1. Gesù parte dalla periferia, dagli ultimi
Gesù inizia la sua predicazione dalla Galilea, ci dice Matteo. Questa indicazione di luogo non è principalmente ed esclusivamente un'annotazione storico-geografica, ma contiene un messaggio teologico sulle scelte e sullo stile con cui Dio vuole, attraverso il Cristo, agire nel mondo per costruire il suo Regno.
La Galilea era allora, dal punto di vista socio-religioso, una terra povera, desolata, avvolta dalle tenebre perché contaminata da presenze pagane. Proprio per questo la parola del Vangelo, la buona notizia, risuona innanzitutto là, nella periferia religiosa del giudaismo, non al centro, a Gerusalemme, cuore del paese, dove pure doveva manifestarsi la gloria di Dio.
Dio, in Cristo, va a cercare la gente lontana da lui. Sono le povertà dell'uomo che attirano la misericordia di Dio come un dono. È in quella terra, dove la religione di Israele viveva in stretto contatto con il paganesimo, che risuona il messaggio decisivo:
2. "Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino"
È a questa gente che viveva nella lontananza da Dio, che il Signore si fa vicino con la sua regalità ricca di misericordia, esortandola a cambiare l'orientamento della propria vita per accogliere le primizie della salvezza.
Una salvezza che è luce perché l’evangelo illumina e dona chiarezza di orientamento alla vita dell'uomo.
Una salvezza che è gioia perché il bisogno dell'uomo viene colmato con la pienezza della vita divina.
Una salvezza che è liberazione perché la sovranità di Dio libera da ogni altra sottomissione e schiavitù.
"Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino" cioè, perché Dio sta per esercitare la sua regalità salvifica. Cioè: sta per accadere nella storia una novità: la presenza attiva di Dio.
L’uomo può rispondere a questo avvento-evento solo con la conversione, con il mutamento profondo dell'orientamento fondamentale della sua vita.
Nella storia dell'uomo, nella sua vita ora è presente Dio e nulla può rimanere come prima: tutto cambia, tutto si rinnova.
3. I primi discepoli
Le parole e le opere di Gesù mostreranno che veramente il regno di Dio si è fatto vicino.
Ma è interessante che Matteo lo mostri anzitutto con la narrazione della chiamata dei primi apostoli.
Alcuni pescatori stanno facendo semplicemente il loro mestiere: all'improvviso lasciano tutto -reti, barca, famiglia- e iniziano un'esperienza singolare. Che cosa è successo? È successo che è arrivata fino a loro una parola potente che li ha staccati da tutte le loro abitudini e sicurezze di vita. Una parola che li ha gettati in un'avventura nuova. È l'avventura del Regno. Il Regno non è solo una bella idea. È Dio con tutta la sua forza e il suo amore. Quando questo Dio passa accanto all'uomo, si sviluppa una forza irresistibile di attrazione che scioglie i vecchi legami e ne costruisce di nuovi. Dovunque il Regno di Dio è passato: vicino a Pietro, ad Andrea, a Giacomo, a Giovanni, è passato così vicino che la loro vita ne è stata sconvolta.
In realtà chi è passato e Gesù di Nazaret: è lui che questi pescatori hanno visto, sono le sue parole quelle che hanno ascoltato, è dietro a lui che si sono mossi.
Non si poteva far capire meglio che è Gesù stesso il Regno di Dio: che in lui Dio si fa vicino agli uomini, che seguendo lui gli uomini mettono la propria vita in sintonia con la logica del Regno.
Ora, dunque, c'è un luogo sulla terra dove Dio si fa conoscere, sentire, vedere: è l'umanità umanissima di Gesù. Entrare in rapporto con l'uomo Gesù è il modo concreto per entrare in rapporto con Dio.
Stare con Gesù significa anche avere un interesse nuovo per gli uomini e per la loro salvezza da perseguire come una specie di nuova professione:
"Vi farò pescatori di uomini".
Ecco allora cosa significa nella sua essenza più profonda diventare "cristiani": significa stare con Cristo per il bene vero dell'uomo. Ecco, anche, cosa significa la Chiesa: significa uomini e donne alla sequela di Gesù a favore degli uomini curando, come Gesù, ogni sorta di malattia e infermità nel popolo.
Ecco un modo di essere pescatori di uomini che si può attuare anche senza possedere poteri taumaturgici, senza fare prodigi, ma operando il grande miracolo di restituire un'esistenza alla sua dignità e pienezza di vita.