La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

venerdì 23 dicembre 2016

Cari Fratelli e Amici della Fraternità Nazareth:, ecco il mio Augurio per Voi...Don Pietro

Natale: una fiaba o un mistero?


Se Natale è una fiaba…
è solo la festa dei consumi e dei regali:
basta un presepio e un albero illuminato,
basta una messa a mezzanotte e un
biglietto di auguri. Per un giorno si può essere buoni.

Se Natale è un mistero…  .
Gesù nasce anche oggi:
là dove si cerca giustizia e amore
dove i rapporti tra le persone sono veri
e costruttivi
dove la preghiera diventa lode
e ringraziamento dove si soffre e si lavora
per un mondo più umano,
dove c'è bisogno di salvezza e liberazione.
Natale: Dio con noi


Questa è la nostra certezza:
il Figlio di Dio, facendosi uomo,
ha legato la sua vita alla nostra;
così, insieme a Lui, la giustizia, la bontà,
la pace e la misericordia si affacciano oggi
nel cuore e sul volto di ognuno,
come desiderio profondo di quella
pienezza che a tutti
è offerta da Colui che nasce anche oggi per noi.


Buon Natale !

venerdì 16 dicembre 2016

MEDITAZIONE SULLA IV DOMENICA DI AVVENTO (Don Pietro)

AMICI, VI PROPONGO QUESTA MEDITAZIONE SULLA IV DOMENICA DI AVVENTO PERCHE’, CONDIVIDENDOLA, POSSIATE PARTECIPARE PIU’ INTENSAMENTE ALLA CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA DOMENICALE.

1.      Giuseppe al centro, ma alla luce di Gesù e di suo Padre

Non pochi commentatori titolano e indicano questo brano come «L'annuncio a Giuseppe». E certamente è il padre legale di Gesù il destinatario dell’odierno messaggio angelico. E’ il falegname di Nazareth l'interlocutore di Dio. E’ Giuseppe l'uomo che vive un'ora drammatica della sua fede. E’ lo sposo di Maria che si rivela nel racconto uomo giusto e ricco di amore per Dio e per la sua donna.
Ma il cuore del brano, il centro della narrazio­ne, non è Giuseppe: è ancora Dio nella novità sor­prendente del suo agire ed è Gesù, il Figlio nel quale il Padre vuole realizzare una presenza definitiva e salvifica.
Questa sezione del Vangelo secondo Matteo si configura, dunque, come teologica e cristologica, senza per questo escludere il sue radicamento storico, il suo ancoraggio ad antichi racconti traman­dati dai parenti di Gesù, da Maria in particolare.

2.     Gesù, le attese dei secoli si realizzano

Anche per tale pagina, allora, essenziale è co­gliere il cuore del messaggio che l'evangelista vuo­le trasmettere al lettore attraverso simboli, allusioni, rinvii alle Scritture e attraverso i comportamenti degli attori non protagonisti della vicenda narrata.
Ancora una volta l'interesse di Matteo è per quel bambino misteriosamente presente, minuscola goccia di vita, nel grembo di una giovane donna (alma), di una vergine (parthénos). Quel minuscolo grumo di carne pulsante è l'approdo di una storia lunga millenni, carica di attese, bagnata dal pian­to delle generazioni, mille volte nel fango e sem­pre fatta ripartire da Dio rinnovando la sua anti­ca promessa.
Nelle sue notti, frequenti e lunghe, il popolo di Dio, o almeno un suo piccolo resto, ha potuto so­pravvivere all'ostilità del mondo circostante e al suo proprio peccato aggrappandosi a quella pro­messa che Isaia (7,14) enuncia in termini scanda­losi per l'umana ragione e che Matteo riporta a con­ferma della fedeltà di Dio:
« Ecco, la vergine con­cepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele » (1,23). In Gesù l'antica profezia si adem­pie. Dio non delude: tiene fede alla propria pro­messa.
La Scrittura registra puntualmente interventi particolari, diretti, di Dio nella nascita di uomini che dovevano incarnare una sua speciale presen­za, scelti per far progredire il suo disegno di salvez­za. Accade per Isacco (Gn 21), per Giacobbe (Gn 25,21), per Samuele (ISam 1,4-20).
Per Gesù, il Figlio, l'intervento divino è straor­dinario, unico, oltre le leggi della natura. Non ci sarà un padre terreno. Sarà sostituito dallo Spiri­to, il principio ultimo e primo della creazione e della vita. Giuseppe, come vedremo, non si offenderà. La fede e la pratica diuturna della giustizia davan­ti a Dio e agli uomini l'aiuteranno a capire e ad accettare un Dio difficile.

