La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

giovedì 31 agosto 2017

Papa Francesco, che "delusione"! di Alberto Maggi

Papa Francesco, che "delusione"!

All'inizio era solo una discreta mormorazione, poi è diventata mugugno sempre più crescente, e ora, senza più remore, aperto dissenso nei confronti del Papa venuto dalla fine del mondo (e sono tanti che ce lo vorrebbero ricacciare). Papa Francesco in poco tempo è riuscito a deludere tutti. E la delusione si trasforma in un risentimento dapprima covato e ora platealmente manifesto.

Sono delusi molti dei cardinali, che pure lo hanno eletto. Era l'uomo ideale, senza scheletri negli armadi, dottrinalmente sicuro, tradizionalista ma con accettabili aperture verso il nuovo. Avrebbe potuto garantire un periodo di tranquillità alla Chiesa terremotata da scandali e divisioni. Mai avrebbero pensato che Bergoglio avrebbe avuto intenzione di riformare nientemeno che la Curia romana, eliminare privilegi e fustigare le vanità del clero. La sua sola presenza, sobria e spontanea, è un costante atto d'accusa ai pomposi prelati, anacronistici faraoni pieni di sé.

Sono delusi i vescovi in carriera, quelli per i quali una nomina in una città era solo il piedistallo per un incarico di maggiore prestigio. Erano pronti a clonarsi con il pontefice di turno, a imitarlo in tutto e per tutto, dall'abbigliamento alla dottrina, pur di entrare nel suo gradimento e ottenerne i favori. Ora questo papa invita gli ambiziosi e vanesi vescovi ad avere l'odore delle pecore... che orrore!

È deluso gran parte del clero. Si sente spiazzato. Cresciuto nel rispetto rigido della dottrina, indifferente al bene delle persone, ora non sa come comportarsi. Deve recuperare un'umanità che l'osservanza delle norme ecclesiali ha come atrofizzato. Credevano di essere, in quanto sacerdoti, al di sopra delle persone, e ora questo papa li invita a scendere e mettersi a servizio degli ultimi.

Delusi anche i laici impegnati nel rinnovamento a"-Ja Chiesa e i super tradizionalisti attaccati tenacemente al passato. Per questi ultimi il papa è un traditore che sta portando la Chiesa alla rovina. Per i primi, papa Bergoglio non fa abbastanza, non cambia norme e legislazioni non più in sintonia con i tempi, non legifera, non usa la sua autorità di comandante in campo.

Sono entusiasti di lui i poveri, gli emarginati, gli invisibili, e anche tutti quelli, cardinali, vescovi e preti e laici, che da decenni sono stati emarginati a causa della loro fedeltà al vangelo, visti con sospetto e perseguitati per questa loro mania della Sacra Scrittura a discapito della tradizione. Quel che avevano soltanto sperato, immaginato o sognato, ora è divenuto realtà con Francesco, il papa che ha fatto riscoprire al mondo il profumo del vangelo.
L’AUTORE - Alberto Maggi, frate dell'Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all'École Biblique et Archéologique frangaise di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Ha pubblicato, tra gli altri: Roba da preti; Nostra Signora degli eretici; Come leggere il Vangelo (e non perdere la fede); Parabole come pietre; La follia di Dio e Versetti pericolosi. E' in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede - Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita.
(fonte: IL LIBRAIO)

