La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

sabato 25 aprile 2020

III Domenica di Pasqua. Riflessioni di don Pietro


A. Una grande ricchezza di messaggi

La parola di Dio di questa domenica. ci parla delle difficoltà che la comunità credente incontra per scoprire il Risorto nel proprio cammino. Viene registrata anche la delusione per una salvezza che tarda e che è diversa dalle proprie aspettative. Inoltre la fede è presentata come un cammino e l'inserimento nella comunità è uno dei suoi approdi  essenziali. Infine, viene presentato il Risorto mentre cammina con i suoi discepoli, e la sua è una presenza che si manifesta nella familiarità quotidiana della vita.

B. Il cammino del Risorto con i discepoli

Gesù non è un'idea vaga, un personaggio del passato, ma un compagno di strada che viene nascostamente, in incognito, nelle nostre vite, esattamente là dove noi avvertiamo scoramento, delusione e tentazione di desistere.
La sua presenza-compagnia lungo la strada del nostro  esistere non è legata a visioni celesti, a interventi sensazionali e riconoscibili a prima vista. Il Risorto va scoperto nella dimensione spesso oscura del quotidiano ed è sempre, o quasi, una presenza inattesa e quindi sconvolgente. Il Risorto non è una persona da vedere. La sua è una presenza invisibile da percepire come evento che fa vivere.
Questo è il cammino della fede per una comunità credente: arrivare a sperimentare Gesù come il Vivente, donatore di vita, come Colui che ha potere sopra la morte e sopra gli inferi.

C. Le tappe della fede.

1. La parola

Vita, missione, morte e risurrezione di Gesù sono dischiuse e offerte alla nostra fede nel loro unico è vero significato dalla parola di Dio consegnata alle Scritture. Queste  illuminano la vicenda del Cristo e ne sono a loro volta illuminate. La Scrittura è il terzo occhio, come dicevano i Padri.

2. il pane

Accanto alla parola, per scoprire la presenza invisibile del Cristo nel nostro faticoso andare quotidiano, c'è un altro segno, il pane, in un contesto di pranzo conviviale.
Per scoprire il significato dei segno, per renderlo eloquente, decisivo è l'atteggiamento della preghiera: "Resta con noi Signore, perché si fa sera". Nel semibuio che avvolge i nostri cuori nelle frequenti sere del nostro spirito, senza il suo aiuto non riusciremo mai a scorgere il suo volto quando si presenta a noi.
Se ci  soccorre la grazia invocata, allora  ogni volta che spezziamo il pane, cioè condividiamo  vita, gioie e dolori, ansie e speranze, il Signore è presente e vivo in mezzo a noi.
Darsi senza risparmio, amare fino al culmine, è la condizione per poter dire che Dio è con noi, ci visita il Vivente e datore di vita.
Poi il Cristo scompare, perché non ci adagiamo sulla sua presenza, ma viviamo la condizione della fede: vivere nella presenza-assenza del Signore e nel segno della sua presenza e cioè nell'amore-condivisione.

D. Conclusioni

Il viaggio dei due discepoli è il nostro viaggio. Noi siamo in viaggio con loro due.
Essi avevano sperato... sembra proprio che la storia va avanti facendosi beffe di chi spera. Chi osa sperare è chiamato all'angoscia. Sperare è come gettare l'angora della propria vita in Dio, ma Dio, la roccia salda, non si vede. Ciò che si vede è il mare in tempesta  e tale vista ci sconvolge e ci atterrisce...
Come nel viaggio verso la prima Emmaus, così nei viaggi verso le nostre Emmaus, a noi delusi e disincantati si accompagni un terzo viandante che ci fa leggere in profondità la sua e la nostra storia attraverso dei segni e ci chiede di credere alla sua verità oltre ogni evidenza.
La vista che ci dona è la sapienza del cuore in cui conoscenza e amore si fondono. La storia non è un monologo, ma un dialogo con un Altro.
Lo sconosciuto offre loro del pane: la fede è  donata a noi, non nasce da noi.
Come mai non riconoscono il Signore?
Perché non ne erano capaci: solo con la fede Gesù ha il volto di ogni viandante che si accompagna a noi.
Gesù prende sul serio le nostre delusioni e disperazioni e viene a dissolverle.

