La parabola di
Lazzaro e del ricco epulone ci presenta un’ azione drammatica in tre scene.
Prima scena: viene descritta la situazione
Luca adotta la
tecnica del contrasto e della contrapposizione per presentarci la situazione
dei personaggi della parabola.
Da un lato vediamo le
vesti di porpora e di bisso che indossa il ricco, dall'altro gli stracci laceri
addosso al povero Lazzaro.
Da una parte
assistiamo alle orge quotidiane del ricco,
dall'altra ci viene
descritto lo stato di emarginazione e di inedia in cui versa il povero.
In casa del ricco si
consumano lauti banchetti,
il povero invece è
sprovvisto di tutto, tanto da desiderare le briciole che cadono dalla tavola
del ricco, senza peraltro che nessuno gliele dia.
Da notare che del
povero è menzionato il nome: si chiama Lazzaro. Del ricco, invece, ci
viene fornito solo un nome comune: epulone, cioè crapulone. Veniamo così
a sapere che Dio ricorda e conosce il nome del povero, ma non del ricco. Quelli
che invece sulla terra scrivono la storia registrano solo i nomi dei potenti e
mai dei poveri.
Seconda scena: la situazione iniziale
viene ribaltata
Qui vediamo Lazzaro
in grembo ad Abramo: un’espressione ebraica per
descrivere una condizione di piena beatitudine.
Il ricco invece si
trova in un abisso di tormenti.
Il profeta Amos (8,7)
ha scritto: "Certo non dimenticherò le loro opere ". E
il peccato che il Signore non dimentica è proprio il negare l'aiuto al povero.
Notiamo anche
l'incomunicabilità tra Lazzaro e l’epulone: per colpa dell'egoismo del ricco
questa incomunicabilità terrena continua anche nell'aldilà.
Terza scena: dialogo tra Abramo e il ricco
Come evitare di
cadere nella grave forma di cecità del ricco?
La risposta che Gesù
dà indica nell’ascolto quotidiano della parola di Dio la strada per aprire il cuore ai bisogni del povero.
Non servono forme di religiosità fondate sul miracolismo.
Attualizzazione
1. La
contrapposizione ricchi-poveri non può esaurirsi in un approccio moralistico e
cioè nella semplice condanna dei ricchi e nella promessa ai poveri di
consolazione e di risarcimento nell’altra vita, cioé il famoso contrappasso. Guai
se tutto restasse come prima!
Il significato della
parabola è profetico: contiene l'invito a pronunciare un giudizio sulla
malvagità del mondo e invita ad un impegno attivo contro tale malvagità.
2. Non c'è dubbio che
il giudizio da dare su questo mondo che gozzoviglia sulla carne martoriata dei
dannati della terra dev’essere di decisa
condanna, senza se e senza ma.
Non erano queste le
aspettative di Dio quando ha creato l'umanità. Quello che egli sognava non era
un mondo nel quale pochi avessero molto e molti avessero poco, o niente.
Nel disegno di Dio i
beni della terra sono destinati a tutti gli uomini. Se questo mondo continuerà
a reggersi sull'appropriazione di pochi, furbi e violenti, e sulla morte per
fame di moltitudini immense, la rovina, accelerata dalla collera dei poveri, di
cui già si intravedono le prime avvisaglie, sarà totale.
La necessità morale è
ormai diventata una necessità storica.
Il mondo cristiano ha
delle grandi complicità con il mondo dei ricchi in mezzo a cui vive e che deve
sciogliere. L'80 % delle risorse della terra sono accaparrate dal 20% dei suoi
abitanti, residenti quasi tutti al Nord del pianeta. Viceversa, l’80% dei
poveri deve contentarsi solo del 20% delle risorse.
Cosa
possiamo fare?
1. La via risolutiva
non è solo0 l'elemosina, ma un cuore liberato dall'avidità, aperto alla
condivisione e guidato dall'amore verso gli esclusi nell'uso dei beni. La
solidarietà deve accompagnarsi prima di tutto alla giustizia.
2. Poi, naturalmente,
occorrono delle mediazioni.
Bisogna varare
politiche che abbiano come obiettivo non l'interesse di pochi ma quello
dell'intera umanità.
Gli economisti dal
canto loro debbono indicare un Nuovo Ordine Economico Internazionale
(NOEI) in cui lo scambio tra Nord e Sud del pianeta non sia, come tuttora è,
ineguale e profondamente ingiusto e dove gli strumenti finanziari (Banca
mondiale, Fondo monetario internazionale, Organizzazione mondiale del
commercio, ecc…) siano profondamente riformati essendo tuttora al servizio solo
ed esclusivamente dei poteri economici forti dell'Occidente.
Anche a livello
culturale occorre una nuova comprensione dell'uomo, una comprensione che
privilegi l'essere sull’avere, la solidarietà sull’individualismo, lo sviluppo
compatibile sulla distruzione dell’ambiente, il dialogo tra le culture e non il
conflitto…
Infine anche la teologia può e
deve svolgere il suo servizio attraverso il rilancio della profezia
(giudizio-condanna-annuncio-servizio al mondo) e con l'invito ai credenti
perché diano una testimonianza credibile che in qualche modo anticipi il mondo
nuovo che Cristo ha già inaugurato con la sua morte-resurrezione-dono dello Spirito.