lunedì 28 agosto 2017

Saviano: ecco le dieci bufale sui migranti


 Ma davvero i migranti incassano 35 euro al giorno dallo Stato, come sostiene un'ondata di indignazione su Internet? Ospite del quotidiano online Fanpage, Roberto Saviano prova a smentire le «dieci bufale» più diffuse sugli immigrati. «Non guadagnano 35 euro al giorno, ma 2,5 per la sopravvivenza quotidiana. Quei 35 euro, o 45 in caso di minori - spiega lo scrittore - sono la cifra pagata alle coop per gestirli». E se è vero che alcune mafie si sono infiltrate nella gestione dei migranti «ci sono moltissime coop oneste», assicura. È falso, poi, che i migranti facciano «la bella vita in alberghi di lusso»: «Come no...», dice mostrando un dormitorio: «Queste sono le condizioni in cui li ospitiamo, decine in una stanza in strutture dello Stato». E non è vero che i migranti siano un costo insostenibile: «Lo 0,2% del Pil, poco più di 3 miliardi; ma fanno guadagnare allo Stato più di 8 miliardi, dati Finanziaria 2016». Né è vero che portino malattie: «Mai registrata un'epidemia partita dai migranti». O che in maggioranza commettano crimini: «Dal 2004 al 2013 sono aumentate del 28% le denunce contro italiani, diminuite del 6% quelle contro migranti».
È un'invasione, si ripete in rete? «Nella Ue - dice Saviano - sono il 7%». Ci rubano il lavoro? «Solo i17% fa lavori qualificati, e con stipendi nettamente inferiori». Inoltre, «versano 8 miliardi all'Inps: ci pagano le pensioni». L'Italia non può accogliere più nessuno? «Per garantire capacità produttiva e sistema previdenziale è necessario arrivino 1,6 milioni di migranti in 10 anni». Infine, la bufala dello Ius soli «con cui aumenteranno gli sbarchi»: «Serve a dare diritti a bambini italiani per nascita e formazione».

domenica 27 agosto 2017

Commento al Vangelo della XXI Domenica del T.O. - Don Pietro

La confessione e la missione di Pietro (Matteo 16,13-20)

A. La confessione di Pietro

Prima di incominciare a parlare della sua imminente passione e morte, Gesù compie una specie di sondaggio sulla percezione che di lui hanno avuto le folle e, soprattutto, i discepoli.
Le folle sono arrivate a scoprire in lui un personaggio messianico, ma non  il "figlio dell'uomo", cioè l'associato  all'Antico dei giorni, il partecipe della stessa gloria di Dio e della sua signoria sui cieli e sulla terra.
La fede dei discepoli, poi, rischia di essere inficiata da una visione terrestre e nazionalistica della messianicità di Gesù.
Alla domanda posta a tutti i discepoli risponde Pietro e ciò conferma il suo ruolo di loro portavoce rappresentante presso Gesù.
Pietro afferma che Gesù, non solo è il Messia, ma è il "Figlio del Dio vivente".
Per questa sua confessione Pietro riceve l'elogio di Gesù: "Beato se tu, Simone...": una parola che esprime il ruolo particolare  e unico di Pietro nel gruppo dei discepoli.

B. La missione di Pietro

I compiti di cui Pietro è investito sono espressi da Gesù attraverso tre simboli: la pietra, le chiavi, e l'azione del "legare e  sciogliere".

1. La pietra

A Simone Gesù aveva cambiato nome dandogli quello di "Cefa".
Nella Bibbia il nome è sempre legato alla missione che, chi lo porta, deve compiere.
Simone, perciò, nelle intenzioni di Gesù, dovrà essere la pietra su cui si innalzerà alla sua Chiesa.
Fuor di metafora Pietro, nel disegno di Gesù, dovrà essere la roccia, la base stabile, su cui gettare le fondamenta della chiesa.
Senza questa base solida, rocciosa, l'edificio potrebbe crollare all'infuriare degli elementi scatenati dalla natura.
Naturalmente Dio, attraverso Cristo nello Spirito, è la pietra che sostiene il popolo di Dio.
Accanto, però, Gesù pone anche Pietro come roccia su cui edificare la Chiesa che Dio convoca per il culto.
La Chiesa è di Cristo, ma mentre essa è nel tempo, è affidata Pietro. Attraverso lui Cristo vi è ufficialmente presente.
La morte e le potenze del male non avranno il sopravvento sulla Chiesa, secondo la promessa di Gesù a Pietro.
Il fondamento che è Pietro durerà e darà coesione all'intero edificio ecclesiale per tutto il tempo della fase terrena della Chiesa.
Il compito assolto da Cristo di raccogliere e tenere uniti alla sua persona i discepoli ora, in sua assenza, sarà assolto da Pietro.
Gesù non ci ha lasciati isolati e dispersi, ma ci ha raccolti in una comunità che ha come fondamento visibile Pietro.
Bisogna essere con Pietro per far parte della comunità di Cristo.