mercoledì 22 aprile 2020

Giornata mondiale della Terra


Lettera da Madre Terra
Care figliole e cari figlioli, faccio molta fatica a riconoscervi tali e a chiamarvi con questo nome. Il mio non è un appello, è un grido, non per me, ma soprattutto per voi. Che ne è della vita vostra e di tutti gli altri esseri viventi? Da secoli ormai come società avete preferito come fine principale della vostra attività la crescita della ricchezza e non la vita. Io per troppi di voi non sono la placenta della vita, né la rigeneratrice degli
elementi vitali per tutti gli esseri; sono principalmente la grande miniera da sfruttare per le risorse e la grande discarica per tutti i rifiuti. Con lo straordinario sviluppo della tecnologia dalla metà dal secolo scorso avete impresso una “rapidizzazione” senza precedenti allo sfruttamento senza limiti delle risorse, all’aumento della temperatura, al cambiamento climatico, all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, all’avvelenamento dei terreni con i prodotti chimici, alla acidificazione degli oceani, al consumo e degrado del suolo fertile e coltivabile, alla riduzione della fascia di ozono stratosferico, alla perdita della biodiversità con l’estinzione massiccia di specie, alla grande pressione di disequilibrio tra ecosistemi terrestri. Sono nata 4,5 miliardi di anni fa. Ho visto i primi ominidi 160.000 anni fa e da 10.000 anni avevo stabilito con voi una convivenza stabile, anche se sempre con qualche conflitto.
Questo periodo è stato chiamato Olocene. Dopo varie ere geologiche si era giunti a un equilibrio stabile con l’interazione tra foreste, savane, barriere coralline, praterie, pesci, mammiferi, batteri, qualità dell’aria, ghiacci, temperature, disponibilità di acqua dolce e di suoli produttivi. In tutti questi secoli avevo raggiunto una buona resilienza, che mi permetteva di assorbire tutti gli eccessi della vostra attività e riequilibrare la rete della vita del tutto connessa, che unisce tutti gli ecosistemi. In sole due generazioni le vostre attività umane hanno oltrepassato la mia capacità di sostenere il vostro mondo in modo stabile; ogni anno mi vedo anticipare il giorno delle mie possibilità di recupero.
Anch’io ho confini planetari che devo rispettare, pena fenomeni catastrofici e processi irreversibili. Già per i cambiamenti climatici, la perdita della biodiversità, il cambio d’uso dei suoli e l ’inquinamento da azoto e fosforo i processi sono oltre il limite. Che ne sarà di me con voi tutti, quando saranno sciolti i ghiacciai e le calotte polari? Vedo che i vostri contrasti vertono principalmente sui conflitti sociali e politici e si concentrano sulla crescita economica e finanziaria, con il risultato ingiusto e permanente di una minoranza ricchissima e una stragrande maggioranza di persone povera, spesso misera. Non vi suona ironico, oltre che tragico, che l’industria principale dei ricchi per garantirsi il predominio e i privilegi sia l’industria delle armi, strumenti per dare morte e non per aiutare a vivere?
Come reagireste se venisse usata violenza a una mamma incinta della sua creatura? Perché non pensate che a me è legato anche l’utero delle mamme con le loro creature? Perché accettate che nelle mie viscere vengano stipate, custodite e vegliate le bombe atomiche capaci solo di immani distruzioni e di morte per tutti? Ma la vita vostra e di tutti gli esseri dipende dall’accumulo di potere e di ricchezze o non piuttosto dall’aria pulita respirabile, dall’acqua sicura e potabile, dal cibo sano e sufficiente per tutti? Perché vi fate la guerra mentre io, che sono la vostra casa, sto bruciando? Voi continuate a preoccuparvi delle vostre opere, coprendo di cemento e asfalto distese di suolo prezioso; le vostre città dilagano ovunque, riempite di veicoli ogni angolo del pianeta. Continuate ad abbattere alberi nei luoghi densamente abitati, distruggete intere foreste pluviali, beni comuni insostituibili e occupate i suoli non per il cibo, ma con monocolture agricole industriali solo per ottenere vantaggi economici.
Per lo stesso motivo avete ridotto in schiavitù gran parte dei vostri fratelli animali; milioni di bovini, ovini, suini, galline, oche… imprigionati dalla nascita alla morte in tristissimi lager. Da dove viene questo disprezzo per la vita e questa volontà di morte? Vi prego mettetevi davanti ai vostri figli e ai vostri nipoti; quando guardate con responsabilità al loro futuro non potete che pensare alla loro possibilità di vita, non ai vostri interessi. E con la vita offrire tutta la bellezza, la varietà, l’incontro, il godimento, lo stupore e la contemplazione di meraviglie naturali ancora non contaminate, l’impegno alla ricostruzione degli ecosistemi naturali nei territori dove vivete! Molti di voi si dicono credenti in Dio, ma quale? Quello astratto frutto dell’immaginazione di ciascuno, proiettato lontano in un cielo che non esiste, o quello che si fa carne nella realtà di ogni persona, che è materia vivente e che anima con il suo Spirito tutta la vita in una creazione continua? Per voi non può esistere un Dio senza le sue creature. Potrebbero una mamma e un papà sentirsi estranei alla vita di un figlio? Accogliete la profondità e la sorpresa di questa realtà, che vi rende tutti partecipi di una storia nuova nel vostro piccolo quotidiano e nelle vostre scelte politiche per una comune e diversa alleanza tra me e voi e tra di voi! Comprendete ora perché c’è una grande urgenza, sapendo che l’unico vostro linguaggio che riesco a capire è il vostro comportamento non i discorsi, né le prediche. Non sono una cosa. Sono vostra madre per la vita sempre nuova in tutte le sue espressioni. Ascoltate vi prego il mio grido! Don Albino Bizzotto