3.      Un futuro delineato fin dalla nascita.

Nel grem­bo verginale di Maria confluisce il fiume dei secoli e, in germe, è già presente e si delinea nei suoi tratti fondamentali il futuro di colui che nascerà. Lo Spi­rito, che concorre al suo concepimento e alla sua nascita, non lo abbandonerà più per l'intero arco della sua breve ma intensa esistenza. Sarà sempre su di lui, in lui, risuonerà sulle sue labbra, renderà potenti le sue mani, lo sosterrà nell'ora tenebrosa.
Preconizzato fin dal grembo materno come Dio-che-salva (Jeshuà), come Dio-con-noi (Emmanuele), egli onorerà pienamente questi titoli, impegnativi oltre che onorifici. Nella casa di Nazareth, sul grem­bo di Maria che nasconde un mistero tanto gran­de, già si protende la luce dei sentieri palestinesi battuti dai piedi dell'amico-dei-peccatori e già si al­lunga l'ombra della croce con cui Dio-salva.
Anche l'elemento arcano, la dimensione del me­raviglioso che attraverserà gli eventi dell'esistenza di Gesù è già presente al suo concepimento, come alba che prelude al giorno.
4.     Giuseppe: scomparire per esserci.
Dio irrompe nel­la vita di questa piccola grande creatura e, come sempre accade, la sconvolge per sempre. Tutto ini­zia con quella gravidanza umanamente inspiegabile  della sua fidanzata, fonte di allegrezza per Ma­ria, di turbamento per lui. La legge di Dio gli im­pone di ripudiare la donna che ama. La certezza della sua innocenza e la carità glielo vietano. Ma non è questo il dilemma che rende interminabili e angosciose le sue notti. Non tra giustizia della legge ed esigenze della carità è il suo dramma.
Giuseppe teme che Dio ami di un amore esclu­sivo la stessa donna che lui ama e siccome è uomo giusto non vuole competere con Dio. Gli avrebbe lasciato campo libero se Dio, attraverso il suo an­gelo, non gli avesse fatto sapere in sogno che l'a­more divino non entra in concorrenza con l'amo­re umano: lo assorbe e lo trasforma, lo trascende, ma non lo distrugge.
E Giuseppe accetta, felice di amare Maria in Dio, rispettoso del mistero che l'avvolge. La Parola-rivelazione di Dio scioglie il dramma di Giuseppe. Rinuncerà a un amore carnale verso Maria per amore di Maria, madre del suo Signore. Ma il suo non sarà un matrimonio apparente. Sarà un vin­colo saldissimo fondato su un amore immenso.
Anche la sua paternità non sarà fìttizia. Il fi­glio, di Maria e dello Spirito, anche Giuseppe dovrà ogni giorno generarlo alla vita, a una fede-obbedienza, a un amore di Dio tanto forte da di­ventare salvifico. Ogni giorno lo ri-conoscerà come Dio-che-salva e lo chiamerà Gesù. Vivendo con lui sperimenterà che cosa veramente significa l'Emmanuele, il Dio-con-noi.
In Giuseppe si compie, anticipato, un piccolo evento pasquale: muore ai suoi progetti umani, al­le sue sicurezze, e dal sonno-morte del suo dram­ma di uomo e di credente esce come risuscitato-"(egherteìs, il verbo della risurrezione!), uno di que­gli uomini nuovi che il Figlio guiderà.


 UN FRATERNO SALUTO, D. PIETRO

mercoledì 7 dicembre 2016

Commento alla festività dell'Immacolata (Don Pietro)

Salve fraternità Nazareth in occasione della Solennità dell’Immacolata vi invio qualche spunto di riflessione, sperando di farvi cosa gradita e, se ci riesco, anche utile per la vostra vita spirituale
                                                                                                                           
1. In Maria Immacolata possiamo contemplare il primo stupendo frutto della redenzione:
·                     Con lei la persona umana è recuperata all'integrità del progetto di Dio.
·                     Il peccato che sembrava connaturato all'uomo viene distrutto, reso estraneo.
·                     La speranza si riempie di consolanti realtà e si supera ogni rischio di illusione.
A ben comprendere tutto questo ci aiuta la prima lettura che è come un affresco sulla condizione umana prima della redenzione

