Nell'incontro con la Samaritana Gesù si presenta come il dono di Dio per il bisogno di vita dell'uomo.
Nell'episodio del cieco nato appare come la luce del mondo per orientare l'uomo smarrito.
Gesù è dunque il grande dono di Dio. Ma è anche capace di misurarsi con la morte? Può superare la sfida del tempo?
La storia di Lazzaro ci insegna che chi crede e pone in Gesù la sua esistenza conoscerà la morte, ma "anche se muore vivrà" a motivo della sua fede. La morte disfa e distrugge la vita fisica dell'uomo, i suoi progetti e desideri, ma non può distruggere la vita che Dio dona agli uomini mediante Gesù.
La vita fisica viene dal mondo ed è sottoposta alle leggi che governano il mondo: nascita, crescita, consunzione, dissoluzione.
La vita eterna invece viene da Dio ed è sottratta a queste leggi, come è sottratto Dio.
Credere allora significa cogliere da Dio attraverso Gesù quest'offerta di vita eterna e affidare a lui per sempre la nostra esistenza. Ecco perché "chi crede non morirà in eterno"
La conferma all'amico di Gesù
Che non si tratti di una illusione dell'uomo, di una proiezione del suo desiderio di immortalità, ci è confermato dall'ultimo grande segno operato da Gesù: la risurrezione di Lazzaro.
Il suo ritorno alla vita, dopo quattro giorni di sepolcro, è la conferma -non l'unica- che è presente e opera in Gesù una forza più potente della morte.
Questa forza si manifesta verso Lazzaro, l'amico che Gesù amava intensamente. Lazzaro è simbolo dell'uomo che Dio ama e perciò gli dona la vita. Lazzaro è simbolo del discepolo cui Gesù si lega non solo con idee, ma con un rapporto personale di amore e di amicizia.
Amore e morte. Gloria di Dio e di Gesù
1. La risurrezione di Lazzaro è allora segno di potenza: Gesù è più forte della morte. Ma è anche segno d'amore: l’amore di Gesù per l'uomo è più forte della morte
2. "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il figlio di Dio venga glorificato".
L’amore di Dio doveva scontrarsi con la realtà della morte per vincerla e mostrarsi ad essa superiore.
La risurrezione di Lazzaro manifesta la superiorità dell’amore di Dio sulla morte e in questo Dio viene glorificato. E viene glorificato Gesù in quanto partecipe della stessa potenza e vittoria.
Nella Giudea
Per liberare Lazzaro dalla morte, Gesù torna in quella Giudea in cui molti tramavano contro di lui per ucciderlo. Significa che per dare la vita a Lazzaro Gesù ha rischiato la propria vita. Anzi, per donare la vita all'altro, Gesù sacrifica la propria vita.
C'è qui un'allusione forte al senso della salvezza: perché l'uomo non muoia, Gesù accetta di morire lui stesso.
Dunque:
l'amore vince la morte prendendo su di sé la morte.
Dio è più forte della morte, ma questa forza di Dio si manifesta nel momento in cui Gesù si sottomette alla morte per amore.
Risurrezione e morte
Con la venuta di Gesù tra gli uomini il vivere e il morire sono cambiati in profondità perché in questi eventi naturali è entrato il mondo futuro.
Il mondo non è più quello di prima, da quando Gesù vi ha seminato la forza vitale del mondo di Dio.
Gesù non promette alcun esonero dalla morte e dai mali che l'anticipano. Gesù colpirà la morte, dopo che la morte ci ha colpiti.
La risurrezione rimane futura, dopo la morte. Giovanni la considera già realizzata in quando l'operatore di risurrezione, il Cristo, è per sempre unito a noi, se noi non lo respingiamo.
Noi, ora, non abbiamo già la risurrezione, ma la vita che dovrà produrla, nella forma di un seme che deve germogliare e svilupparsi. Dobbiamo lasciarci contaminare dai fermenti di vita eterna per guarire dalla morte di cui siamo ammalati.
Chi possiede questi fermenti è Gesù, il Cristo, il Vivente. Solo lui può liberarci dalla malattia mortale della morte. Per sempre. Cristo ha lacrime per il nostro dolore. Il Lazzaro dentro di noi che è morto uscirà dal nostro profondo grazie alle sorelle che lo chiederanno al Cristo.