La libertà chiama in gioco la nostra responsabilità, verso le altre persone.(L. Ciotti)

venerdì 10 marzo 2017

Riflessione sulla Seconda domenica di Quaresima. Don Pietro

Per Chi ha piacere di condividerla, ecco una mia riflessione sulla Seconda domenica di Quaresima. don Pietro

La trasfigurazione

1. La situazione dei discepoli

Un evento, qualsiasi evento, l'uomo lo vive attraverso il filtro della situazione esistenziale che sta attraversando.
Per comprendere, allora, non superficialmente, la Trasfigurazione dobbiamo calarci nello stato d'animo dei tre protagonisti umani di essa, Pietro, Giacomo e Giovanni.
Anche noi, probabilmente, possiamo riconoscerci nel momento particolare della loro biografia quando accade e li sorprende la Trasfigurazione.
L'orizzonte è quello del rapporto dell'uomo col divino, la crisi delle ragionevoli aspettative umane e la sorpresa per l'inimmaginabile prospettiva di Dio.
Pietro, Giacomo e Giovanni, come tutti gli altri, avevano seguito con entusiasmo Gesù, si erano entusiasmati a vedere i suoi grandiosi miracoli e ora fremevano per la costituzione del suo Regno.
Con la rivolazione dietro l'angolo, ormai la conquista trionfale di Gerusalemme e la presa del Palazzo d'inverno sembravano cosa fatta.
Ma ecco che Gesù incomincia a fare strani discorsi: parla di rifiuto, di sofferenze, di annientamento, di morte. Certo, anche di risurrezione... ma l'annuncio di una vittoria attraverso la sconfitta non li convince, è troppo lontana dalle loro attese, prezzo troppo alto che non sono disposti a pagare. E all'euforia è succeduta la paura, la disullusione, il crollo delle speranze.

2. Un sostegno alla fede dei discepoli

Gesù comprende che in quello stato d’animo i discepoli non avrebbero retto allo scandalo della crocifissione e morte  ed ecco la Trasfigurazione: la manifestazione anticipata della gloria del Risorto, quasi a convincere i discepoli che l'uomo dei dolori altri non sarebbe stato che quello stesso che ora sul monte si manifestava nella gloria.

3. Elementi teologici della trasfigurazione

Ogni particolare contiene un messaggio teologico:

  • la montagna:
Gesù l'ama per la solitudine e la preghiera. È il luogo preferito da Dio per le teofanie, come nel caso di Abramo, di Mosè e di Elia.

  • la luce sul volto di Gesù e le vespe candide:
l’inesprimibile è detto con i simboli della luce e delle vesti candide.
La luce non è riflessa sul volto di Gesù, come fu per Mosè, ma è irradiata direttamente da lui.
La luce è simbolo della vittoria sul peccato, simboleggiato a sua volta  dalle tenebre.
Le vesti candide, nell'Apocalisse, sono rese tali dal sangue versato nel martirio, e sono simbolo dei risorti e dei viventi per sempre, dei giusti accolti presso Dio.
Se la luce è il simbolo della vittoria sul peccato, le vesti candide sono simbolo della vittoria sulla morte.

  • Mosè ed Elia:
Erano attesi negli ultimi tempi: dunque con Gesù si inaugurano i tempi ultimi e definitivi. Dio in Cristo stabilisce la sua tenda fra gli uomini.
Mosè ed Elia hanno fatto entrambi un'esperienza unica di Dio:
Mosè ha sentito la maestosità terribile e affascinante di Dio.
Elia ha sentito vibrare Dio nella leggerezza del vento. Ora Gesù trascende entrambi nell'esperienza della paternità di Dio e della sua figliolanza nello Spirito.
Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, hanno preparato e annunciato l'Unto del Signore. Ma ora bisogna oltrepassarli e ricevere la testimonianza che al Figlio rendono nella Pasqua il Padre e lo Spirito.

  • Facciamo tre tende:
Pietro crede di essere già alla meta. Non comprende che deve ancora entrare nella Nube dello Spirito per esserne trasformato e fare la vera esperienza di Cristo.
Etica e profezia non bastano, occorre il battesimo nello Spirito.
Questa nube, se è segno della gloria di Dio, cioè della sua abitazione fra gli uomini, è anche rinvio al deserto, cioè ad un cammino lungo e faticoso: la meta, la terra promessa è ancora molto lontana.

  • Questi è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo:
Parole simili a quelle del Battesimo di Gesù, quasi a dire che ora viene comunicato anche ai discepoli il carattere proprio della messianicità di Gesù. Questo è il battesimo dei Discepoli.
La parola "figlio" conferma che Gesù è il Messia. I termini "prediletto e compiaciuto" evocano la figura del Servo e quella di Isacco e alludono alla perdita di Gesù nella morte come via ineludibile per giungere alla vera salvezza, alla gloria.

  • Ascoltatelo:
A Gesù è conferita l'autorità di indicare ai discepoli quale dev'essere la via storica alla salvezza e cioè la via della croce..
Pietro, invece, pensava che la salvezza fosse il trasferimento immediato e indolore della vicenda umana nel mondo della gloria.

  • Caddero con la faccia terra:
Nella Bibbia è l'atteggiamento consueto di chi si dispone ad ascoltare una chiamata di Dio. Non è ancora precisato il contenuto della chiamata. Per ora consiste solo nel seguire Gesù.

4. Il significato dellaTrasfigurazione per noi

Il piano salvifico di Dio per l'uomo non prevede una liberazione in forma di depenalizzazione, di sanatoria a mo' di colpo di spugna, bensì una redenzione che non aggira il male, ma lo affronta, lo assume per trasformarlo in bene.
Gesù, in obbedienza, rinuncia servirsi della sua potenza per liberarsi dalla croce. La Gloria è preceduta dall'annientamento, la vita nascerà dal travaglio della croce.
Questa legge vale anche per il discepolo, per noi.
Il futuro della gloria è certo, ma rimane futuro. Nel presente c'è una strada lunga e faticosa da percorrere.
Tocca anche  vivere come Gesù, fino in fondo, l'esperienza del servizio ubbidiente. Senza esoneri e scappatoie miracolistiche.
La salita a Dio è una Via Crucis. La decisione per la causa degli uomini, in quanto causa di Dio, porta con sé sofferenza e morte.
Non dobbiamo vergognarci delle sofferenze di Gesù e prendere su di noi la sua croce: questo è il presupposto per capire e partecipare alla sua Gloria.
Non è solo vero che noi seguiamo Dio in Gesù. È vero anche il contrario: in Gesù Dio si inserisce nella nostra storia umana di sofferenza e si identifica con la sofferenza di tutta l'umanità.

Nel racconto della Trasfigurazione si tratta anche della trasfigurazione della sofferenza umana in un regno dove tutte le lacrime saranno asciugate, dimenticate e dove sono indossate solo vesti rese bianche dalla sofferenza

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