Essere cristiano vuol dire diventare una persona libera, assumere il peso, il rischio e la gioia della libertà.
Il movimento di Gesù ed il cristianesimo apostolico sono stati grandi esperienze di liberazione.
La libertà è parola fortemente evocativa:
• si intreccia da sempre con la storia dell’uomo
• da innumerevoli uomini è stata preferita alla vita
• è da tutti desiderata, ma non tutti sanno portarne la responsabilità e i difficili doveri che ne discendono.
L’uomo non può vivere senza libertà, ma non sa vivere con la libertà, non la sa conservare e crescere insieme ad essa. L’uomo ama la libertà, ma è inadeguato ad essa. E forse l’uomo, mentre l’ama, ne ha paura. Per questo, forse, di libertà vera ce ne è poca nel nostro mondo. E noi ci chiediamo: dov’è un uomo veramente libero? Dov’è una società libera? Una chiesa libera?
2. Interroghiamo la Parola di Dio.
a) Questa ci dice innanzitutto che la libertà non è qualcosa di scontato, di dato una volta per sempre, ma è qualcosa che ci interpella e verso cui dobbiamo tendere.
La libertà, cioè, è una vocazione, una domanda che mi provoca e interpella.
Dunque, se così è, io non sono automaticamente libero, anche se vivo in una società dove posso comprare molte libertà a buon mercato che, però, proprio per il loro basso prezzo, sono scadenti.
Allora, mentre tutti mi dicono: tu sei libero, la Parola di Dio, più cauta, mi dice: Tu sei chiamato alla libertà, non sei ancora pienamente libero.
• la libertà è davanti a te, non ancora in te.
• la libertà ti è promessa, non ti è data in eredità
• la libertà non è un avere, è un diventare.
Sei chiamato, dunque, alla libertà.
E Chi ti chiama alla libertà? Dio, dice la Bibbia.
Ed anche questo ci sorprende: perché abitualmente Dio è considerato il limite della libertà dell’uomo, non la sorgente.
E, invece, Dio ama la nostra libertà molto più di quanto non l’amiamo noi.
Dio è libero e desidera che aderiamo a Lui come persone libere.
Dio non ci forza alla libertà, ci chiama: il suo non è un comando, ma un appello, un invito, per quanto pressante sia.
Non sembra che questo appello risuoni molto nella comunità ecclesiale dove piuttosto sembra che regni l’appello all’ordine, e dove pare la libertà sia in sospetto e se ne ha paura.
Altrimenti perché si evidenziano tanto frequentemente i rischi alla libertà e quasi mai i suoi benefici?
E’ proprio così pericolosa la libertà?
Si deve aver paura della libertà o della sua mancanza?
b) Ancora la Parola di Dio, attraverso Paolo ci dice: “Badate che la libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne”.
Questa espressione ci esorta a fare spazio e utilizzare concretamente la libertà non solo a lodarla e a rivendicarla, a praticarla e non solo ad esaltarla.
Ma come usare la libertà?
Non in modo da dare spazio alla carne, dice Paolo.
Ora dare spazio alla carne significa togliere spazio alla croce di Cristo.
Il retto uso della libertà non dà spazio alla carne, ma alla croce di Cristo.
Si pensi, ad esempio, alla comunicazione, sia a quella ecclesiale che a quella interpersonale. Ebbene, molte volte nel dialogo si evita la croce della verità e si preferisce la falsa pace della mezza verità.
Ma tacendo la verità dell’evangelo si attenta anche alla libertà perché è “la verità che vi farà liberi” (Gv 8,32).
Si pensi, anche, all’uso della libertà nel rapporto della Chiesa con le potenze e i potenti del mondo.
Queste e questi non sopportano una Chiesa “libera” nei loro confronti, una Chiesa che profeticamente denuncia le deviazioni e gli abusi nelle concezioni e nelle pratiche del potere.
La Chiesa non sempre sceglie la croce della denuncia profetica, ma è tentata dalla carne dei compromessi e degli accordi mondani.
c) S. Paolo ancora ci dice:
“mediante la carità siate al servizio gli uni degli altri”.
Paolo, cioè, vuol dirci che il servizio è la più alta realizzazione della libertà e che l’amore è l’humus da cui nasce la libertà.
“al servizio gli uni degli altri”: viene qui espressa la sostanziale reciprocità della libertà cristiana.
La libertà è reale soltanto quando è garantita a tutti ed è uguale per tutti.
• Io non sono libero, se tu non lo sei.
Se la mia libertà comporta la tua schiavitù, essa non è legittima.
Se io sono più libero di te, la mia libertà è ambigua e discutibile.
O siamo tutti uguali nella libertà, o non siamo veramente liberi.
• Paolo parla del servizio reciproco, del servizio dell’altro come servizio per la sua libertà.
Questo, allora, vuol dire concretamente:
- uomini che non temono la libertà delle donne, ma si mettono al suo servizio
- genitori che non temono la libertà dei figli, ma si mettono al suo servizio
- insegnanti che non temono la libertà degli studenti, ma si mettono al suo servizio
- imprenditori che non temono la libertà dei prestatori d’opera, ma si mettono al suo servizio
- Centri ecclesiali che non temono la libertà delle comunità locali, ma si mettono al suo servizio.
Il servizio più alto che si possa rendere all’altro è mettersi al servizio della sua libertà.
Siamo chiamati a servire la libertà degli altri.
Non godere egoisticamente della propria libertà, ma viverla come servizio da rendere alla libertà altrui.
Ogni uomo è chiamato alla libertà e la libertà è perfetta solo quando nessuno ne rimane escluso.