Le Beatitudini indicano che la predilezione di Dio è per gli uomini dove il non valore si esprime visibilmente.
2. Chi sono i poveri, gli afflitti, gli affamati… proclamati beati?
Non quelli che hanno il cuore distaccato dalle ricchezze, cioè i poveri in spirito.
Sono quelli che si trovano in una oggettiva situazione di indigenza, come i ciechi, i sordomuti, gli zoppi... che non possono esserlo in spirito, ma lo sono e basta!
A queste persone umanamente squalificate dal punto di vista fisico e/o sociale, Dio destina il suo regno.
Sono quelle che non hanno nulla da aspettarsi dalla vita, quelle che sono state tradite dalla vita.
3. Qual è il motivo di questa scelta da parte di Dio?
Non c'è nessun perché, se non quello che Dio sceglie così.
L’amore di Dio, che è gratuito verso tutti, nella scelta dei poveri realizza ed esprime il massimo della gratuità.
Infatti nei poveri non c'è nulla che attragga lo sguardo di Dio.
Questa scelta di Dio verso i poveri nasce solo da quell'anima di amore che la informa e la determina.
Dio sceglie i poveri perché li ama: basta questo.
Dio sceglie i poveri perché sia chiaro che il suo venire all'uomo ha come unico motivo la gratuità del suo amore.
Non c'è nulla dell'uomo di cui l'uomo possa farsi bello e dire a Dio: "guardami".
4. La conferma nella Scrittura
Questa gratuità della scelta di Dio ha per oggetto costante i piccoli.
L'attenzione di Dio non è attirata dall'innocenza, dalla semplicità, dall'abbandono, dalla fiducia del bambino.
Gesù li predilige non perché abbiano qualcosa di interessante. Nel contesto sociale dell'epoca essi avevano piuttosto una connotazione negativa: erano considerati immaturi, istintivi, vittime dello spontaneismo.
Gesù li ama proprio perché in essi non c'è nulla che possa attirare l'attenzione,
li ama cioè gratuitamente.
Lo stesso dicasi per i pescatori dove la gratuità dell'amore è massima.
Dio sceglie peccatori e prostitute non perché siano migliori delle persone perbene, non perché in essi vi sia una qualche dote arcana che lo attiri, ma esattamente perché sono una vergogna. Ad essi Dio dona il suo amore.
Questa è lo scandalo del Vangelo e la sua buona notizia.
5. Una salvezza automatica per i poveri?
Basta, dunque, essere povero, peccatore per essere salvo?
La condotta personale non c'entra per niente?
Non è così, evidentemente.
La legge fondamentale dell'alleanza che salva è il rapporto tra la libertà di Dio che per primo ama e la libertà dell'uomo che risponde consentendo a quel amore.
Dio offre a chi è in condizioni di povertà il regno.
Il povero può accettarlo o rifiutarlo.
Se lo accetta, il povero accetta anche la propria povertà perché essa è stata fatta oggetto dell'amore gratuito di Dio.
E allora il povero diventa povero in spirito.
E questo è appunto il frutto e il segno della salvezza, dell'ingresso nel regno.
E la povertà, da condizione negativa, diventa positiva, proprio perché Dio offre il suo regno a chi è povero.
Allora: beati i poveri perché Dio li sceglie e poiché Dio li sceglie essi possono capire ciò che i ricchi non capiscono.
6. Chi non è povero è escluso dal regno?
La salvezza in Cristo è offerta a tutti.
Non ci sono giusti: tutti sono pescatori.
Il peccato per Gesù è una malattia, una risorgenza del caos, della minaccia all’esistenza dell'uomo.
L’esistenza dell'uomo è fondamentalmente insicura, non a casa sua, fuori di sé, alienata.
La malattia (paralisi, povertà, cecità) sono solo emergenze in superficie di un male, d'una miseria che è la stessa condizione umana nel mondo.
A questo malato Dio dona il regno.
Le Beatitudini oltre che segno della gratuità dell’amore di Dio, servono a far prendere coscienza all'uomo della sua povertà radicale.
Quando questa povertà affiora nella malattia o povertà, l'uomo che ne è colpito non è un disgraziato, ma è doppiamente beato: perché il regno che è destinato a tutti, in quanto tutti sono poveri, è particolarmente destinato a lui in quella situazione.
E chi non si trova in questa condizione, chi è ricco?
Il Vangelo esorta a disfarsi delle ricchezze: o donandole ai poveri, o rinunciando ad esse per andare dietro il Signore Gesù.