2. Le chiavi

Un edificio ha sempre una porta e, quindi, delle chiavi. Chi le possiede non ha solo la custodia, ma esercita anche la responsabilità su di esso edificio.
Dare le chiavi è conferire dei poteri, è trasmettere una potestà di governo e di amministrazione.
Pietro, che riceve le chiavi della Chiesa, non ne è semplice custode, ma un fiduciario di Cristo, un suo rappresentante.
Non è il fondatore, né il sovrano incontrastato (lo è solo Cristo!), ma ne è il responsabile col potere di aprire e chiudere, beninteso sempre rispettando le intenzioni e la volontà di Cristo e non a proprio piacimento.
La potestà di Pietro non è rivolta solo agli uomini, ma anche all'insegnamento e ai beni spirituali. Infatti aprire o chiudere significa anche interpretare e   proporre un messaggio di fede e di vita.
Significativo è il plurale "le chiavi" a indicare la pienezza dei poteri dell'apostolo: sulle persone, sul messaggio e sui beni soprannaturali.

3. "Legare e sciogliere"

E’ immagine del linguaggio giuridico del tempo. Significa dichiarare vera o erronea una dottrina, lecito o illecito un comportamento.
A Pietro è conferito la potestà di interpretare autenticamente l’insegnamento di Gesù traducendolo e attualizzandolo per gli uomini di tutti i tempi.
Le sue indicazioni non sono opinioni ma norme di vita vincolanti davanti a Dio e agli uomini.
Egli è la guida per la vita della comunità in ordine alla salvezza.

C.  " Voi chi dite che io sia?"

Se la domanda è rivolta a noi da Gesù non è valida una risposta che non scaturisca da un incontro-esperienza personale con lui, dalla sua intima frequentazione.
Solo allora lo Spirito ci suggerisce la risposta giusta, che è solo quella di Pietro, eliminando le risposte "della carne e del sangue".
Allora Gesù per me non sarà un sogno bello, ma impossibile; un seduttore-impostore; un ideaIista illuso che non sa vivere; un personaggio  prezioso reperto da museo archeologico.
Ma egli sarà unicamente e solo il luogo massimo della Presenza-Amore; il fratello, il compagno, l'amico, il maestro, il salvatore, l'inquietatore dolcissimo del cuore. Il figlio che io debbo imitare.

domenica 20 agosto 2017

Meditazione al Vangelo della XX Domenica del T.O.. Don Pietro

1. Una donna pagana 

La donna che supplica per la figlia malata non è solo una madre angosciata, ma, soprattutto, è una pagana.
È una donna marginale, doppiamente disprezzata: in quanto donna e in quanto pagana.
Ed è proprio questa donna "irregolare" che induce Gesù a cambiare idea circa la sua missione: la salvezza che egli porta diventa da particolare, riservata cioè ai soli ebrei,  universale, estesa cioè a tutti gli uomini.

2. La fede di una pagana

Questa donna apparteneva ad un popolo, i cananei, che gli israeliti consideravano nemici, idolatri e immorali.
Era, poi, una donna,  una creatura, cioè, da sempre disprezzata dagli ebrei.
Proprio questa donna osa importunare Gesù, il maestro, violando la norma che vietava ad un rabbi di rivolgere la parola ad una donna in pubblico, fosse anche la propria moglie e di non accompagnarsi mai in un viaggio ad una donna, fosse anche la propria figlia!
Per giunta questa donna osa chiamare Gesù "Figlio di Davide", un appellativo che potevano usare solo gli israeliti puri e religiosi

3. Altri aspetti sconvolgenti del racconto

La risposta di Gesù alla richiesta della donna è durissima, anzi sprezzante, se si pensa che data ad una madre angosciata che supplica per la figlia gravemente inferma.
Perché Gesù si comporta così? Vediamo: 
"Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio", dice la donna.
Non sappiamo di quale malattia soffrisse sua figlia.
Al tempo di Gesù era normale attribuire all'opera del demonio tutte le malattie sconosciute.
Forse anche qui si tratta di una malattia psicosomatica che disturba o impedisce ad una persona di condurre una vita relazionale normale.

