La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

sabato 27 luglio 2019

Riflessione al Vangelo della XVII domenica. Don Pietro

LA PREGHIERA

1. Le difficoltà della preghiera “vera”.
per una falsa teologia troppo lontana dalla vita
per una cultura razionalistica, tecnicistica, utilitaristica
per una mentalità efficientista e pragmatica. Occorre  Cambiare modello culturale e passare  dal fare, dare all’accoglienza, all’attesa, all’ascolto, allo stupore.

2. La preghiera autentica dà serenità e gioia.
gioia per la protezione della Paternità di Dio
gioia per la tenerezza della Maternità di Dio
gioia per la solidarietà,l’ intimità della Fraternità di Gesù.

3. La preghiera di domanda.
spesso senza esaurimento, nonostante promesse
non solo perché non sappiamo pregare.
Gesù ci aveva detto: Cercate prima il Regno… e poi chiedete anche il pane.
Il Regno e il Pane insieme
Non chiedere  piccoli favori personali ma chiedere ciò che Dio vuol darci e darGli ciò che Lui ci chiede.

4. Il “Padre nostro”.
Ci sono domande vere ( richiesta di Pane e perdono)
E domande fittizie (il Regno: viene!  La Volontà di Dio comunque si fa!)
E’  un bell’esempio di preghiera gratuita:
esprime la nostra adesione al Regno, non le  nostre richieste
ci dispone ad accogliere il Regno e la  Volontà di Dio, sempre.
Occorre fidarsi di Dio e accettare la vita intera come risposta alle nostre richieste.

5. Preghiera e vita.
Pregando non dobbiamo  prescindere da tempi, luoghi, situazioni interiori ed esteriori in cui veniamo a trovarci. Esempio . di buon mattino pregare  con sorpresa per la luce che da alla  preghiera di freschezza, novità, iniziativa.
Di sera: una preghiera intrisa di senso della  conclusione, non  di fine, come per l’ autunno.
Di notte:  sentirla come grembo per una nuova  alba, come l’inverno con la promessa di primavera come  la donna incinta di nuova vita.
Nella preghiera devono entrare tutti i sentimenti: gioia, dolore, speranza, grido, esultanza…
tutti i registri corporei.
La Vita è il grande sacramento.
Il lavoro come preghiera, non la  ciliegina su esso.
Alcuni esempi
facendo le pulizie  è come immergersi nella  riscoperta delle cose
potare è  sentire  la linfa e vedere già le gemme
curare l’orto è come  ricreare in una  terra peccato l’ armonia dell’Eden
L’impiegato dell’ anagrafe:  deve vedere dietro le carte una  persona viva
Il postino sentire che porta  nel  borsone  amore, gioia, lutto, speranza.
Ogni mestiere offre stupende opportunità di preghiere  meravigliose.
In ogni mestiere si nasconde una  grande sapienza e una  presenza misteriosa di Dio

Qualche precisazione  sulla PREGHIERA

1. Non si prega “un” Dio, ma si  prega “in “ Dio.
Consapevoli che  siamo stati resi figli nel Figlio dallo Spirito
Non preghiamo  davanti a Dio, ma nel suo mistero, nelle relazioni divine per potergli dire “Abba”, Padre

2. Ogni preghiera deve essere strutturata  su tre grandi relazioni.

A)   -    relazione col Padre che eternamente ama
- Allora pregare è lasciarsi amare da Dio Padre
- pregare è orientare se stessi e la realtà a Dio: “Chi prega ha in mano il timone del mondo”. (G. Crisostomo)

B)   -    relazione col Figlio, in comunione-imitazione di lui
- Allora pregare è rivivere l’esperienza di morte e risurrezione
- Perciò occorre vivere  tempi di aridità, notte e oscurità, ma anche  l’esperienza della potenza della risurrezione
- Pregare con il Figlio è pregare con la Chiesa, suo corpo crocifisso.

