La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

venerdì 26 giugno 2020

XIII domenica: riflessione sul Vangelo di don Pietro.



1. Amare Gesù più dei familiari più stretti

È questo un bell'esempio di quella radicalità evangelica richiesta ai discepoli del Signore. Ma è praticabile? Sì se si ritiene che l'amore esclusivo per  Gesù non è un sentire più affetto per lui, ma è porre la propria volontà di legarsi a Gesù prima dei vincoli familiari, al vertice dei valori da scegliere.
E questo non è far torto ai propri cari, tutt'altro!

2. Prendere la propria croce e seguire Gesù, per esserne degni

Questo è possibile con l’aiuto della grazia, solo se l'amore per  Gesù è sconfinato. La croce va compresa come il dono totale della propria vita al Signore.
Solo così non si vive per cose vane (facile benessere, il successo ad ogni costo, piacere sempre...), ma si vive in pienezza. 

3. I doveri verso i discepoli di Gesù

Bisogna accogliere i discepoli di Gesù come se si accogliesse Gesù stesso.
Ci sarà ricompensa anche per un solo bicchiere d'acqua loro offerto!  
Nella prima lettura addirittura Dio dona un figlio in cambio dell'ospitalità ad Eliseo.
È bella una interpretazione spirituale di questo aneddoto: l'amore feconda un cuore  sterile, ma deve essere amore gratuito!
Nella seconda lettura ci viene detto che un amore con queste caratteristiche significa la vittoria piena del proprio Dio e, dunque, sulla morte.

sabato 20 giugno 2020

Riflessione al Vangelo. Don Pietro


1. La missione dei discepoli

È quella di continuare l'opera di Gesù e cioè annunciare la buona notizia e compiere gesti di salvezza come guarigioni ed esorcismi.
I discepoli avranno lo stesso potere e autorità di Gesù, ma incontreranno anche la stessa opposizione sperimentata da lui. Il mondo posto tutto sotto il maligno, non potrà sopportare la luce, la giustizia, l'amore disinteressato.
L'opposizione del mondo può e sa essere anche violentissima. Ma non bisogna per questo lasciarsi intimidire e alterare il messaggio o addolcirne le esigenti richieste.
Infatti l'annuncio corrisponde alla volontà di Dio. L'annunciatore deve solo obbedire, non  ne può disporre né vi si può opporre.
L'annunciatore, minacciato dalle potenze ostili, può contare sulla protezione di Dio che guida il cammino della storia.
Gli uomini possono uccidere il corpo, ma non possono far fallire il senso della vita di un uomo.
Solo Dio deve essere temuto e il timore di Dio libera da qualsiasi altro timore. Allora all'annunciatore non capiterà nulla di male che Dio non sappia o non voglia. E sarà, per questo, una male limitato e provvisorio che apre la strada ad un bene completo e definitivo.

2. Il legame fra Gesù e il discepolo

In virtù del legame esistente tra il Maestro ed i suoi discepoli, questi sono suoi testimoni. In virtù ancora di questo legame Gesù è solidale con i discepoli dinanzi al Padre.
Naturalmente non siamo dinanzi ad uno scambio mercantile, ma ad una coerenza con le libere scelte dei discepoli.

3. Da chi viene la forza

Il profeta (ad esempio Geremia nella prima lettura di oggi) è fiducioso. Al suo fianco c'è Dio stesso. I nemici proveranno solo confusione e vergogna.
Il profeta, beninteso, non invoca la sua personale vendetta, ma la vittoria di Dio contro i suoi avversari.

