La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

lunedì 28 novembre 2016

IL PAPA: «I SOLDI PER IL LAVORO NON CI SONO MA PER FARE LA GUERRA SÌ»

Carissimi,  
un cordiale saluto a tutti voi che partecipate alla quarta edizione del Festival della dottrina sociale della Chiesa che quest’ anno ha come tema: “Oltre i luoghi dentro il tempo”. Questo titolo mi suggerisce alcune riflessioni.   La prima riguarda l’ andare oltre. La situazione di crisi sociale ed economica nella quale ci troviamo può spaventarci, disorientarci o farci pensare che la situazione è così pesante da concludere che noi non possiamo farci niente. La grande tentazione è fermarsi a curare le proprie ferite e trovare in questo una scusa per non sentire il grido dei poveri e la sofferenza di chi ha perso la dignità di portare a casa il pane perché ha perso il lavoro. E quelli che cercano soltanto di curare le proprie ferite, finiscono truccandosi. Questa è la trappola. Il rischio è che l’ indifferenza ci renda ciechi, sordi e muti, presenti solo a noi stessi, con lo specchio davanti, per cui tutto avviene nella nostra estraneità. Uomini e donne chiusi in sé stessi. C’ era qualcuno così che si chiamava Narciso… Quella strada, no.
Noi siamo chiamati ad andare oltre e rispondere ai bisogni reali. È urgente abbandonare i luoghi comuni, che sono ritenuti sicuri e garantiti, per liberare le molte energie nascoste o non conosciute che sono presenti e operano molto concretamente. L’ etica cristiana non è una dogana alla pluralità di espressioni con le quali si manifesta il bene e la cura del prossimo. Andare oltre vuol dire allargare e non restringere, creare spazi e non limitarsi al loro controllo.
Sarebbe bellissimo se i molteplici rivoli del bene andassero a creare un fiume grande la cui acqua vince l’ aridità e porta nuova fecondità, facendo risplendere e rendere bella e amabile questa vita e questo tempo. Andare oltre significa liberare il bene e goderne i frutti.  
Per andare oltre è necessario prendere l’ iniziativa. So che al Festival è dedicato un ampio spazio all’ economia, agli imprenditori, alle imprese e alla cooperazione. Oggi anche in ambito economico è urgente prendere l’ iniziativa, perché il sistema tende ad omologare tutto e il denaro la fa da padrone. Il sistema ti porta a questa globalizzazione non buona che omologa tutto. E il padrone di questa omologazione chi è? È il denaro. Prendere l’ iniziativa in questi ambiti significa avere il coraggio di non lasciarsi imprigionare dal denaro e dai risultati a breve termine diventandone schiavi. Occorre un modo nuovo di vedere le cose!
Vi faccio un esempio. Oggi si dice che tante cose non si possono fare perché manca il denaro. Eppure il denaro c’ è sempre per fare alcune cose e manca per farne altre. Ad esempio il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova. Di questo solitamente si tace; si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro, per investire in conoscenza, nei talenti, per progettare un nuovo welfare, per salvaguardare l’ ambiente.
Il vero problema non sono i soldi, ma le persone: non possiamo chiedere ai soldi quello che solo le persone possono fare o creare. I soldi da soli non creano sviluppo, per creare sviluppo occorrono persone che hanno il coraggio di prendere l’ iniziativa.
Prendere l’ iniziativa significa sviluppare un’ impresa capace di innovazione non solo tecnologica; occorre rinnovare anche le relazioni di lavoro sperimentando nuove forme di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori, inventando nuove formule di ingresso nel mondo del lavoro, creando un rapporto solidale tra impresa e territorio. Prendere l’ iniziativa significa superare l’ assistenzialismo. Vivere questo tempo intensamente porta a scommettere su un futuro diverso e su un diverso modo di risolvere i problemi.