C)   -  relazione pregare nello Spirito che è vincolo di carità, estasi-esodo  di Dio
- Qui pregare è  aprirsi all’altro da sé: alla novità di Dio, al futuro della sua promessa
   
   
3. Occorre intendere e vivere la Preghiera come:
alimento alla  speranza e rinnovamento dell’esistenza
per incominciare ogni giorno a credere
per consegnarsi al mistero dei TRE che sono UNO
per aprirsi allo stupore e alla meraviglia
per accettarsi, accettare gli altri e sopportare il mondo
per vincere la nostra insopportabile solitudine.
4. Il Padre nostro è:
il modello più perfettodi preghiera. E’ il  “Sommario dell’ evangelo” (Tertulliano)
infonde fiducia, affetto, familiarità, confidenza
Unisce Dio all’uomo come  partners interdipendenti.
L’Uomo chiede a Dio pane e perdono, forza per vivere.
Dio chiede all’uomo di santificare il suo Nome, di attendere il Regno, di fare la sua Volontà.
Dio e l’uomo : Due mendicanti, reciprocamente bisognosi.
Anche il perdono è reciproco.
Dio e pane sempre  insieme.

                                                 

venerdì 19 luglio 2019

Lettura del Vangelo di questa Domenica XVI, l’ incontro di GESU’ con MARTA E MARIA. Don Pietro

1.La tradizione occidentale vede nelle due sorelle:

Maria come modello vita contemplativa

Marta invece come modello della  vita attiva
Cioè:
Maria, come modello dell’ ascolto tranquillo della Parola di Dio
Marta invece come modello incessante di preoccupazioni e necessità quotidiane del corpo.
La stessa tradizione ha considerato:
la vita contemplativa superiore perché più essenziale e spirituale
la vita pratica-attiva inferiore, subordinata, anche se necessaria.
Ora questa inferiorità di Marta
  • non è legittimata da testo evangelico
  • ma è conseguenza della contaminazione del pensiero greco sull’ Evangelo.
Per pensiero greco:
  • la teoria è superiore
  • il lavoro intellettuale è migliore di quello manuale.
Per Meister Eckart ( mistico tedesco del 1300).

Maria:

    •  È ancora immatura, è solo ai primi passi del cammino spirituale
    • È ancora in fase di apprendimento
    • È  bisognosa di concentrazione per assorbire le lezioni del Maestro
Marta:
  • È molto vicina a ciò che è necessario:
  • Sa operare alla presenza del Signore.
Occorre

Primo:  riscoprire il  valore di Marta

Poi: unire insieme Maria e Marta.
Per scoprire il  valore di fede di Marta, leggere Gv 11 (Lazzaro):
abbiamo qui una  straordinaria professione di fede di Marta: Tu sei Figlio di Dio venuto in mondo
Inoltre vediamo la  forza e la consapevolezza di Marta: discute, litiga, rimprovera Gesù come Giobbe.
Infine: occorre tenere insieme Marta e Maria, contemplazione e azione, sogno e agire.
La Chiesa e il mondo hanno bisogno di entrambe.
S. Teresa d’Avila: diceva:
“Credetemi: Marta e Maria devono stare insieme per poter ospitare il Signore e per poterlo sempre tenere presso di loro, altrimenti sarà ospitato male e resterà senza mangiare.
Come avrebbe potuto Maria, che sedeva sempre ai suoi piedi, dargli qualcosa da mangiare, se la sorella non fosse accorsa in aiuto?
Ma il cibo del Signore è che noi raccogliamo in ogni modo anime, affinché siano salvate e lo lodino in eterno”.
Quindi:
solo le due sorelle insieme possono ospitare il Signore, in modo che possa avere una dimora nel mondo.
Oggi nel nostro mondo c’è grande bisogno e desiderio di
·         spiritualità
·         meditazione
·         contemplazione mistica.
Però molti, disincantati e delusi, si rifugiano in false spiritualità.
E’ la tentazione di Maria
  • restare sempre a scuola
  • non sporcarsi mai le mani.
C’è anche la tentazione di Marta
  • efficienza
  • attivismo senz’anima, senza collegamento con Dio.
Riunire azione e preghiera.