4. I figli e i cagnolini

All'inizio Gesù ignora la supplica della donna.
Sono i discepoli a intercedere, ma non per pietà: solo perché la donna la smetta di importunare.
Gesù non intende favorire la donna perché ritiene che la sua missione riguardi solo  Israele.
Dinanzi all'insistenza della donna Gesù le dice: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini".
Risposta durissima e offensiva: per gli ebrei il cane non era, come per noi, un caro e amico animale domestico. Era una creatura immonda e spregevole. "Cane" era l'insulto corrente che un ebreo rivolgeva ad un pagano. E tra i pagani, ritenuti cani,si pensava risiedessero i demoni.

5. Le vere intenzioni di Gesù

Secondo alcuni Gesù, intenzionato fin dal principio  ad esaudire la donna, si comporta duramente con lei solo per uno scopo pedagogico: far crescere e migliorare la sua fede.
Ma non si capirebbe in tal caso la durezza di Gesù verso una creatura fragile, angosciata e dotata, sin dal principio, di una fede immensa in lui.
Con altre persone, meno credenti, Gesù non è mai stato tanto duro!
Secondo altri l'episodio testimonia di un'evoluzione e crescita nella coscienza di Gesù in ordine alla comprensione della sua missione.
In tal caso è questa donna che provoca in Gesù un cambiamento profondo e reale.
In Gesù cioè, è avvenuta una lenta maturazione. A produrla alcuni incontri decisivi della sua vita pubblica.

6. Le donne e la svolta salvifica

Nel cammino dell'alleanza Dio-uomo ci sono delle svolte quasi sempre provocate da figure femminili, anche se non sempre esemplari.
La cosa è evidente sopratutto nella vicenda di Gesù: la donna che lo incontrano hanno l'esistenza cambiata. Ma anche Gesù si lascia cambiare dall'incontro con le donne.

7. La donna siro-fenicia (cananea)

Questa donna è un modello di umiltà: si lascia ignorare, trattare bruscamente, persino insultare, senza reagire.
Ma è anche un esempio di tenacia nella preghiera: non cede, non rinuncia, persuasa come è del suo buon diritto.
Questa donna incarna la supplica di tutte le minoranze oppresse della storia.
Pur essendo pagana ella appare in singolare continuità con tutti i giusti intercessori dell'Antico Testamento: con Abramo, con Giacobbe, con Mosè, con Giobbe che difende dinanzi a Dio il proprio diritto di essere ascoltato
"Le briciole" nella sua replica a Gesù evocano la sovrabbondanza dei beni che il regno porta il uomini.
A tutti gli uomini, non solo a pochi intimi o privilegiati.
Queste briciole che cadono da una tavola ricolma di cibo parlano di una misteriosa sovrabbondanza dei beni.
Anche la fede della donna registra una progressione: prima chiama Gesù "Figlio di Davide", poi "Signore" e infine "Dio" perché gli si prostra innanzi.
E Gesù loda questa fede, soprattutto perché presente in una persona irregolare.
Poi  Gesù "convertito" oltre a guarire la figlia della cananea, continua ad operare molti altri miracoli nella Decapoli, regione a forte presenza pagana.
La salvezza è per tutti. Il " velo del tempio" comincia a squarciarsi.
La distinzione tra vicini e lontani, puri e impuri, figli e cani cade per sempre. Grazie ad una donna pagana. 

martedì 15 agosto 2017

SOLENNITA’ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA. Don Pietro

1. Parallelo tra Adamo e Cristo

Da Adamo noi partecipiamo la condizione di debolezza e di morte. Perciò siamo circondati da paure e siamo irretiti dalle seduzioni del mondo. In quanto condannati a morte cerchiamo surrogati e  sicurezze di vita. La ricerca ansiosa del piacere, l'attaccamento al denaro sono forme di una paura della morte che ci rende condizionati ed egoisti.

