L'incontro con il Papa è nato dal mio desiderio
di conoscere da vicino una persona che ritengo straordinaria. Gli ho consegnato
questo cartello perché nel 2013 Francesco ha pronunciato un'omelia in cui
ribadiva la condanna delle lamentele spiegando che "ci tolgono la
speranza". Sono state parole che mi hanno colpito perché rafforzavano la
mia convinzione in proposito, già espressa in un libro del 2012 che s'intitola
"Smettila di lamentarti".
A parlare così è Salvo Noè, psicologo e psicoterapeuta che, come
raccontato dal sito Vatican Insider, al termine dell'udienza generale del 14 giugno
scorso, ha regalato al Papa un cartello con la scritta `Vietato lamentarsi' che
da qualche giorno è appeso all'entrata del suo appartamento, a Casa Santa
Marta. "Francesco - spiega Noè - ha reagito con entusiasmo alla consegna
del cartello, tanto che appena l'ha visto ha fatto un gesto di apertura.
E poi l'ha letto con attenzione, rimanendo
colpito anche dalle frasi scritte sotto quella principale: `I trasgressori
saranno soggetti a una sindrome da vittimismo con conseguente abbassamento del
tono dell'umore e della capacità di risolvere problemi". Con questo ho voluto dire
che se focalizziamo la nostra attenzione sul lamento perdiamo l'attenzione su
quelle che sono le soluzioni dei nostri problemi. E allora per me il lamento diventa una
perdita di tempo. Dobbiamo concentrarci su ciò che possiamo fare per migliorare
la qualità della nostra vita".
"Il Papa affermava in quell'omelia del 2013 - aggiunge Noè - che
le lamentele sono cattive perché ci tolgono la speranza. E se ciò è vero in
chiave di fede cristiana, lo è anche dal punto di vista psicologico. In questo
senso le parole di Francesco hanno rafforzato il messaggio che io cerco di
trasmettere a chi viene alle mie conferenze o legge i miei libri. Nella vita ci
sono tanti motivi per essere giù di morale, in questo momento. Ci sono
difficoltà varie.
Ma se cominciamo ad agire, tutti insieme, per capire quali sono le
strategie per migliorare la nostra vita, possiamo farcela. Basta attivare dei
valori positivi, cristiani, come quelli della condivisione, dell'ascolto, della
comunicazione fraterna. Solo agendo così possiamo stare meglio. Per questo ho
apprezzato le parole del Papa, perché anch'io, nel mio piccolo, cerco di
aiutare le persone con le parole. Possono essere - a volte - dei farmaci molto
potenti".
"In
Italia - spiega lo psicoterapeuta - lo sport più praticato non è il calcio, ma
il lamento. C'è addirittura chi si laurea in lamentologia e ottiene anche voti
alti perché si lamenta di tutto, anche se non c'è un motivo valido. Il lamento,
infatti, è un'abitudine e spesso non è legato a determinate circostanze. Se
siamo abituati a lamentarci ci lamenteremo sempre, anche in occasione di una
bella giornata. Se c'è il sole ci lamentiamo perché sudiamo, se non c'è ci
lamentiamo per la pioggia, perché ci bagniamo.
Chi è abituato a lamentarsi, ormai lo fa automaticamente, perché è
entrato in una sorta di cappa vittimistica dalla quale tutto gli sembra
negativo. Il cartello che ho regalato al Papa vuole essere un modo per
sottolineare che se perdiamo tempo a lamentarci quel tempo lo sottraiamo alla
ricerca delle soluzioni per migliorare la nostra vita. Quindi dobbiamo cambiare
sport: dallo sport del lamento a quello delle soluzioni. Trovare soluzioni
insieme per vivere meglio".
"Il
lamento, si sa, - aggiunge il dott. Noè - è molto diffuso all'interno delle
aziende; nei gruppi di lavoro. Per combatterlo bisogna focalizzarsi sui punti
di forza. Nei gruppi di lavoro, infatti, si perde molto tempo in conflitti che
provocano disfunzioni e abbassano l'indice di produttività, perché è anche il
clima relazionale che si crea a essere negativo, e cioè disfunzionale. Ma se
spostiamo l'attenzione a un linguaggio produttivo, `proattivo', scopriamo che
non solo viviamo meglio nel nostro posto di lavoro, ma aumentiamo il nostro
indice di produttività perché aumenta quello di umanità, così fondamentale
nella nostra vita quotidiana". "Non mi aspettavo che il Papa
appendesse davvero il cartello `Vietato lamentarsi' all'ingresso del suo
appartamento", aggiunge Noè. "Mentre gli consegnavo il cartello, un
libro e un braccialetto con la stessa scritta, che si è subito messo al polso,
ho sentito che diceva ai suoi collaboratori di metterlo davanti alla sua
stanza, ma non speravo tanto". "Certo - conclude con un sorriso - se
non fosse accaduto non mi sarei lamentato! Mi sarebbe già bastato incontrare il
Papa e ricevere la sua energia. Ma sapere dove ha appeso il mio cartello mi emoziona
e mi commuove".
Articolo di Fabio Colagrande