La preghiera è la più grande azione.

L’azione può essere preghiera.
La parola di Gesù a Marta:
  • non un rimprovero ma un affrancamento della donna dal suo tradizionale ruolo, contrabbandato come destino e vocazione, di addetta solo alla conservazione materiale della vita.
apre anche alla donna il diritto allo studio e alla riflessione sulla Parola di Dio.  

mercoledì 17 luglio 2019

Un viaggiatore fedele

G,utta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo.. La ricordo tra le prime frasi latine man­date a memoria. Leggendola in chiave positiva, essa mostra la forza di un'azione quando è fe­delmente ripetuta nel tempo, come una goccia d'acqua capace di perforare la roccia non con l'irruenza, ma semplicemente continuando a ca­dere. È come nutrire una pianta: non serve un flusso abbondante ed estemporaneo d'acqua, ne basta una quantità minima e regolare.
Le cronache spesso usano l'aggettivo "se­riale" in riferimento ai protagonisti di efferati crimini. Esiste anche una versione sana della se­rialità: è la fedeltà dell'amore che sa "stare sul pezzo" con gesti che si ripetono, ma in maniera sempre nuova, attraversati dalla costante pas­sione per l'altro, percepito come sempre nuovo.
Mi ha molto colpito la vicenda divenuta vi­rale di Romano, un anziano di Consuma, in To­scana. A 84 anni accompagna ogni giorno in macchina alla scuola elementare del paese vicino Jaffer, un bambino ipovedente di origine mace­done. Il papà taglialegna deve lavorare, la mamma è senza patente. Sul pulmino della scuola servirebbe un assistente che non c'è. Ro­mano si è trasformato   nel suo assistente: dodici chilometri di tornanti, altrettanti a tornare, due volte al giorno. Per tutti e nove i mesi dici'  Scuola.
Con un sogno nei cuore: che .Jaffer un giorno possa riacquistare la vista e riconoscere gli amici e il suo compagno di viaggio non solo al tatto delle dita, ma guardandoli negli occhi.
Nell'ora dell'apparente apatia dilagante, una storia - tra le tante possibili - che ha com­mosso l'Italia, restituendo forza generativa al­l'amore disinteressato e fecondo, che porta be­neficio anzitutto a chi lo compie. Nel cuore dell'Appennino, a trovare ragioni di vita sono in due. E il primo non c Jaffer, ma   Romano. An­che se, per sua  stessa ammissione ormai vec­chio e sordo

Un esempio di fedeltà cristallina. Non a dettami etici, ma alla bellezza dell'essere umano. È interessante constatare che nei profondo di ogni uomo abita la chiamata all'amore per l'altro e in particolare il più debole. A muoverci non è un generico senso di solidarietà, ma la perce­zione che nella gratuità ritroviamo noi stessi e la gioia di appartenere ad una fraternità.


lunedì 15 luglio 2019

LA CONVIVIALITA'