giovedì 16 aprile 2020

SECONDA DOMENICA DOPO PASQUA. Riflessioni di Don Pietro


  E     D  I  O     V  I  D  E    L  A    P  A  C  E    


Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.

“E Dio vide che tutte le nazioni della terra, negri e bianchi, poveri e ricchi dal Nord e dal Sud, da Est e da Ovest e tutte le credenze, e anche noi studiavamo insieme, pensavamo insieme, ci occupavamo insieme di tutte la gente del mondo. “E Dio vide che era cosa buona”, e quello fu il primo giorno della nuova era della terra”.                  
                                    
Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.  

 “E Dio vide che gli esseri umani amavano tutta la Creazione: la luna, le stelle, il sole, il giorno e la notte, l’aria e gli oceani, la terra e l’acqua, i pesci e gli uccelli e tutti i loro fratelli e le loro  sorelle, “E Dio vide che era cosa buona”, e quello fu il secondo giorno del Pianeta Felice”.
  
Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
 e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.

“E Dio vide che i soldati della pace stavano separando i combattenti delle nazioni in guerra, che le differenze si stavano risolvendo con negoziati o ragionamenti invece che con le armi, e che i capi delle nazioni si incontravano tra loro, parlavano l’uno con l’altro e univano i loro cuori, menti e anime per il bene di tutta l’umanità. “E Dio vide che era cosa buona”, e quello fu il terzo giorno del Pianeta dalla Pace.

Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.

“E Dio vide che gli uomini sopprimevano la fame, l’ignoranza e la sofferenza provvedendo ad ogni persona una vita decente, consapevole e felice, riducendo l’avidità, il potere o la ricchezza di pochi. “E Dio vide che era cosa buona”. Quello fu il quarto giorno del Pianeta della Giustizia”.

Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.                

“E Dio vide che gli uomini vivevano in armonia tra loro, organizzando sapientemente le loro risorse, evitando sprechi , moderando gli eccessi, sostituendo l’odio con l’amore e l’avarizia con l’accontentarsi di poco. “E Dio vide che era cosa buona”. Quello fu il quinto giorno del Pianeta d’Oro”.

Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.

“E Dio vide che la gente stava distruggendo le sue armi, i suoi missili, le sue navi da guerra e i suoi aeroplani da guerra, disarmando le sue basi e congedando i suoi soldati, tenendo soltanto poliziotti di pace per proteggere il bene comune. “E Dio vide che era cosa buona”, e quello fu il sesto giorno del Pianeta della Ragione”.

Pace, pace, pace in terra agli uomini,                              
e nel mare ai pesci, nel cielo agli uccelli, pace tra noi fratelli.

“E Dio vide che gli uomini ritenevano Dio come una persona umana, come l’Alfa e l’Omega, e ritenevano le istituzioni, le credenze, la politica, i governi e tutti gli enti fatti dall’uomo come servitori di Dio e del popolo. E Dio vide che gli uomini prendevano come propria legge suprema:”Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è comandamento più grande di questo”. “E Dio vide che era cosa molto buona”, e quello fu il settimo giorno sul Pianeta di Dio”.