domenica 14 giugno 2020

Corpus Domini. La riflessione di don Pietro


1. L’Eucaristia e la Chiesa

Tra Eucaristia e Chiesa c'è un  legame ineludibile: l'una realtà e l'altra sono, senza differenza alcuna, "Corpo di Cristo"
Come lo Spirito fa vivere e  ripresenta il Cristo agli uomini, così è lo stesso Spirito a far vivere la Chiesa rendendola luogo che riflette nel tempo la comunione trinitaria, luogo di incontro tra la storia trinitaria e la  storia umana.
I luoghi più privilegiati delle strutture dello spirito nella Chiesa sono la parola e i sacramenti dell'alleanza.
Ma il luogo che tutti li riassume divenendo culmine e fonte di tutta la vita ecclesiale è la celebrazione dell'eucaristia.
In essa si compie il memoriale della Pasqua del Signore e, attraverso la parola dello Spirito, il Cristo morto e risuscitato dal Padre, è reso presente per riconciliare gli uomini con Dio e tra di loro.
L’eucaristia è la grande azione di grazie al Padre per tutto ciò che egli ha compiuto, copie e compirà per la famiglia umana.
L’ eucaristia è il sacrificio  in cui l'intero creato è offerto per divenire regno di giustizia, di amore e di pace.
Essa è invocazione dello Spirito: in essa sale al Padre la lode e da esso discende dal Padre il dono della presenza vivificante del risorto.
Nell'eucaristia avviene e si celebra un incontro e una nascita: l'incontro tra Dio e l'uomo per stringere un'alleanza d’amore. La nascita è quella della Chiesa ed avviene, per il dono dello Spirito nel Cristo,  come Chiesa visibile e attuale insieme.
A partire dallo Spirito e a partire dal Cristo sono vere entrambe le affermazioni: l'eucaristia fa Chiesa e la Chiesa fa l'eucaristia.
L’eucaristia fa la Chiesa perché nell'eucaristia irrompe lo Spirito, ripresenta la Pasqua del Signore e raduna gli uomini nella forza della riconciliazione che la Pasqua opera.
La Chiesa fa l'eucaristia perché è la comunità celebrante il soggetto che, in obbedienza al suo unico Signore, si raccoglie per celebrare, secondo i diversi ministeri, il sacrificio della Nuova Alleanza.

2. Eucaristia e comunione

L'eucaristia, dunque, è il luogo in cui la Chiesa riscopre e vive il suo profondo mistero. Il suo essere cioè esperienza concreta di una comunione con Dio e fra uomini e donne, una comunione che ha origine in cielo, nel cuore più intimo della Trinità e che ha come meta e patria la gloria di Dio.
Di questa origine e meta la Chiesa in ogni eucaristia fa memoria. Una memoria che non è una sorta di estensione dello spirito dal presente al passato, ma biblicamente un movimento che dal passato raggiunge il presente e, in forza sullo Spirito, rende contemporaneo, vivo ed efficace per la comunità celebrante l'unico e definitivo evento salvifico e cioè la morte-risurrezione-dono dello Spirito.  
Questa memoria, inoltre, è ricca anche della promessa di un dono ancora più grande che Dio ha in serbo per i suoi  figli e che l'eucaristia in qualche modo anticipa. 
Questo memoriale eucaristico costituisce, fonda, la Chiesa nella sua realtà di mistero. Essa-Chiesa non è frutto di carne e sangue. Non è fiore spuntato dalla terra. Non è il risultato di accordi umani.  
Essa invece è un dono dall'alto, un frutto dell'iniziativa divina.
Per questa sua dimensione  misterica, la Chiesa è indisponibile ad una presa o comprensorio puramente umana. Essa è il luogo di una presenza altra tra le presenze terrene. Essa viene da altrove, è la tenda di Dio fra gli uomini e in questo frammento di carne e tempo lo Spirito prende  dimora.
Nella memoria  eucaristica la Chiesa si comprende anche come dono. La Chiesa non si inventa o si produce: la Chiesa si riceve. Essa non è il frutto della fatica dell’uomo, ma una grazia non meritata e non meritabile:  gratuita.
Ebbene, quando celebriamo il rendimento di grazie che rende presente il Crocifisso-Risorto fra noi, là irrompe lo Spirito e suscita come dono la Chiesa, la famiglia dei figli di Dio.   
L’eucaristia fonda e costituisce anche la missione della Chiesa. Come infatti  nell'eucaristia il Cristo morto e risorto si fa presente a tutte le situazioni umane contagiandole con la sua forza di riconciliazione e di vita, così la Chiesa che nasce dall'eucaristia deve farsi presente ad ogni dolore umano, ad ogni fame di giustizia e di liberazione per estendere a tutta la realtà la forza rinnovatrice del Cristo.
Se il  Dio che la Chiesa celebra nell'eucaristia si è fatto frammento totalmente dentro alla vicenda umana, anche la Chiesa non può rimanere spettatrice della vicenda umana. Non c'è situazione umana, specialmente di sofferenza e  di miseria, che non possa entrare nella celebrazione eucaristica e verso cui la Chiesa possa sentirsi estranea.
La convivialità eucaristica è segno e sorgente di presenza e condivisione da parte della Chiesa di tutto ciò che è umano.
La Chiesa eucaristica è Chiesa compagna di vita degli uomini cui annuncia il Regno che viene e la conseguente relativizzazione di sé e delle grandezze di questo mondo. Una Chiesa insieme libera  e sovversiva verso i compromessi della logica di potere di questo mondo.  
La Chiesa eucaristica è la testimone del SI che Dio ha detto agli uomini in  Cristo e insieme del NO con cui Dio ha giudicato nella croce di Cristo tutti i crocifissori della storia.
Povera e serva, voce degli uomini a Dio e voce di Dio agli uomini nel vivo della loro vicenda: questa è la Chiesa eucaristica, nata dalla Pasqua e sempre nuovamente suscitata dallo Spirito nella carne del mondo.