L'uomo non vive soltanto di beni e di servizi, ma della libertà di modellare gli oggetti che gli stanno attorno, di conformarli al suo gusto, di servirsene con gli altri e per gli atri. Nei paesi ricchi, i carcerati dispongono spesso di beni e servizi in quantità maggiore delle loro famiglie, ma non hanno voce in capitolo riguardo al come le cose sono fatte, né diritto di interloquire sull'uso che se ne fa: degradati al rango di consumatori-utenti allo stato puro, sono privi di convivialità. Intendo per convivialità il contrario della produttività industriale. Ognuno di noi si definisce nel rapporto con gli altri e con l'ambiente e per la struttura di fondo degli strumenti che utilizza. Questi strumenti si possono ordinare in una serie continua avente a un estremo lo strumento dominante e all'estremo opposto lo strumento conviviale: il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione della carenza alla spontaneità del dono. II rapporto industriale è riflesso con¬dizionato, risposta stereotipa dell'individuo ai messaggi emessi da un altro utente, che egli non conoscerà mai, o da un ambiente artificiale, che mai comprenderà; il rapporto conviviale, sempre nuovo, è opera di persone che partecipano alla creazione della vita sociale. Passare dalla produttività alla convivialità significa sostituire a un valore tecnico un valore etico, a un valore materializzato un valore realizzato. La convivialità è la libertà individuale realizzata nel rapporto di produzione in seno a una società dotata di strumenti efficaci. Quando una società, qualunque essa sia, reprime la convivialità al di sotto di un certo livello, diventa preda della carenza; infatti nessuna ipertrofia della produttività riuscirà mai a soddisfare i bisogni creati e moltiplicati a gara. (Ivan Illich, La convivialità).

venerdì 12 luglio 2019

Vangelo della XV Domenica del tempo ordinario: “Il Samaritano”. Don Pietro

“fu mosso a compassione”
- quando il  cuore si “muove a compassione?”:
- quando si scopre la dignità umana propria e altrui (carità e verità)
- io non sono pienamente uomo se non amo
- senza un’intensa esperienza sul valore dell’uomo e delle cose, il cuore resta “arido”
- ma per accettare il valore dell’uomo occorre un Assoluto, una pienezza di verità, di bellezza, bontà come guida e riferimento della nostra vita.
- Gesù ha collegato l’amore del prossimo con l’amore di Dio: “il comandamento più grande” (Cfr. V. T. Deut. 6,4-5; Lev. 19,17-18)
- Gesù ha, inoltre, aggiunto che “prossimo” si diventa colmando le distanze (naturali o umane, razza, religione) che ci separano dagli altri
- Gli esempi di amore concreti Gesù ce li indica nel discorso della montagna (Mt capp. 5-6-7; Gv. 13,34-35)
- Ma l’esempio fondamentale è la vita stessa di Gesù
In sintesi
- l’amore del prossimo si fonda nell’amore di Dio: prospettiva teologica
- il prossimo è ogni uomo: prospettiva antropologica
- i discepoli devono amare come Gesù ha amato: prospettiva cristologia
- l’amore dei discepoli dentro la comunità diventa profezia per il mondo: prospettiva ecclesiologica
- l’unità tra Padre e Figlio è fondamento e modello dell’unità dei discepoli: prospettiva trinitaria

I gesti concreti della carità
“versò olio e vino sulle ferite”
i gesti concreti che esprimono la carità:
- versa olio e vino
- fascia le ferite
- trasporto sul cavallo
- affidamento al locandiere
- paga e si impegna a rifondere
Quali gesti oggi ci sono richiesti?
- vivere la carità all’interno della comunità cristiana e della chiesa
- rapporti nuovi (Cor. 13: II strofa – unità)
- alimento: Parola ed Eucaristia
- impegnarsi personalmente
- solidarietà finanziaria (elemosina)
- attenzione e partenza dagli ultimi (la povertà va eliminata, ma, insieme, va vissuta con amore, da tutti)
- animazione sociale: riproporre più che organizzazioni alternative valori alternativi… es:
- nella vita economica: via nuova (valori!) tra il profitto e la lotta di classe
- nel mondo dell’handicap: tra esclusioni e socializzazione forzata, accettare il disabile per quello che è
- Per gli anziani: tra l’esclusione dell’efficientismo e i “restauri” forzati, scoprire i valori e i limiti della vecchiaia
Come impegno politico:
- essere critici verso la politicizzazione di tutto
- stabilire un corretto rapporto tra ambiti civili ed ecclesiali
- denunciare le ingiustizie
- proporre valori antichi e nuovi nella gestione politica

“Quello che spenderai in più lo pagherò al mio ritorno”
- l’intervento della carità non si esaurisce mai: i bisogni possono essere sempre nuovi.