Anche qui vorrei portarvi un esempio. Mi hanno raccontato di un papà che ha un figlio down. Per questo figlio il padre ha fatto tutto ed ha usufruito dei servizi che sono messi a disposizione dagli enti pubblici per l’ istruzione, la cura, la vita sociale. Ma non si è accontentato. Per suo figlio voleva pensare qualcosa che gli desse più dignità e più autonomia. Si è inventato una cooperativa costituita da ragazzi down, ha studiato un lavoro adatto a loro, ha fatto una convenzione con un’ azienda profit per la vendita dei loro prodotti…; insomma, ha creato le premesse lavorative con le quali suo figlio può costruirsi il suo futuro e la sua sana autonomia. È un esempio di andare oltre. Fermarsi significa chiedere ancora e sempre allo Stato o a qualche ente di assistenza, muoversi significa creare nuovi processi. E qui è il segreto: creare nuovi processi e non chiedere che ci diano nuovi spazi. Questi nuovi processi non sono il risultato di interventi tecnici, sono i risultati di un amore, che, sollecitato dalle situazioni, non è contento finché non inventa qualcosa e diventa risposta.
Prendere l’ iniziativa significa anche considerare l’ amore come la vera forza per il cambiamento. Amare il proprio lavoro, essere presenti nelle difficoltà, sentirsi coinvolti e rispondere responsabilmente è attivare quell’ amore che ciascuno di noi ha nel cuore, perché lo Spirito ce l’ ha donato. Prendere l’ iniziativa è la risposta a quel di più che è tipico dell’ amore. Se noi stiamo dentro il tempo con questo di più, questo di più dell’ amore, avvieremo sicuramente qualcosa di nuovo che favorirà la crescita del bene.
Con questa visione della realtà diventa quasi naturale promuovere e sviluppare i, talenti. Agevolare l’ espressione e la crescita dei talenti è ciò che siamo chiamati a fare e per far ciò è necessario aprire spazi. Non controllare spazi, aprirne. Si tratta di far circolare le capacità, l’ intelligenza, le abilità di cui le persone sono state dotate. Liberare i talenti è l’ inizio del cambiamento; questa azione fa superare invidie, gelosie, rivalità, contrapposizioni, chiusure, quelle chiusure preconcette, e apre ad una gioia, alla gioia del nuovo. Evidentemente parlando di talenti si sottintende che il discorso riguarda in particolare i giovani. Se vogliamo andare oltre dobbiamo investire decisamente su di loro e dare loro molta fiducia. Ma mi domando: qual è la percentuale di giovani, oggi, disoccupati e senza lavoro? Questo significa andare oltre, o andare indietro?
Per cambiare bisogna andare avanti insieme e nella stessa direzione. Qualcuno potrebbe chiedersi: “Andare oltre, prendere iniziative, liberare spazi, attivarsi non potrebbe creare confusione?”. Troviamo la risposta nell’ idea di tempo che ci trasmette la Bibbia. 
Il tempo è grazia e pienezza. Andare oltre i luoghi non è il risultato della casualità individuale ma della condivisione di un fine: la storia è un percorso verso il compimento. 
Se ci muoviamo come popolo, se andiamo avanti insieme, la nostra esistenza evidenzierà questo significato e questa pienezza. Concludo inviando un saluto di cuore a ciascuno.
 Colgo l’ occasione per ringraziare il Vescovo di Verona che ospita questa bella iniziativa, ed esprimo il mio grazie sincero a Don Vincenzi per aver organizzato anche quest’ anno il Festival della dottrina sociale, e auguro di proseguire in questo impegno di formare una nuova coscienza sociale. E per favore vi chiedo di pregare per me.
Vi benedico di cuore.

venerdì 25 novembre 2016

PER UN’ AVVENTO SPIRITUALMENTE FECONDO (Don Pietro)

1. L'avvento

L'avvento è il tempo nel quale la comunità credente ripercorre l'attesa del Messia e, poi, ne accoglie la venuta nel tempo.
L'avvento è il tempo del Dio che viene per offrire all'uomo la sua compagnia, per liberarlo dalla solitudine e dall'angoscia cui lo spinge la cultura del presente mentre l'uomo è fatto per l'eterno. L'avvento è anche il tempo della risposta gioiosa e confidente dell'uomo. È un tempo per vivere rapporti nuovi e, così, realizzare l’ ideale della creazione compromessa dal peccato.

