II DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C 2018
1.
Dio continua a parlarci attraverso profeti
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della periferia e dei deserti del mondo
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con uno stile di vita alternativo a quello del mondo
2.
Com’era G. Battista che
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viveva nel deserto
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vestiva di pelle di cammello
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mangiava miele selvatico e locuste
Egli ci apre al cammino di e con Gesù.
3.
Chi sono i Giovanni Battista di oggi?
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i profeti, i sapienti, i santi… uomini e donne che cercano e fanno esperienza di Verità, Giustizia, Pace
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sono i contestatori non-violenti che non si lasciano omologare alla logica del mondo
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sono i poveri, gli esclusi, i miti, i puri di cuore…
4.
Quali sono le sfide di questo terzo Millennio?
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i sentieri da spianare, le valli da colmare?
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i colli da abbassare, le storture da raddrizzare?
5.
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l’invito della Parola è la conversione persona
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occorre cambiare mentalità e affetti (i pensieri del cuore)
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circa la concezione dell’uomo riconoscendone la (miseria, creaturalità grandezza)
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circa gli altri: riconoscendone la dignità e diversità
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circa il mondo: rispettandone le leggi che lo regolano
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circa i beni: ridistribuendone il possesso
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circa Dio: rispettandone il Mistero e adorandolo in spirito e verità
In una parola: convertirci dagli errori storici, spesso legittimati da una cattiva comprensione della fede, connessi contro la vita, nostra e degli altri esseri viventi.
IMMACOLATA CONCEZIONE 2018
1. No all’idolatria della creatura.
Il messaggio rivelato ha in abominio qualsiasi forma di esaltazione e glorificazione della creatura-uomo.
L’idolatria della creatura è il peccato più grave che si possa commettere e si configura come reato di appropriazione indebita di quell’onore, gloria e potenza che spettano di diritto solo all’Unico, all’Altissimo.
Eppure nel grande racconto biblico non mancano pagine di ammirazione, di elogio, perfino di vera e propria venerazione nei confronti di creature terrene, uomini e donne.
Accade per Abramo, per Mosè, per Elia, per Debora, per Giuditta, per Davide, e nel N. T. per il Battista, per Giuseppe e soprattutto per Maria.
2. L’esaltazione della Vergine-Madre.
La ragione di tanta ammirazione va individuata nel compiacimento pieno e convinto che Dio, il Creatore, ha nei loro confronti. Dio, come fa per ogni creatura che esce dalle sue mani e dal suo cuore, si offre loro nella totalità del suo essere d’amore.
La grandezza di queste creature privilegiate sta nell’essersi lasciati invadere totalmente dall’amore di Dio, senza opporvi resistenza. E così la loro esistenza si svolge in estrema fedeltà al disegno di Dio.
Creature che non si appartengono, ma che si consegnano al loro Signore.
Creature che cercano la loro realizzazione solo dentro la realizzazione del disegno di amore di Dio per la creazione.
Creature, vere immagini di Dio, nel loro cercare costantemente il bene, la verità e la giustizia di Dio.
3. Così è stato per la creatura-Maria di cui oggi celebriamo una particolare prerogativa: il suo essere stata preservata in vista e per grazia proveniente dal Figlio, dalla colpa originale.
Insieme festeggiamo la piena corrispondenza di Maria nella sua vita terrena a tanto amore e a tanta grazia: concepita senza ombra di macchia ha conservato questo immacolato candore durante tutta la sua esistenza.
Le poche ma significative pagine evangeliche che parlano di lei – perché il Vangelo è l’annuncio lieto di Gesù Cristo – trasudano di fede profonda, di preghiera intensa, di umiltà, di carità generosissima verso il prossimo e, soprattutto, di conformità piena, anche se sofferta, e di adesione alla parola di quel Figlio nel quale, con gli occhi della fede, Maria riconosceva la più sconcertante delle presenze di Dio nel tempio della carne umana.
Sul modello-Cristo Maria si è compresa ed ha costruito il suo essere credente nella forma del suo essere donna, sposa e Madre. Perciò Maria ha i titoli per essere riconosciuta come tipo insuperata di credente e di Chiesa e di creatura umana.
4. Credere, vivere, sperare e amare come Maria.
La umanità che è in noi, ferita dalla colpa ma restituita alla sua innocenza dal sangue del Figlio di Maria, aspetta il suo pieno compimento. Una realizzazione impossibile se ricercata sulla strada della insostenibile autonomia da Dio, peggio ancora se prometeicamente inseguita in opposizione a Lui.
L’uomo è un’opera incompiuta, senza Dio. Solo nell’apertura e nell’accoglienza di Dio in Cristo la creatura umana può ritrovare la grandezza perduta. Possiamo essere fedeli alla nostra umanità, nella differenza della sua specifica modalità maschile e femminile, solo se, come Maria, celebriamo le nozze con lo Sposo, con Cristo-Dio.
Anche la nostra risposta cristiana trova in Maria una fecondissima fonte di ispirazione. Perché Maria è discepola assunta a Maestra di fede, speranza e Amore. Credere come Maria è obbedienza cordiale ad una Parola vivificante ma anche esigente. Sperare come Maria è abbandonarsi fiduciosi solo alla promessa del Dio, fedele anche se l’ora dell’adempimento di essa sembra tardare sulle nostre frettolose scadenze.
Amare come Maria significa vivere la vita come qualcosa che ci appartiene solo come dono destinato agli altri e attraverso gli altri, alla gloria di Dio.
Amare è cercare e trovare Dio sulla strada di uomini e donne riconosciuti come fratelli e sorelle, non più estranei o nemici.
Su questa strada possiamo ritessere i brani lacerati di quella veste candida in cui Dio vuole vederci per riconoscere in noi i tratti del Figlio.
E così è concesso anche a noi di recuperare quella innocenza perduta di cui, anche se inconsapevolmente, abbiamo struggente nostalgia, e che ci permetterà di comparire al cospetto del Padre “santi e immacolati” come Cristo e Maria.