Per
chi la desidera ecco la mia meditazione per la solennita’ dell’Ascensione di
nostro Signore Gesù Cristo. vi saluto fraternamente
A. Premessa
1.
L'evento non va inteso in senso spaziale, topologico: quasi si trattasse di un
trasferimento materiale del corpo del Cristo dalla terra al cielo con un volo
oltre le nubi e l'atmosfera, con gli angeli che pilotano il corteo. Non si
tratta di una cerimonia di intronizzazione del Cristo alla destra del Padre
2.
Più che il fatto, interessa il suo senso profondo e il suo messaggio.
Questo
mistero è sviluppo e parte integrante del mistero di Cristo, della sua
incarnazione della sua morte e risurrezione.
B. Il significato per il Cristo
1.
Cristo è innalzato perché si è umiliato. Aveva detto: "Chi si umilia,
sarà esaltato".
Cristo
è costituito Signore perché si è fatto servo. Aveva detto: "Chi
perde la sua vita la ritrova".
Cristo
ritorna al Padre, ritorna cioè Colui che dal Padre era stato inviato. Egli
aveva detto: "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, ora lascio
di nuovo il mondo e vado al Padre" (Giovanni 16,28)
Adempiuta
finalmente della sua missione, Cristo ora vive nel mondo di Dio ed è assente
dalla scena della storia umana.
Ma
non è abbandono il suo: manderà il suo Spirito, guida e sostegno della Chiesa
sino alla Parusia
2.
Il racconto dell'ascensione è molto semplice: niente pomposa apoteosi come nei
miti pagani e nelle rappresentazioni teatrali. Solo un sobrio accenno a dove è
diretto: "Vado al padre".
Gesù
salì un po' più in alto, finché una nube non lo rese invisibile.
La
nube significa la Presenza di Dio. Il cielo con la sua luce, con la sua
immensità e trasparenza è simbolo stupendo della dimora di Dio. Ma Dio, il
Padre, non è legato ad un determinato luogo.
C. Il messaggio per l'uomo credente
1.
Come Gesù anche il credente è chiamato alla vita divina,
a partecipare alla gloria.
2. Ecco alcune conseguenze indicate
dal teologo B. Forte:
·
Il futuro dell'uomo è l'origine stessa da cui è venuto.
·
Egli è pellegrino verso la patria e cioè il Padre verso
cui andare nello Spirito santo.
Ora
questa attesa della patria, cioè di Dio, deve diventare rifiuto di ogni
idolatria del presente, per aprirsi alle cose nuove, allo Spirito, dono già
ricevuto ma anche promessa e anticipo di un dono più grande da attendere: la
gloria di Dio, nostra piena realizzazione quando saremo liberati dalla
schiavitù del peccato e della morte.
La
provvisorietà della sofferenza: passerà la notte e spunterà la luce che
c'illuminerà per sempre.
Non possiamo identificare le nostra speranza con le
speranze di questo mondo. Le assumiamo, le verifichiamo al vaglio della
risurrezione che ci indica Dio come meta ultima e definitiva. Il richiamo della
patria-Dio ci riempie di gioia.
L'ultima
parola della nostra esistenza, sarà parola di gioia e non di dolore, di grazia
e non di peccato, di vita e non di morte.
Camminiamo
come Israele ripetendo: "Quale
gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore" (Salmo 122,1).
D. Indicazioni per la Chiesa
La figura umana di Gesù viene sostituita dalla presenza
dello Spirito e ciò, dice Gesù, è bene per noi.
Lo
Spirito ci mette in contatto con Gesù più intimamente che con la sua figura
umana. Non più con o tra i discepoli, ora Gesù è in noi!
Non
è il facile guardare con gli occhi che conduce a Gesù, ma l'attenzione del
cuore: "Beati i puri di
cuore, perché vedranno Dio"...
Partendo
Gesù ci assegna anche un compito e ci affida una missione: ora tocca a noi
glorificare Dio con la nostra vita.
Il
compito nostro è annunciare Gesù Cristo. La nostra missione è essere sacramento
di vita nuova. La nostra forza unica è lo Spirito.
Niente
di più, niente di meno.