2. Le letture bibliche di questa domenica

A. San Paolo.

La storia è orientata al compimento del Giorno del Signore. La notte è lunga: da qui smarrimento e angoscia nei credenti. Ma la notte è anche avanzata: dunque siamo vicini all'alba.
Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo attendere e sperare il futuro di Dio. Questo futuro di Dio viene inatteso e improvviso. Il futuro di Dio è  Gesù Cristo al quale dobbiamo aderire e del quale dobbiamo rivestirci. Il futuro di Dio è la rivelazione piena dell'amore di Dio.
Il credente in Cristo non segue i richiami della carne, cioè l'egoismo, nei suoi desideri. Il credente si lascia guidare dallo Spirito di Dio che è amore e santità. Il credente fa diventare presente il futuro che spera modellando la sua vita su Cristo.

B. Il Vangelo 

Il futuro - è questo il messaggio del Vangelo di oggi - viene anche come giudizio di Dio.
Un giudizio che separa due uomini. Un giudizio che viene improvviso e inatteso, come  venne il diluvio. Un giudizio incerto circa l'ora e il modo: bisogna solo essere sempre pronti e preparati.

C.  lsaia

Isaia descrive il suo grande amore per il tempio del Signore. Al tempio egli vede convergere tutti i popoli perché lì finalmente la giustizia e la pace incontreranno le promesse di Dio.
Il profeta, però, si rivolge solo a gente che spera e attende, non agli scettici, ai disincantati, ai ripiegati su se stessi.

3. Spiritualità del tempo di avvento

Bisogna uscire dal torpore e dall’assopimento spirituale.

Occorre molta attenzione per cogliere i segni del Signore che viene, che  sempre viene.