2. Prima lettura: Genesi, 3, 9-15. 20

L'uomo e la donna hanno violato il comandamento di Dio per raggiungere una impossibile autonomia da lui,
  • Hanno considerato Dio come un loro avversario e la sua legge come un limite insopportabile.
·         hanno creduto di trovare la libertà affermando come assoluto il loro desiderio.
Questo evento passato, delle origini della vita dell'uomo, è ancora attuale. Quello che la Bibbia narra l'inizio della storia umana rimane vero ancora oggi, si ripete sotto forme diverse in ogni tempo.
Il peccato originale contiene in sé il peccato di sempre e ne evidenzia la grande malizia.
Il brano della Genesi descrive in modo magistrale gli effetti del peccato:
·                     il primo effetto è l'incapacità dell'uomo di stare alla presenza di Dio. "Il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: dove sei? Rispose: ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura perché sono nudo, e mi sono nascosto".
·                     Significativa è già la domanda di Dio: "Dove sei?". Vuol dire che l'uomo non è là dove dovrebbe essere, che si è determinato già uno scarto tra ciò che l'uomo sarebbe dovuto essere secondo il pensiero di Dio e quello che realmente è diventato.
·                     L'uomo cioè non è più quello che dovrebbe essere, non è più un là dove dovrebbe essere. Una vera disgrazia! Sperimentare l'amarezza di questa disgrazia è avere il senso del peccato.
·                     L'uomo dice: "ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto".
·                     L'uomo dunque non è, come dovrebbe, alla presenza di Dio, ma abita, come non dovrebbe, nel luogo della paura.
·                     "Sono nudo": la nudità esprime la condizione di debolezza che è propria della natura umana dinanzi alla grandezza del mondo e alle potenze che lo inabitano. Questa fragilità incute paura all'uomo. Avesse avuto fede in Dio, fosse vissuto sotto il suo sguardo paterno, avrebbe fugato ogni timore. Questo nasce dal fatto che l’uomo non  è al suo posto davanti a Dio, si è nascosto a Lui e si trova solo di fronte all’immensità di un mondo a lui indifferente
·                     Ma non basta: estraniato da Dio l'uomo è diventato anche sospettoso nei confronti della donna che pure aveva considerato "osso delle mie ossa e carne della mia carne".
·                     Ora la donna appare all'uomo come una estranea cui far portare tutto il peso del peccato e della punizione: "la donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato del frutto dell'albero ed io ne ho mangiato".
·                     E così viene meno la solidarietà tra uomo e donna e questo non fa altro che rendere ancora più pesante la condizione di debolezza e di solitudine.
·                     Infine: la donna chiama in causa il serpente che l'ha ingannata.
·                     Figura inquietante quella del serpente: nel mondo che è stato creato da Dio e che quindi in radice è "molto buono" c'è però un serpente che può ingannare. Per l'uomo, cioè, esiste il rischio concreto di essere ingannato, di essere trascinato lontano da Dio con l'illusione di una strada facile e autonoma di felicità.
·                     Domandiamoci: non è forse così anche oggi? Non succede forse che il mondo -certo buono- può diventare tentazione di idolatria?

Il Vangelo: Luca 1, 26-38

Questi elementi richiamati che descrivono la fisionomia spirituale dell'uomo decaduto fanno risaltare il messaggio positivo che è presente nella figura di Maria, nel suo itinerario di vita e di santità. Tentiamo una lettura sinottica, in controluce, tra la prima lettura e il Vangelo.

·                     L'uomo peccatore è incapace di stare davanti a Dio, si nasconde a lui.
·                     Maria di Nazaret al contrario vive la sua esistenza come uno stare alla presenza di Dio

·                     Adamo cerca la sua realizzazione allontanandosi dalla volontà di Dio
·                     Maria di Nazaret al contrario fa dell'obbedienza la scelta essenziale della sua vita: “ Eccomi solo la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”.

·                     Adamo ed Eva hanno paura di Dio, sospettano che la sua volontà su di loro sia arbitraria e tirannica.
·                     Maria al contrario si affida al progetto di Dio con docilità piena e fiducia totale.



·                     Adamo ed Eva, rompendo il rapporto con Dio, sperimentano anche incomprensione, egoismo e conflitto nella loro relazione.
·                     Maria di Nazaret, al contrario, aderendo a Dio, compie un servizio a vantaggio dell'intera umanità.