Gesù di Nazaret è stato un uomo come noi, ma non è vissuto come noi. Non ha affermato se stesso contro Dio. Al contrario si è abbandonato alla volontà di Dio.
Libero da se stesso, ha fatto di se stesso un dono a Dio attraverso l'amore dei fratelli.
E Dio gli ha dato ragione: Adamo cerca se stesso e trova solo angoscia, solitudine e morte. Cristo si affida e  offre a Dio se stesso e trova vittoria sulla morte.

La sorte di Gesù riguarda anche noi. C'è un ordine: prima Cristo, poi quelli che sono di Cristo.
"Essere di Cristo" non è qualcosa che può avvenire naturalmente, come accade nel rapporto con Adamo, ma si realizza solo quando la nostra vita si apre liberamente alla fede di lui.

Maria è la prima credente. Prima in senso non cronologico ma qualitativo.
La sua e stata una fede limpida, integrale, senza riserve.
Perciò Maria è assunta in Cielo.
Maria è la prima credente.. Cioè la prima persona umana nella quale la redenzione del Cristo ha manifestato tutta la sua fecondità.

In Maria si anticipa l'adesione e il destino della Chiesa.
Come Maria anche la Chiesa deve portare Cristo.
Come Maria anche la Chiesa deve accogliere la Parola di Dio, vivere di fede, portare a tutti la gioia della fede, partecipare della vita si Cristo.
In Maria già si è compiuto ciò che la Chiesa spera e attende.
Da quì la nostra fiducia: "L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte".

domenica 13 agosto 2017

COMMENTO SUL VANGELO DELLA XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. Don Pietro


La sequela è decidersi per Gesù lasciando tutto. Non una volta per sempre, ma ogni momento.
E non basta lasciare barche,  reti, casa, famiglia. Occorre ri-fondare la propria esistenza sulla roccia-Cristo, rinnovando in ogni istante la propria fede in lui. Altrimenti tutto crolla e si affonda miseramente nelle acque instabili delle proprie false sicurezze, nei gorghi del proprio io infido.
Pietro lo ha sperimentato più volte nel suo cammino sulle orme del Maestro. La prima volta fu di notte, sul lago, mentre infuriava una forte tempesta di vento. Gesù non aveva accompagnato i discepoli sulla barca. Li aveva lasciati soli sul lago. Dovevano pur abituarsi alla sua assenza e imparare a governare da soli la barca-Chiesa! Ma Lui da lontano, sul monte prega per loro…

Gesù voleva verificare se nei loro cuori la fede era tanto radicata e forte da guidarli e sorreggerli anche in acque agitate. Il risultato sembra sia stato deludente. Quando Gesù si mosse, camminando sulle acque per andare loro incontro, lo scambiarono per "un fantasma... e si misero a gridare dalla paura". Ma non infieriamo troppo su di essi: se la fede vacilla, tutti possiamo dubitare che Gesù nient'altro sia che un'illusione della mente, una proiezione umbratile del nostro desiderio. Basta un'increspatura di onde, un rabbuffo di vento, e il sogno si muta in incubo minaccioso.
Dal  naufragio può salvarci soltanto l'amore soccorrente di un Gesù che mai è indifferente al grido-preghiera di suoi. Saldi e costanti  nella fede in lui, possiamo, come Pietro, tentare anche l’inosabile: avventurarci per i sentieri ostili del mare, simbolo biblico del male e della morte. Non appena, però, la paura in noi ha la meglio sulla fede, i gorghi della morte possono trascinarci nell'abisso profondo.