domenica 12 aprile 2020

Pasqua 2020. Riflessioni di Don Pietro


PASQUA: VICTORY DAY

Canta con me, fratello: Cristo è risorto, Alleluia.
A tutti gli uomini gridiamo insieme e con forza: Cristo è veramente risorto. E’ il Vivente, per sempre. Alleluia, Alleluia!
Con la Resurrezione la vita celebra il suo trionfo definitivo sulla morte e sulle forze del male.
La vittoria del Cristo è l’evento prodigioso che anticipa ed annuncia quello che sarà il destino ultimo della vicenda umana e di tutto il creato.
La morte non potrà mai avere alcun potere su una vita tutta consegnata, come quella del Cristo, all’obbedienza incondizionata al disegno di salvezza del Padre e generosamente immolata nel servizio di amore ai fratelli.
Risorgendo da morte, Cristo ha aperto per ogni uomo il varco verso la terra della vera vita e tutti sospinge ormai, con la forza del suo Spirito, verso il futuro del Regno di Dio.
Nell’attesa, colma di speranza, dell’irruzione del Giorno finale della piena Vittoria di Dio, è compito della nostra operosità, animata e sostenuta dalla Grazia, far avanzare ogni giorno la frontiera della Vita nuova.
Quando ti lasci dolcemente catturare dalla tenerezza del Dio Vivente e ti immergi in Lui, Sorgente di acqua viva, la luce che illumina i tuoi occhi è un riflesso della Gloria del Risorto e il sorriso del cuore è umiliazione della morte.
Quando il tuo cuore si apre ad un altro cuore nel dono dell’amore, nell’accoglienza, nella comprensione e nel perdono, la Vita vince, Cristo avanza e la sua Resurrezione continua, incessante, a rinnovare la terra.
Quando la tua esistenza personale e sociale si schiude a rapporti giusti e fraterni con i compagni di strada che Dio ti ha donato, è una pietra del sepolcro che ogni volta è ribaltata e Cristo abita ancora tra noi.
Quando lotti e soffri per difendere ogni oppresso, ogni vittima dell’ingiustizia e della sete di dominio di uomini non ancora liberati dal Risorto, tu continui la Pasqua, che è riaffermazione dell’unica Signoria di Dio sul mondo.
Guarda, fratello, sorella, i germi di vita, di pace, di giustizia, di fratellanza che il Risorto fa spuntare qua e là nell’amara aridità del deserto che ci circonda e ci portiamo dentro: sono i miracoli della Pasqua che continua, le meraviglie di una terra attraversata da un fremito di Vita nuova.
Se saprai individuarli, proteggerli e fecondarli con l’amore che il Cristo ti dona, la tua Pasqua sarà autentica e vera, ogni giorno.
Allora potrai anche cantare e danzare. Nella luce gioiosa del Risorto e nella festa senza fine che Lui, il Vivente, vincendo la morte, ha portato nel cuore del Mondo.

Auguri di BUONA PASQUA 2020
Quando vedrai la tempesta schiantare la foresta, e i terremoti scuotere la terra, ed il fuoco bruciare la tua casa, dì a te stesso: credo che la foresta si rifarà, la terra tornerà nella sua immobilità e io ricostruirò la mia casa.
Quando il peccato ti stringerà alla gola e ti sentirai soffocato e finito, dì a te stesso " Cristo è risorto dai morti e io risorgerò dal mio peccato ".
Quando la vecchiaia o la malattia tenterà di amareggiare la tua esistenza, dì a te stesso: Cristo è risorto dai morti e ha fatto cieli nuovi e terra nuova ".
Quando vedrai tuo figlio fuggire di casa in cerca di avventura e ti sentirai sconfitto nel tuo sogno di padre o di madre, dì a te stesso : "Mio figlio non sfuggirà a Dio e tornerà perché Dio lo ama".
Quando vedrai spegnersi la carità attorno a te e vedrai gli uomini come impazziti nel loro peccato e ubriacati dai loro tradimenti, dì a te stesso "Toccheranno il fondo, ma torneranno indietro perché lontano da Dio non si può vivere".
Quando il mondo ti apparirà come sconfitta di Dio e sentirai la nausea del disordine, della violenza, del terrore, della guerra dominare sulle piazze e la terra ti sembrerà il caos, dì a te stesso "Gesù è morto e risorto proprio per salvare e la sua salvezza è già presente tra di noi".
Quando tuo padre o tua madre, tuo figlio o tua figlio, la tua sposa, il tuo amico più caro, ti saranno dinanzi sul letto di morte e tu li fisserai nell'angoscia mortale del distacco, dì a te stesso e a loro : " Ci rivedremo nel regno, coraggio".
Questo significa credere nella risurrezione.

mercoledì 8 aprile 2020

Un piccolo contributo per vivere intensamente il TRIDUO PASQUALE. Don Pietro


"Quando le ragioni della vita ebbero vittoria definitiva su quelle della morte".
La Pasqua è un'esperienza forte per tutti coloro che, avendo fatto con Cristo il viaggio di Quaresima come possibilità per l'uomo di maturare e nascere come creatura nuova, ora si trovano con lui all'ultimo appuntamento, al duello decisivo, quando le ragioni della vita segnano la vittoria definitiva su quelle della morte. Ci troviamo coinvolti  non con idee, ma con fatti semplici e sconvolgenti:

Il Giovedì santo
Cristo fa la cena di addio, come ricordo permanente del suo amore per l'uomo.
Ogni vita ha bisogno di alimento.La prima fame e sete di vita è quella di avere "ragioni di vita", verità, certezze non vane, significati veri e valori autentici. Nell'eucaristia di Cristo, troviamo la vita stessa di Cristo, che si fa pane di vita.
Attraverso le grandi e sconvolgenti esperienze liturgiche del giovedì santo, Cristo dona se stesso come pane della verità per la vita del mondo.
Il Venerdì santo
Cristo viene brutalmente assassinato, sepolto, sigillato: l'innocente è sacrificato per l'uomo.
La vita non si ha veramente se uno non la conquista, pagando di persona, accettando con coraggio il prezzo del sacrificio di sé.Nella passione di Cristo noi ritroviamo la sorgente della vita nuova: " se il chicco di grano  muore produce molto frutto".
Veglia pasquale e domenica di risurrezione
"Perché cercate tra i morti colui che è il vivente?".
È il momento in cui nella storia è stata operata una colossale operazione algebrica, è cambiato il valore dell'esistenza dell'uomo: dal segno negativo di morte che è pessimismo disfattista, paura del futuro, ricerca egoistica di sé, al segno positivo di vita, fiducia e speranza, apertura all'altro e agli altri.
Vivere la vita significa camminare per una lunga strada, orientati dalle verità e stimolati dal coraggio del sacrificio.Cristo risorge dalla morte per annunciare al mondo la vittoria definitiva della nuova vita.
Dalla risurrezione di Cristo prorompe un'incontenibile forza e il bisogno di gridare a tutti: "e ora correte in tutta fretta, e dite a tutti che è risorto dai morti".
In Cristo risorto Dio dice sì alla vita, alla gioia di vivere dentro, per ogni uomo. La Pasqua diventa la nuova legge universale, il passaggio dalla morte alla vita che circonda come gigantesco abbraccio tutto il cosmo e tutti i secoli. Nella vita dell'uomo nulla vi è di irreparabile, perché l'amore di Dio è irrevocabile. Se Cristo supera la frontiera invalicabile, la morte, la disperazione e il non senso, non vi è più alcun limite alla sua potenza di modificare le situazioni più impensate e compromesse. È stupendo notare come tutti racconti della risurrezione siano punteggiato di  "non abbiate paura, coraggio, perché temete?".
La Pasqua deve farci fare questa scoperta: la vita ha un futuro e un futuro migliore di oggi. Cristo risorto è sempre davanti a noi per dirci: "non temete io sono con voi, coraggio io ho vinto il mondo, piccolo gregge, nessuna paura!".Vivere Cristo risorto significa trovarsi di fronte alla novità permanente della vita. "Ecco io faccio tutto nuovo". Cristo ci invita all'avventura della vita, a nuovi orizzonti, nuovepossibilità. Basta frequentarlo nella Parola, nel servizio, nei sacramenti, nei suoi amici.
Dov'è crescita dei giovani nella partecipazione, nella cultura, nello sport, nel lavoro, ivi opera il Risorto.
Dov'è c'è ricerca del nuovo e del meglio, ivi opera il Risorto.
Dov'è c'è il passaggio dal disumano all'umano, dall'egoismo all'amore, ivi opera il Risorto.
Dov'è c'è il passaggio dalla paura alla speranza, ivi opera il Risorto.
Dov'è c'è il passaggio dalla tristezza alla gioia, ivi opera il Risorto. Martin Luther King, profeta indimenticabile del Cristo vivente, soleva dire ai giovani sfiducianti: "Se la paura bussa alla tua porta,  ad aprire manda la tua fede. Vedrai che fuori non c'è nessuno!".
Le paure che paralizzano i giovani d'oggi sono lo scoraggiamento, il cruccio, il rimorso del male, i ricordi di un'esperienza di dolore e tristezza, il non riuscirà riuscire a immaginare un futuro…
La fede che bisogna mandare fuori della nostra porta è la certezza che il Padre ci ama, che Cristo è proprio qui per risollevarci, che le ragioni della vita nuova sono superiori a quelle della morte e della disperazione, che i poveri aspettano il tuo sorriso, il tuo aiuto, per credere ancora nella vita.
Questa fede può distruggere ogni paura!