·                     Eva si lascia prendere e dominare dal serpente.
·                     Maria di Nazaret, al contrario, si lascia invadere dall’amore di Dio, tanto che l'Arcangelo la saluta come “piena di grazia”.


Così in questa creatura è recuperata la bellezza originaria della persona umana, quella bellezza che il peccato aveva deturpato. Forse per questa bellezza la religiosità popolare ha esaltato Maria contornandola di un alone di mistica ammirazione. Per molti Maria è diventata la figura eccelsa, l’immagine di quello che nessuno di noi è. Attenti però: quello che la vera fede vuole dirci è esattamente il contrario. Maria infatti, se è l'immagine di ciò che nessuno di noi è mai stato con le sue forze, è soprattutto il prototipo di ciò che Dio in Gesù Cristo può fare di ciascuno di noi. Maria, allora, non è l'ideale perduto o irraggiungibile, ma il futuro proposto da Dio come possibile con la sua grazia, il nostro  consenso e la nostra collaborazione.

venerdì 2 dicembre 2016

Commento alle letture della II Domenica di Avvento - Don Pietro Mari

1. Dio entra in questa nostra storia di peccato e di morte e si impegna con noi perché possa realizzarsi l’ideale della creazione: l'armonia tra l'uomo-Dio-gli altri-la terra.
L'uomo vero, l'uomo secondo Dio, vive accogliendo questo dono, facendosi trasformare dallo Spirito di Dio e convertendosi. E’ questo l'annuncio-appello, esaltante ed esigente insieme,  dei brani della scrittura di questa Domenica.

2. Isaia

A) Ci presenta una stupenda immagine di speranza: un mondo dove non c'è iniquità e saccheggio, un mondo inondato dalla conoscenza di Dio, un mondo dove l'uomo, pur debole e  inerme, si sente a proprio agio, amato e accolto, non più pauroso dinanzi a potenze più grandi di lui, non più nella necessità di difendersi da nemici feroci.
È il senso della immagine idilliaca del lupo e dell'agnello, della pantera e del capretto che vivono insieme in pace.

B) Cosa determina la nascita di un mondo così bello? C'è un re che esercita il suo potere con lucidità, decisione e giustizia. Un re che protegge energicamente i deboli e reprime senza accondiscendenza i violenti.
Ma dove nasce un tale re? Quale codice genetico lo ha plasmato? In quale accademia hai imparato un modo così originale di governare?
Il testo dice: "un germoglio spunterà dal tronco di Jesse", cioè dalla dinastia davidica.
È forse questa che trasmette al re giustizia e fedeltà? No. I cromosomi di questa dinastia sono tutt'altro che sani: anch'essa ha conosciuto infedeltà e ingiustizia.
La risposta è un'altra: "su di lui si poserà lo spirito del Signore".
Sarà dunque lo spirito di Dio a guidare questo re. Perché ogni uomo, lasciato se stesso, è preda della paura, dell'avidità  egoistica e dell'aggressività. Queste tendenze possono essere vinte solo dallo spirito di Dio che è spirito di verità, di amore e di libertà.

3. Il Vangelo

Ma la speranza non è attesa inerte, né la salvezza è irruzione miracolosa dall'alto.
All'uomo è chiesto di accogliere il dono di Dio, di lasciarsi plasmare dallo stesso spirito sceso sul Messia e di convertirsi in profondità.
E’ questo l'annuncio ruvido del Battista, questo profeta che impaurisce e affascina. Egli pratica un'austerità che suscita timore e ripugnanza. Ma nello stesso tempo, attira irresistibilmente folle di ascoltatori e di seguaci.
Un uomo così, che non si piega a compromessi, che non si lascia sedurre da vie facili, deve possedere un qualche segreto, una sorgente inesauribile di forza morale. Quale? Una fede incrollabile nel regno di Dio che sta per venire. Una fede così forte da giustificare sacrifici e rinunce. Una fede così limpida da generare libertà interiore di fronte ai potenti della terra.
Giovanni annuncia un giudizio di Dio senza riserve: “scure,  ventilabro e fuoco".
Ma l'annuncio ha anche un significato positivo: invita alla conversione.
Non basta la semplice appartenenza al popolo di Dio. Non bastano i riti. Occorre un mutamento profondo di indirizzo, un ritorno a Dio come ascolto e obbedienza alla sua parola nel riconoscimento del suo primato assoluto. Occorre un "deserto".

Il deserto è il luogo della infedeltà, del peccato per Israele, ma anche il luogo  dell’ essenzialità e dell’ intimità.