1 a) “Se uno mi ama osserverà la mia parola…”
Il rapporto tra noi e Dio è vero ed autentico, solo se vive e respira nell’amore.
Dio ci ha facilitato il compito di amarlo, abbassandosi, facendosi piccolo, prossimo all’uomo, anzi diventando uomo come noi, debole e povero, e amandoci per primo.
- Dio anzi ha fatto ancora di più: in Cristo ci ha insegnato come si fa ad amarlo.
- Gesù infatti è il modello insuperabile dell’amore verso il Padre: un amore fatto di fiducia, abbandono, di confidenza filiale, di intimità profonda, di comunione totale di pensieri, di sentimenti, di volontà.
- Per amore Gesù è stato sempre obbediente e docile verso il Padre realizzando pienamente la sua Parola, tanto da diventare egli stesso Parola vivente di Dio.
Tutto lo spazio della sua esistenza, ogni istante della sua vita, desideri, scelte, progetti…, tutto in Gesù è stato coperto dalla presenza del Padre.
Ora anche per noi
- In quest’amore totale e in questa obbedienza docile si gioca e si verifica tutta la autenticità della nostra fede e quella dell’intera comunità credente.
- L’Amore verso Dio non può esaurirsi, dunque, in qualche nostro slancio emotivo verso di Lui.
- Non è sul piano del solo sentimento che può vivere il nostro rapporto con Dio, ma su quello dell’adesione fedele e convinta alla sua Parola, cioè al Cristo. “Chi mi ama osserverà la mia parola.
- Non basta allora recitare ogni tanto qualche preghiera, lasciare un’elemosina al povero, adempiere formalmente qualche precetto religioso, farsi circoncidere”…
- Ci è chiesto molto di più:
- costruire l’intera nostra esistenza sulla parola di Gesù;
- incarnare questa parola nelle nostre scelte di vita: pensare come penserebbe Gesù, amare e desiderare ciò che lui amerebbe e desidererebbe, rapportarci a noi, agli altri, al mondo come farebbe lui.
- Come Paolo anche noi dovremmo almeno tendere a poter dire:
“Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”
Gal 2,20
Niente di meno è la vita cristiana.
2 b) Allora “… il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”
- In quest’amore di Dio verso chi ama Gesù, il figlio diletto, c’è il fondamento della grandezza di un uomo, per quanto piccolo, fragile e povero egli possa essere.
Afferma S. Leone magno: “Destati, o uomo, e riconosci la dignità della tua natura”.
- L’uomo non è grande e degno di venerazione per quanto riesce a pensare o a produrre, bensì perché in lui Dio è presente con il suo amore, un amore che lo fa essere ed esistere come dimora, come tempio di Dio. Scrive ancora S. Leone:
“Se noi siamo tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi, vale molto di più quello che ciascun credente porta nel suo cuore, di quello che può ammirare nel cielo”.
- “… prenderemo dimora presso di lui”. Dio non ci ama dall’esterno, ovemai ciò fosse possibile, ma, come dice Agostino, “si fa più intimo a noi di noi a noi stessi” “interior intimo meo”.
3) “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.
Il rapporto d’amore dell’uomo con Dio fino all’inabitazione della Trinità nel suo cuore, non è alla portata della creatura.
E’ dono e frutto dello Spirito Santo che, in fedeltà alla promessa del Cristo, il Padre ci ha mandato.
- E’ lo Spirito che “ci insegna ogni cosa”: si intende: ogni cosa che è necessaria per vivere autenticamente come credenti una vita d’amore.
- E’ ancora lo Spirito che “ci fa ricordare tutto ciò che il Cristo ci ha detto. S’intende: ci fa cogliere il senso profondo delle parole di Gesù, facendocene percepire e gustare con gioia il valore.
- E’ lo Spirito Santo a fare del credente un innamorato a farlo vivere cioè in uno stato di amore che anima ogni suo pensiero, ogni sua attività, ogni sua scelta.
Quando questo avviene non solo si compiono alcuni atti di amore, ma l’amore diventa un principio, una sorgente costante di attività di comunione.
Pace
- Il dono dello Spirito diventa anche garanzia di una pace che non può essere turbata come quella del mondo fondata precariamente solo sull’equilibrio del terrore, degli interessi e dei poteri.
La pace dell’innamorato, invece, dipende dall’amore dell’amato e dove quest’amore è fedele, anche la pace diventa imperturbabile. Scrive Paolo ai Romani:
“La (nostra) speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
Rom 5,5
Non rattristarsi
In questa luce si comprende anche perché i discepoli debbono non rattristarsi della Pasqua-partenza di Gesù.
E’ vero che con l’andarsene del Signore inizia una fase di solitudine per i discepoli.
Ma si tratta di un’esperienza provvisoria destinata a lasciar spazio ad un ritorno e a una comunione definitiva.
E’ giusto quindi rallegrarsi del ritorno di Gesù al Padre perché da questo dolore provvisorio nasce “l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”.
(Ef 4,24)