sabato 6 giugno 2020

S. Trinità, la riflessione di don Pietro

1. Dio è Trinità, perché è Amore
Nella prima lettura, tratta dalla Genesi, Dio proclama il suo nome di fronte a Israele: JHWH. Dio non è una forza anonima della natura, non è una potenza tenebrosa ultraterrena.
Dio ha un nome: dunque ha un volto, ha un cuore. Cioè è un Dio personale. I suoi attributi sono hesed ed hemet 
Hesed può tradursi con grazia, misericordia. JHWH  è cioè un Dio sensibile al dolore, non indifferente e freddo. Hemet  può tradursi con fedeltà. Dio colma il bisogno di vita dell'uomo con i suoi doni.
L’ira è solo una reazione breve e passeggera per il peccato dell'uomo.

2. Il Padre nel Figlio
Compassione, grazia e fedeltà Dio le manifesta soprattutto in Gesù Cristo, suo Figlio. In Cristo si conosce l'amore di Dio come amore solidale con l'uomo. L'amore di Dio in Cristo è dono totale,  "sino alla fine".
Perciò Gesù è immagine perfetta dell'amore del Padre.
Con Gesù Dio non dona solo cose preziose all'uomo (la vita, la libertà, la terra, la Legge...), ma dona se stesso. Per cui è annullata ogni distanza, è colmata dal dono di sé nel Figlio. Tra il Creatore e le creature, tra  il mondo e il suo fattore, tra il Santo e i peccatori nasce crolla il muro di divisione eretto dal peccato. Conseguentemente il nostro rapporto con Dio si decide nel nostro rapporto con Gesù suo Figlio. Chi crede in Gesù Cristo, cioè chi si lascia amare da Dio attraverso Gesù Cristo, non è condannato: il suo peccato è bruciato dall'amore di Dio.
Chi non crede in Gesù Cristo, cioè non si lascia amare e perdonare da Dio in Gesù Cristo, è già stato condannato: rimane nel suo peccato e nella condanna di Dio

3. Lo Spirito
L'amore del Padre e la grazia-Gesù ci sono comunicati attraverso il dono dello Spirito.
Lo Spirito è la comunione d'amore tra Padre e Figlio.
Lo Spirito apre i nostri cuori a questa comunione.
La Trinità è con noi" (II Cor): la Trinità è il mistero della nostra vita. La comunione che stabiliamo tra noi è il prolungamento della comunione trinitaria.
L'amore tra noi non è un ideale umano (etico)  ma è un riflesso in noi dell'amore divino.

4. Una vita trinitaria
Essa si realizza se viviamo con gli altri e per gli altri. 
Si realizza se doniamo tutto a Dio. 
Si compie se sappiamo uscire dal nostro io per andare incontro agli altri. E’ viva e reale se viviamo la comunione e il dono di noi stessi a Dio e ai fratelli