La poca fiducia in se stessi o l'eccessiva confidenza con l'acqua sono, a volte, causa di annegamento per i principianti del nuoto. Per Pietro sembra sia accaduto il contrario: troppa fiducia nelle proprie forze e sottovalutazione della potenza del vento. Non appena, gridando, torna ad essere uomo di preghiera, sperimenta ciò che Gesù è e fa: il Salvatore dei naufraghi.
Quando, in seguito, Pietro lo annunciò agli uomini, nel suo cuore sapeva che era vero, avendolo toccato con mano. E ogni volta che sulla barca con gli altri udì il sibilo del vento,  avrà risentito certamente anche la presa forte della mano del Signore insieme  all'ammonizione: "Uomo di poca fede, perché è dubitato?". I pescatori, che nei secoli si sono succeduti sulla sua barca, ne hanno anch'essi serbato memoria a loro conforto e monito? E hanno ricordato a tutti che la fede in Gesù non è mai un possesso definitivo e sicuro, ma che va rinnovata e alimentata con una preghiera incessante, altrimenti mare e vento possono avere la meglio?

giovedì 10 agosto 2017

COME AIUTARLI A CASA LORO


E’ ora di frenare l'isteria collettiva che divampa sul tema dei migranti e guardare alla realtà. Anche con una pulizia lessicale che aiuti a raffreddare gli animi ed evitare reazioni scomposte. L'insistenza ossessiva sull'"emergenza" prodotta da "sbarchi" di una quantità "debordante e ingestibile" di migranti che "invadono" il territorio innesca un clima di ansia collettiva e focalizza l'attenzione su questo problema, come fosse l'alfa e l'omega della nostra vita pubblica.
Ma di cosa stiamo parlando, quando si strilla di emergenza? Guardiamo ai numeri con razionalità. Le cifre qui riportate provengono dalla fonte ufficiale più accreditata a livello internazionale, l'Organizzazione per le migrazioni delle Nazioni Unite. Partiamo dall'inizio della crisi, dal 2015. In quell'anno arrivarono in Europa più di un milione di persone, in gran parte dalla Siria. Di queste, 857.363 entrarono in Grecia. Un Paese tre volte più piccolo dell'Italia, sei volte meno popoloso e più debole economicamente ricevette in un anno tanti migranti quanti l'Italia ne ha accolti in dieci. E nel solo mese di ottobre ne entrarono più di 200.000. (Per non dire dei quasi due milioni e mezzo che vagarono tra Serbia, Ungheria, Slovenia, Croazia e Macedonia). Noi italiani abbiamo perorato la causa greca e balcanica in sede europea dichiarandoci disposti ad accogliere la nostra parte di rifugiati e richiedenti asilo? Sarebbe interessante saperlo visto che ora protestiamo contro l'insensibilità (reale e deprecabile) di tanti Paesi Ue per la riallocazione dei migranti. Abbiamo fatto la nostra parte allora, così da avere le carte in regola oggi?
Veniamo ai nostri giorni. L'anno scorso i numeri sono cambiati grazie all'accordo con la Turchia (sulla cui gestione è calato il silenzio): nel 2016 sono precipitati gli arrivi in Grecia (176.906) e saliti in Italia (181.43 6) ; non una grande differenza. A luglio di quest'anno siamo a 83.752 in Italia e "solo" 10.679 in Grecia. Se poi ci confrontiamo con i Paesi del nostro livello, occorre ricordare che tra 2015 e 2017, secondo il Destatis (Agenzia statistica del governo federale tedesco), sono arrivati in Germania quasi due milioni di stranieri per i quali il governo ha stanziato, nel 2016, 20 miliardi di euro. Con il motto volontaristico e generoso «ce la faremo», Angela Merkel ha allargato le braccia e rintuzzato timori e critiche: E non è arretrata di fronte agli anti-immigrati dell'Afd.
II confronto internazionale sulle cifre dei flussi migratori degli ultimi anni rende meschine le nostre lamentele e disgustose le polemiche salviniane sull'invasione. Anche le cronache di questi giorni af-fliggono. Invece di valorizzare la nostra meritoria opera di salvataggio in mare ci buttiamo in insensate diatribe sulle Ong. Queste organizzazioni, come dice il loro acronimo, sono "non-governative" e cioè non-dipendenti dallo Stato, anche se devono sottostare, come chiunque, alle leggi. Ma attenzione: dietro alla richiesta di adeguarsi alle norme si nasconde spesso la tentazione di ridurle al servizio dello Stato o di mettere loro la museruola. Evitiamo di trasformare le Ong in organizzazioni non rate. Inoltre, se riduciamo l'operatività delle Ong nel Mediterraneo rischiamo che al prossimo, drammatico, naufragio la responsabilità ci venga addebitata.
Il nodo della questione migranti riguarda il "dopo": cosa facciamo di coloro che arrivano? Di questo occorre parlare. Quanto impieghiamo a identificarli? Quanto a controllare il loro status di rifugiati? Cosa succede quando escono dai luoghi di identificazione? Quali attività possono/devono svolgere per evitare di vederli bighellonare ai margini delle città (vero focolaio-di insofferenza e ostilità nella popolazione)? Quanti corsi di italia¬no sono stati istituiti? Invece di perderci in risibili cacce alle streghe proviamo anche noi a dire "ce la faremo". Ad avere un po' di orgoglio e fiducia nelle nostre capacità, senza mendicare ricollocamenti in giro per l'Europa. Discutiamo di come gestire, in una prospettiva di lungo periodo e non emergenziale, i nuovi arrivati invece di cedere alla retorica sovranista brindando alla riduzione degli sbarchi - cioè, evidentemente, dell'invasione".
Piero Ignazi