giovedì 24 novembre 2016

Referendum: una riflessione di Raniero La Valle

Caro Bellavite, caro Roberto Mancini, carissimi della Parrocchia Romana di Santa Maria ai Monti con l'amico senatore Luigi Zanda, e Luigi Accattoli, cari amici di Lecce, di Brindisi, sarei venuto come avevo promesso da voi in quest'ultimo scorcio della campagna referendaria, se non fossi stato tradito da un dissesto molto inopportuno delle due camere, questa volta delle due camere cardiache che mi hanno fatto finire al pronto soccorso Umberto I per uno scompenso cardiaco. Le due camere fanno tutte e due la stessa cosa, cioè irrorano tutto l'organismo di sangue fresco e vitale e permettono una vita ordinata, così come con due gambe si corre. Ciò è quello che succede in natura e dovrebbe succedere anche nella politica almeno quando la politica si ispiri a una buona filosofia e cerchi di avvicinarsi, come diceva Aristotele, all'ordine naturale delle cose. Nel mio caso l'ordine naturale delle due camere cardiache ha fatto venire meno, spero provvisoriamente, l'equilibrio tra la mia età e il mio lavoro aumentato in questo periodo a causa del referendum. D'altra parte i valori supremi su cui come dice una famosa sentenza della Corte si fonda la Costituzione Italiana non potevano certo consentire che si stesse a centellinare l'impegno per difenderli dopo che così sconsideratamente sono stati esposti all'abbandono con grave rischio per la pace, per la democrazia parlamentare, per i nostri figli e per gli stranieri.
In questo momento in nome di Moro martire e di Dossetti costituente non posso che esortare tutti al massimo impegno per il No nel Referendum. Per fortuna io devo mettermi in disparte quando già con tutto il movimento dei Cattolici del NO abbiamo potuto esprimere compiutamente la nostra posizione che ci pare così limpida, morale e politica insieme.
E per fortuna abbiamo potuto, nel dipanarsi del ragionamento, chiarire in tutta Italia quali avrebbero dovuto essere i titoli dei cambiamenti proposti dai riformatori se fossero stati quelli veri; e i titoli avrebbero dovuto essere questi:
1) Il vero quesito: Approvate il trasferimento della sovranità dal popolo ai mercati e il passaggio dalla difesa della Patria a quella degli interessi? (Messina, 16 settembre).
2) Il vero quesito: Approvate il superamento della democrazia parlamentare? (Loppiano, 30 settembre).
3) Il vero quesito: Approvate di spegnere la politica e non opporvi al potere? (Matera, 7 ottobre 2016).
4) Il vero quesito: Approvate che lo Stato sia tutto, le Regioni niente e che uno solo decida la guerra? (Bitonto, 19 ottobre, Sesto Fiorentino 22 ottobre).
5) Il vero quesito: Approvate una riforma che prevede la vittoria come il fine della politica e la società divisa in vincitori e sconfitti? (Salerno, 7 novembre).
6) Il vero quesito: Approvate una revisione della II parte della Costituzione che rende la Costituzione non costituzionale? (Modena, 12 novembre).
7) Il vero quesito: Approvate una riforma che tradisca i valori supremi su cui è fondata la Costituzione repubblicana? (Vicenza).
E al contempo abbiamo potuto argomentare la verità dello stesso referendum. Ed è la verità che ci farà liberi.
Sono anche contento che con questo mio ultimo discorso che vi mando " I valori supremi della Costituzione traditi dalla riforma" il mio impegno referendario sia venuto a concludersi non il 4 dicembre ma domenica 20 novembre. La vera data di transito infatti non è quella da una Costituzione all'altra, ma dall'anno della misericordia, che si è concluso il 20 novembre, a un'intera età della misericordia che oggi si inizia. Questo avrei detto a Sotto il Monte nel discorso per il centenario di padre David Maria Turoldo che anche vi allego: occorre sentire che cosa ci sta dicendo questo papa che ci arreca una nuova rivelazione di Dio, perché un Dio così che ama tutti e perdona, tutti quando ancora siamo nel nostro peccato lo avevamo sognato da lontano ma ancora non ce lo aveva raccontato nessuno.
Dunque cominciano per l'Italia e per il mondo tempi buoni e propizi.
Un caro saluto a tutti
Raniero La Valle

mercoledì 23 novembre 2016

IL SIGNIFICATO DELL’AVVENTO

L’evento cristiano e cioè l’incarnazione
e il cammino nel tempo dell’uomo della Parola eterna di Dio, presuppone:                  
- un Dio in esodo da sé, in ec-stasis
- un Dio che esce dal Silenzio, un Dio che si narra
- un Dio Amore che vuole entrare in comunione  con la sua creatura
 Il Tempo liturgico dell’Avvento
è il tempo nel quale particolarmente meditiamo e viviamo spiritualmente questa perenne venuta di Dio
ed il suo incessante venire.
 Le “Grandi Venute” di Dio alla creatura:
- la Creazione: Dio viene come Vita
- la Parola: Dio viene come verità
- Cristo: Dio viene come Padre
- Spirito: Dio viene come Amore
 Il “venire” di Dio:
- nel cuore dell’uomo, come Forza-Speranza
- nel povero, come chiamata ad amare
- nella Comunità, come comunione trinitaria
- in ogni evento e persona, come parola altra
 Lo stile del “venire” di Dio:
- umile, nascosto, gioioso e inquietante
- (fuoco, voce, spada, seme, povero,
straniero, bambino…)
 Come accogliere e vivere l’Avvento-venire di Dio
- con attesa vigilante e paziente
- con attenzione operosa
- con tensione desiderante
 Il nostro Avvento:
- a livello personale:
più ascolto, più preghiera, più relazione, meno cose.
- a livello comunitario:

più partecipazione, più incontri meno attività.