavoce rappresentante presso Gesù.
Pietro afferma che Gesù, non solo è il Messia, ma è il "Figlio del Dio vivente".
Per questa sua confessione Pietro riceve l'elogio di Gesù: "Beato se tu, Simone...": una parola che esprime il ruolo particolare e unico di Pietro nel gruppo dei discepoli.
B. La missione di Pietro
I compiti di cui Pietro è investito sono espressi da Gesù attraverso tre simboli: la pietra, le chiavi, e l'azione del "legare e sciogliere".
1. La pietra
A Simone Gesù aveva cambiato nome dandogli quello di "Cefa".
Nella Bibbia il nome è sempre legato alla missione che, chi lo porta, deve compiere.
Simone, perciò, nelle intenzioni di Gesù, dovrà essere la pietra su cui si innalzerà alla sua Chiesa.
Fuor di metafora Pietro, nel disegno di Gesù, dovrà essere la roccia, la base stabile, su cui gettare le fondamenta della chiesa.
Senza questa base solida, rocciosa, l'edificio potrebbe crollare all'infuriare degli elementi scatenati dalla natura.
Naturalmente Dio, attraverso Cristo nello Spirito, è la pietra che sostiene il popolo di Dio.
Accanto, però, Gesù pone anche Pietro come roccia su cui edificare la Chiesa che Dio convoca per il culto.
La Chiesa è di Cristo, ma mentre essa è nel tempo, è affidata Pietro. Attraverso lui Cristo vi è ufficialmente presente.
La morte e le potenze del male non avranno il sopravvento sulla Chiesa, secondo la promessa di Gesù a Pietro.
Il fondamento che è Pietro durerà e darà coesione all'intero edificio ecclesiale per tutto il tempo della fase terrena della Chiesa.
Il compito assolto da Cristo di raccogliere e tenere uniti alla sua persona i discepoli ora, in sua assenza, sarà assolto da Pietro.
Gesù non ci ha lasciati isolati e dispersi, ma ci ha raccolti in una comunità che ha come fondamento visibile Pietro.
Bisogna essere con Pietro per far parte della comunità di Cristo.
2. Le chiavi
Un edificio ha sempre una porta e, quindi, delle chiavi. Chi le possiede non ha solo la custodia, ma esercita anche la responsabilità su di esso edificio.
Dare le chiavi è conferire dei poteri, è trasmettere una potestà di governo e di amministrazione.
Pietro, che riceve le chiavi della Chiesa, non ne è semplice custode, ma un fiduciario di Cristo, un suo rappresentante.
Non è il fondatore, né il sovrano incontrastato (lo è solo Cristo!), ma ne è il responsabile col potere di aprire e chiudere, beninteso sempre rispettando le intenzioni e la volontà di Cristo e non a proprio piacimento.
La potestà di Pietro non è rivolta solo agli uomini, ma anche all'insegnamento e ai beni spirituali. Infatti aprire o chiudere significa anche interpretare e proporre un messaggio di fede e di vita.
Significativo è il plurale "le chiavi" a indicare la pienezza dei poteri dell'apostolo: sulle persone, sul messaggio e sui beni soprannaturali.
3. "Legare e sciogliere"
E’ immagine del linguaggio giuridico del tempo. Significa dichiarare vera o erronea una dottrina, lecito o illecito un comportamento.
A Pietro è conferito la potestà di interpretare autenticamente l’insegnamento di Gesù traducendolo e attualizzandolo per gli uomini di tutti i tempi.
Le sue indicazioni non sono opinioni ma norme di vita vincolanti davanti a Dio e agli uomini.
Egli è la guida per la vita della comunità in ordine alla salvezza.
C. " Voi chi dite che io sia?"
Se la domanda è rivolta a noi da Gesù non è valida una risposta che non scaturisca da un incontro-esperienza personale con lui, dalla sua intima frequentazione.
Solo allora lo Spirito ci suggerisce la risposta giusta, che è solo quella di Pietro, eliminando le risposte "della carne e del sangue".
Allora Gesù per me non sarà un sogno bello, ma impossibile; un seduttore-impostore; un ideaIista illuso che non sa vivere; un personaggio prezioso reperto da museo archeologico.
Ma egli sarà unicamente e solo il luogo massimo della Presenza-Amore; il fratello, il compagno, l'amico, il maestro, il salvatore, l'inquietatore dolcissimo del cuore. Il figlio che io debbo imitare.