lunedì 7 agosto 2017

meditazione relativa alla TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE. Don Pietro


1. E’ l’erompere improvviso e breve della gloria divina sul Cristo.

Più che un miracolo è la sospensione del miracolo e cioè la sospensione del nascondimento della gloria di cui il Figlio eternamente gode. E’ anche l’anticipazione della gloria futura della risurrezione

2. Il volto del Cristo diviene come sole sfolgorante:

un simbolo trasparente della sua vittoria sul peccato-tenebra.
Le vesti diventano candide come la neve: l’allusione è alla vittoria del Cristo sulla morte.
Il Trasfigurato, dunque, è il vincitore del peccato e della morte.

3. Accanto a Gesù Mosè ed Elia. Cioè il Mediatore (Mosè) e il restauratore (Elia) dell’Alleanza.

Ora la grandezza dei due è estesa a Gesù.
La loro presenza insinua che Gesù è il vero compimento della Legge e la pienezza della Profezia.
Il loro ritorno  era atteso per i tempi messianici. Dunque con Gesù il tempo atteso è presente.
L’esperienza di Mosè e di Elia è l’esperienza di Dio come potenza e Gloria attraverso lo Spirito. Ora con Gesù Dio è sperimentato come Padre.
I due ad un certo momento scompaiono. Per incontrare Dio occorre loSpirito di Gesù. Legge e profezia, pur preziosissime, non bastano.

4. I discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni

Gli stessi del Getsemani: quasi a volerli preparare allo scandalo del Figlio di Dio travolto dal male e dalla morte…Encomiabile tentativo pedagogico, purtroppo con esito fallimentare,tra l’altro…
Forse Gesù trasfigurandosi vuole indicare loro nella Kenosi, nell’annientamento la via unica e vera della gloria.
Passando da una fede imperfetta ad una compiuta, anche i discepoli vivono una loro trasfigurazione.

5. “Sei giorni dopo”…

La trasfigurazione nel settimo giorno, dunque. Esattamente come l’Eucaristia, la trasfigurazione delle settimana, del tempo…

6. Bellezza e Croce

Nella trasfigurazione dono unite inscindibilmente. La Bellezza increata si manifesta e risplende col massimo fulgore proprio nelle tenebre della Croce. La Croce esprime al massimo la Bellezza. Quella di un Dio che dona la vita a chi gliela toglie…